La vicenda del trasferimento nelle carceri di El Salvador dei venezuelani arrestati e deportati dagli Stati Uniti si arricchisce di due nuovi capitoli.
Nel primo, il Dipartimento di Giustizia ha annunciato l’incriminazione di Jose Enrique Martinez Florez, uno dei presunti leader del gruppo criminale Tren de Aragua, arrestato e detenuto in Colombia alla fine di marzo, accusato di reati legati al terrorismo. L’incriminazione è avvenuta in una corte federale del Texas.
Nel secondo, un giudice federale ha stabilito che l’amministrazione Trump ha espulso impropriamente verso El Salvador un’altra persona, che ora dovrà essere riportata negli Stati Uniti.
In un comunicato del Dipartimento di Giustizia si afferma che “secondo le informazioni depositate in tribunale, il 24enne Jose Enrique Martinez Florez, noto come ‘Chuqui’, è stato incriminato dagli inquirenti federali con cinque capi d’imputazione che includono cospirazione e sostegno materiale a un’organizzazione terroristica straniera, oltre a cospirazione e traffico di droga in Colombia con l’intento di distribuirla negli Stati Uniti.
‘Chuqui’ – si legge nel comunicato – farebbe parte della cerchia ristretta dei vertici dell’organizzazione Tren de Aragua”.

Le accuse si inseriscono nella campagna dell’amministrazione Trump per contrastare il cartello venezuelano. “Non è una gang di strada – ha dichiarato l’Attorney General Pam Bondi – ma un’organizzazione terroristica altamente strutturata che ha messo radici nel nostro Paese durante l’amministrazione precedente”.
Il direttore dell’FBI, Kash Patel, ha confermato le accuse.
Dopo il caso di Kilmar Abrego Garcia, l’amministrazione Trump è ora nuovamente in tribunale con l’accusa di aver espulso illegalmente un immigrato venezuelano verso El Salvador. Lo ha stabilito la giudice federale del Maryland Stephanie Gallagher, secondo cui la deportazione di un ventenne avvenuta il mese scorso ha violato una sentenza dell’Immigration Court emessa nel 2024, la quale vieta l’espulsione di minori non accompagnati fino all’esame della loro richiesta d’asilo.
Cristian – questo il nome del giovane – è arrivato negli Stati Uniti come minore non accompagnato e ha chiesto asilo nel dicembre 2022. La sua domanda era ancora pendente quando è stato espulso. Il suo caso rientra in una class action avviata nel 2019 in rappresentanza di un gruppo di migranti entrati nel Paese da minorenni e successivamente richiedenti asilo.
Nella sua decisione, la giudice Gallagher ha richiamato il precedente di Abrego Garcia, espulso ingiustamente, e ha scritto: “Come la giudice Paula Xinis nel caso Abrego Garcia, questo tribunale ordina al Dipartimento di Giustizia di facilitare il rimpatrio di Cristian negli Stati Uniti affinché possa beneficiare del processo a cui aveva diritto in base all’accordo transattivo vincolante tra le parti”.
In una dichiarazione giurata, Robert Cerna, direttore ad interim dell’Ufficio per le Operazioni di Controllo e Rimozione dell’Immigration and Customs Enforcement, ha dichiarato che Cristian era stato arrestato a gennaio per possesso di cocaina.
Nonostante questo, la giudice Gallagher ha stabilito che Cristian era comunque protetto dall’accordo e ha emesso un’ordinanza restrittiva temporanea che impone al governo di riportarlo negli Stati Uniti.