Un gruppo di una trentina di Quaccheri, membri della Società Religiosa degli Amici, stanno attraversando a piedi quattro Stati per raggiungere Washington, DC. Non è solo una protesta. È un atto di fede. Una preghiera in cammino contro l’inasprimento delle politiche migratorie volute dall’amministrazione Trump.
La marcia parte da un luogo simbolico: Flushing, nel Queens, culla del quaccherismo americano. Qui nel 1657 fu redatto il Flushing Remonstrance, documento storico che invocava la fine della persecuzione religiosa. I manifestanti ne porteranno una copia al Congresso, per ricordare agli Stati Uniti la promessa di libertà su cui sono stati fondati. “Non stiamo solo camminando verso la Capitale — dice Max Goodman, uno dei partecipanti — stiamo camminando verso un’idea di America che sembra sempre più lontana”.
Con le nuove direttive esecutive, le autorità federali possono intervenire perfino nei luoghi di culto. Per molte comunità religiose è una linea rossa superata. E non sono solo i Quaccheri a dirlo: battisti, sikh, ebrei e altri gruppi cristiani si sono uniti nel denunciare un pericoloso attacco alla libertà religiosa. Il ricorso legale è stato respinto, ma il movimento ha scelto di rispondere con la forza del simbolo e della testimonianza.
Jess Hobbs Pifer, 25 anni, studentessa di teologia e diritto, spiega il senso della marcia: “Stiamo percorrendo fisicamente la distanza tra i principi proclamati e le scelte reali del governo. Vogliamo che si senta il rumore del nostro cammino”.
Per i Quaccheri, ogni persona porta in sé una luce divina. È una fede che si fa azione concreta: nonviolenza, uguaglianza, diritti. Lo hanno fatto nell’abolizionismo, nel suffragio femminile, nel pacifismo, nelle proteste per i diritti civili, e continuano oggi con questa marcia silenziosa ma dirompente. Ross Brubeck, uno degli organizzatori, parla di un rischio sistemico per la democrazia americana. “Normalizzare la paura dentro chiese, moschee e sinagoghe significa minare le basi stesse della nostra convivenza. È questo che vogliamo denunciare”.
Contro una visione del potere come forza unilaterale e autoritaria, i Quaccheri oppongono un’altra idea di giustizia: quella che si fonda sul pluralismo e sulla protezione delle minoranze. Per questo portano con sé una bandiera rovesciata. Non è una provocazione, ma un SOS: l’America è in pericolo, dicono. E non basta restare a guardare.
La marcia si concluderà con un atto formale, ma il cammino non finisce lì. Per i Quaccheri, camminare è già resistere. È un modo di vivere la fede nella sua dimensione più radicale: come responsabilità politica. Anche se nessuno li ascolta. Anche se il potere non cambia. Perché, come dicono loro, “il punto non è arrivare. È non smettere di andare”.