Per chi non è cresciuto nel mondo accademico statunitense, il Commencement può sembrare semplicemente una cerimonia di laurea. Ma è molto di più. È un rito collettivo, solenne e pubblico, che segna la conclusione degli studi e, simbolicamente, l’inizio di un nuovo percorso nella vita adulta e professionale.
A Harvard, in particolare, il Commencement è anche un momento identitario: l’occasione per ribadire, davanti al mondo, cosa significa appartenere a una comunità che mette al centro il sapere, il merito, la diversità. E così, nell’edizione 2024-2025, l’inizio delle celebrazioni è stato segnato da un applauso lungo, netto, corale. Non solo un gesto di stima verso il rettore Alan Garber, ma anche per quello che la sua presenza rappresenta oggi: la difesa dell’università da un attacco diretto e senza precedenti dell’amministrazione Trump.
Nello stesso momento in cui Garber veniva accolto dagli studenti, dall’altra parte del fiume Charles, gli avvocati dell’università erano in aula per opporsi al provvedimento che vieta ad Harvard di iscrivere nuovi studenti internazionali.ha avuto il tono delle grandi occasioni: un lungo applauso ha accolto il rettore Alan Garber, visibilmente commosso. ma a ciò che la sua presenza rappresenta in questa fase delicatissima: la difesa dell’università da un attacco politico diretto, senza precedenti, condotto dall’amministrazione Trump.
Il 374° Commencement di Harvard si è aperto con un applauso lungo, convinto. Non solo per il rettore Alan Garber ma per ciò che la sua presenza, oggi più che mai, rappresenta: la difesa dell’università contro un attacco diretto, senza precedenti, portato avanti dall’amministrazione Trump. Nello stesso momento in cui Garber veniva accolto dagli studenti, dall’altra parte del fiume Charles, gli avvocati dell’università sono al lavoro per opporsi al provvedimento che vieta ad Harvard di iscrivere nuovi studenti internazionali. Una misura gravissima, ora sospesa temporaneamente da un giudice, ma che continua a gettare ombre sul futuro dell’istruzione aperta e globale
Durante la cerimonia, c’è stato chi, tra i neolaureati, ha raccontato di sentirsi diviso tra la gioia per il traguardo raggiunto e l’inquietudine per ciò che potrebbe accadere ad amici e colleghi provenienti da altri Paesi, ora incerti sul proprio futuro. Alcuni hanno ammesso di essere grati per poter celebrare questo momento con le loro famiglie, ma non riescono a non pensare a chi rischia di non poter restare.
Il Commencement ha anche offerto spazio a racconti di riscatto, legati all’esperienza migratoria, all’impegno sociale e all’identità personale. Un giovane laureato in legge, figlio di immigrati caraibici, ha spiegato di voler mettere le proprie competenze giuridiche al servizio delle famiglie che affrontano le stesse difficoltà vissute dalla sua. Ha raccontato che i suoi genitori non avrebbero mai immaginato di vederlo laurearsi a Harvard, e che proprio per questo sente la responsabilità di restituire quanto ricevuto.
Un altro, performer queer e asiatico-americano, ha indossato con orgoglio simboli della propria identità durante la cerimonia, affermando che, nonostante i rischi e gli attacchi politici, oggi più che mai sente l’onore di appartenere a una comunità che difende la verità e si oppone alla repressione. In un contesto segnato da tentativi di silenziare il dissenso, ha parlato della necessità di resistere e di farlo apertamente.
Garber ha invitato tutti i neo laureati a non cadere nella trappola del pensiero comodo, autocompiaciuto. “L’assoluta certezza e l’ignoranza volontaria sono due facce della stessa medaglia”, ha detto. Il riferimento è alle strategie sempre più aggressive usate contro le università americane. Il blocco alle iscrizioni, la minaccia di tagli ai fondi federali, l’idea – neanche troppo implicita – che l’accademia vada “normalizzata” secondo una logica ideologica.
Come ha ricordato la segretaria alla Sicurezza interna Kristi Noem, “ciò che succede ad Harvard deve servire da monito per tutte le università”. Una frase che basta, da sola, a spiegare l’intento della Casa Bianca: ridurre al silenzio quelle istituzioni che, come Harvard, sono state da sempre terreno fertile di dissenso, riflessione indipendente, libertà di pensiero.