Una lunga conversazione telefonica tra il presidente Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping, durata quasi un’ora e mezza, segna un primo passo verso il riavvicinamento tra le due superpotenze, dopo mesi di tensioni commerciali.
La telefonata, definita da Trump “molto positiva”, si è conclusa con inviti reciproci: Xi ha invitato il capo della Casa Bianca e la first lady a visitare la Cina, mentre Trump ha esteso un analogo invito al leader cinese per venire a Washington.
“Ho appena concluso un’ottima telefonata con il presidente cinese Xi Jinping, durante la quale abbiamo discusso alcuni dettagli del nostro accordo commerciale recentemente concluso e concordato. La telefonata si è conclusa in modo molto positivo per entrambi i Paesi,” ha dichiarato Trump. “I nostri team si incontreranno a breve in una location ancora da determinare – ha aggiunto – saremo rappresentati dal Segretario al Tesoro Scott Bessent, il Segretario al Commercio Howard Lutnick e il nostro Rappresentante per il Commercio Jamieson Greer.”
Parlando poi alla stampa nello Studio Ovale accanto al cancelliere tedesco Friedrich Merz, in visita ufficiale, Trump ha confermato che il colloquio con il presidente cinese si è concentrato “quasi esclusivamente sul commercio”. Il capo della Casa Bianca ha poi pubblicato un post sul suo social Truth, in cui ha sottolineato le “notevoli complessità” legate a un possibile accordo commerciale, facendo esplicito riferimento al nodo delle terre rare e dei minerali critici, uno dei punti più controversi dei negoziati.
“Non dovrebbero più esserci dubbi sulla complessità dei prodotti derivati dalle terre rare,” ha scritto Trump. Il presidente ha inoltre precisato che non sono stati affrontati altri dossier internazionali come Russia-Ucraina o Iran, lasciando intendere la volontà di concentrare l’incontro su temi economici.
Secondo quanto riportato dai media cinesi, l’apertura diplomatica arriva in un momento di contrazione dell’interscambio bilaterale. Le importazioni cinesi di beni statunitensi, infatti, sono calate del 16,3% ad aprile rispetto a marzo, mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti hanno registrato un modesto aumento del 3%. Un andamento influenzato dal picco di ordini nelle settimane precedenti all’entrata in vigore dei dazi, fissata per il 2 aprile.
La telefonata fa seguito all’accordo raggiunto lo scorso mese per una riduzione temporanea delle tariffe punitive imposte da entrambe le parti. Gli Stati Uniti avevano alzato i dazi su numerosi prodotti cinesi fino al 145%, mentre la Cina aveva risposto con aumenti fino al 125%. L’intesa di tregua ha previsto una sospensione per 90 giorni, con una rimodulazione delle tariffe tra il 40% e il 60%. Resta tuttavia l’incertezza sulla tenuta dell’accordo, aggravata dalle recenti accuse lanciate da Trump, secondo cui la Cina avrebbe già “violato” alcuni termini dell’intesa, senza però fornire dettagli.
Il contesto resta teso. I negoziati commerciali con altri partner globali sono in corso e numerosi dazi restano sospesi solo temporaneamente. Inoltre, il presidente Trump ha recentemente criticato la Cina per presunte misure discriminatorie, inclusa – secondo il ministero del Commercio cinese – la revoca dei visti per studenti cinesi negli Stati Uniti. Lo stesso Trump ha tuttavia cercato di rassicurare: “Sono onorato di avere studenti cinesi. Non ci sono problemi,” ha dichiarato, aggiungendo che “Harvard sta iniziando a comportarsi bene.”
Prima del colloquio con Xi c’era stato un incontro tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il nuovo ambasciatore americano a Pechino, David Perdue. Sullo sfondo, aleggia sempre la questione di Taiwan, che resta potenzialmente esplosiva. Le recenti dichiarazioni del segretario alla Difesa Pete Hegseth, che ha parlato di un possibile intervento militare cinese, hanno acuito l’allarme a Washington.
Con questa telefonata, la prima ufficialmente resa nota dopo quella informale avvenuta a gennaio, riprende un dialogo tra le due principali economie mondiali. Ma la diffidenza reciproca e le tensioni strategiche non sembrano superate del tutto. Le prossime settimane saranno decisive per capire se l’intesa sui dazi potrà consolidarsi o se si tratta solo di una pausa tattica nella lunga guerra commerciale tra Washington e Pechino.