Kamala Harris è tornata a parlare in pubblico. Mercoledì sera, a San Francisco, l’ex vicepresidente di Joe Biden e candidata democratica sconfitta da Donald Trump alle elezioni presidenziali dello scorso novembre ha commentato i cento giorni del capo della Casa Bianca, bocciandolo su tutto.
Una rentrée facile, “giocava in casa”, al gala annuale di Emerge America, un think tank democratico creato nel 2002 da Andrea Dew Steele per formare e sostenere donne che desiderano candidarsi a cariche pubbliche. Questa organizzazione nel 2002 l’appoggiò quando mosse i primi passi in politica candidandosi come District Attorney di San Francisco.
Nella grande sala del Palace Hotel, Harris ha denunciato l’Amministrazione Trump per aver abbandonato i valori sui cui sono fondati gli Stati Uniti. Martellando sulla limitazione della libertà di parola e di espressione, sull’uguaglianza, sulla democrazia e sulle restrizioni che questa amministrazione sta cercando di fare per limitare la partecipazione elettorale, sul rispetto della legge, sulle opportunità per tutti.
“In questa amministrazione non tutti gli americani sono uguali – ha detto l’ex vicepresidente -. Non siamo davanti al caos, ma a un’agenda precisa e pericolosa creata da ben noti gruppi conservatori-evangelici che spingono il presidente a cancellare i progressi sociali ottenuti negli ultimi cinquanta anni negli Stati Uniti”. Ha poi sottolineato che solo la voce del popolo potrà arginare questa deriva reazionaria.
Harris ha affermato che la guerra commerciale lanciata da Trump basata sui dazi sta provocando una “autoinflitta recessione che rischia di creare la più grande crisi economica volutamente provocata nella storia presidenziale moderna. Oggi, abbiamo una Casa Bianca che anziché lavorare per difendere e promuovere i più alti ideali americani non solo li ha abbandonati, ma sta anche tentando di cancellarli”.
Harris ha criticato la riduzione della forza lavoro federale da parte di Trump e i suoi dazi, che, “come avevo previsto, stanno chiaramente provocando una recessione”.
Ha anche sostenuto i manifestanti che si sono opposti alle azioni dell’Amministrazione. “Non è accettabile detenere e far sparire le persone senza un giusto processo”.
Pur evitando ogni riferimento diretto a una sua nuova candidatura, l’ex vicepresidente ha lodato i colleghi democratici impegnati contro Trump e ha ribadito l’urgenza di un partito unito in vista delle elezioni di Mid Term del prossimo anno.
Il discorso, il più articolato dall’uscita dalla Casa Bianca, segna un ritorno “a casa” per Harris, nella Bay Area dove ha mosso i primi passi politici. “Non ho tutte le risposte, ma so che non siete soli”, ha detto alla platea, ricevendo calorosi applausi da una base che continua a considerarla una figura chiave per cercare di unificare il partito. Per questo, Harris ha elogiato diversi parlamentari dem, che con le loro divisioni interne non sempre riescono a opporsi con forza alla politica divisoria della Casa Bianca. Ha ringraziato Cory Booker e Chris Van Hollen, Chris Murphy e Bernie Sanders, insieme alle deputate Jasmine Crockett, Maxwell Frost e Alexandria Ocasio-Cortez.
Un ritorno in pubblico, questo di Kamala Harris, in un momento in cui i Democratici a livello nazionale cercano il percorso ideologico da seguire dopo le elezioni di novembre, quando i Repubblicani hanno vinto la Casa Bianca e le maggioranze al Senato e alla Camera.
Harris non ha parlato del suo futuro. Per ora continua a raccogliere fondi, avvalendosi di un comitato congiunto che include Harris for President, il Comitato Nazionale Democratico e i partiti democratici statali. Il comitato, l’Harris Victory Fund, ha dichiarato di avere a disposizione circa 4,5 milioni di dollari alla fine di marzo.
Per ora l’ex vicepresidente conserva all’interno del partito una forte influenza e se dovesse decidere di ricandidarsi modificherebbe inevitabilmente le decisioni degli altri candidati. Per questo non ha preso posizione sulle divisioni centrali del suo partito, né invocando una mobilitazione di massa come ha fatto il governatore dell’Illinois JB Pritzker, né mettendo in discussione la posizione democratica su questioni chiave, come la resilienza economica e la sostenibilità ambientale, punti focali dell’agenda del governatore della California Gavin Newsom.