In un’Amministrazione sempre più politicizzata, nemmeno la Corte Suprema riesce a mantenere la coerenza, lasciando spazio alle decisioni aggressive della Casa Bianca. Il 15 marzo, l’Amministrazione Trump ha avviato le espulsioni di migranti illegali utilizzando l’Alien Enemies Act, una legge antica di quasi due secoli che consente, in tempi di guerra, di deportare i “nemici”. In questo caso, si trattava di migranti venezuelani accusati di far parte del Treno di Aragua, una banda criminale definita “terroristica” dal governo.
L’Alien Enemies Act, tuttavia, non concede ai sospetti le garanzie costituzionali previste dalla legge americana. Solo poche ore prima che 280 persone fossero imbarcate su voli diretti in El Salvador, il giudice federale di Washington James Boasberg, su richiesta dell’American Civil Liberties Union, ha bloccato le espulsioni, ordinando un esame della situazione. Una decisione non rispettata dall’Amministrazione, che ha avviato un nuovo capitolo per il mancato rispetto dell’ordine del magistrato.
Il caso è arrivato davanti alla Corte Suprema l’8 aprile. I giudici hanno autorizzato l’Amministrazione a utilizzare l’Alien Enemies Act, ma hanno precisato che i migranti devono essere notificati e avere la possibilità di un giusto processo per riesaminare il loro caso. A quel punto, non si sapeva ancora che tra i deportati ci fosse Kevin Abrego Garcia, un giovane salvadoregno imbarcato su uno dei voli bloccati dal giudice Boasberg, che aveva un ordine di protezione legale che impediva la sua deportazione. Questo ha portato a una seconda richiesta alla Corte Suprema, che ha stabilito che l’Amministrazione può estradare i migranti, ma deve garantire che ricevano una notifica e la possibilità di far riesaminare il loro caso, trattando Abrego Garcia come se non fosse mai stato deportato.
Questa decisione, priva di una vera risoluzione sul piano legale, non affronta la legittimità dell’applicazione di una legge di guerra senza una dichiarazione formale di conflitto da parte del Congresso. La questione delle espulsioni rimane quindi aperta, come evidenziato dal nuovo intervento della Corte il sabato successivo, quando è stato bloccato temporaneamente un altro gruppo di migranti destinati all’El Salvador, dopo un’istanza d’emergenza dell’American Civil Liberties Union.
La Corte ha nuovamente stabilito che i migranti devono avere il diritto di ricevere una notifica adeguata e di contestare la loro detenzione tramite ricorso di “Habeas Corpus”, come sancito dal Due Process. Questa decisione ha creato contrasti tra i giudici: i più conservatori, Clarence Thomas e Sam Alito, si sono dissociati, definendo “discutibile” l’orientamento dei colleghi. Subito dopo, Donald Trump ha preso di mira il sistema giudiziario, scrivendo su Truth Social che “giudici deboli e inefficaci” stanno permettendo un “attacco sinistro alla nostra Nazione”, un attacco che, a suo dire, non sarà mai dimenticato.
Il “Due Process” e l’Habeas Corpus sono i principi fondamentali del sistema giuridico americano. Impongono che nessuna persona, sia essa cittadina o immigrata, possa essere privata della vita, della libertà o dei beni senza un giusto procedimento legale. L’Habeas Corpus consente a un detenuto di chiedere a un giudice di esaminare la legalità della sua detenzione, evitando incarcerazioni arbitrarie. Il “Due Process”, sancito dal Quinto e Quattordicesimo Emendamento, impone che chiunque sia accusato abbia il diritto di essere avvisato in modo adeguato e di presentare la propria versione dei fatti davanti a un’autorità imparziale.
Per aggirare questi ostacoli legali, l’Amministrazione Trump ha implementato l’Alien Enemies Act senza una dichiarazione formale di guerra, reinterpretando il concetto di “invasione” in un contesto non bellico. L’American Civil Liberties Union ha contestato l’uso di questa legge, definendola una “modifica arbitraria di una legge di guerra”. La Corte Suprema ha temporaneamente bloccato le deportazioni, ribadendo la necessità di tutelare i diritti fondamentali di tutti, anche dei non cittadini.
In risposta, la Casa Bianca ha chiesto oggi alla Corte Suprema di revocare il blocco temporaneo, con il Solicitor General John Sauer che ha depositato una memoria in cui contesta la legittimità del ricorso presentato, sostenendo che le istanze giudiziarie inferiori non hanno ancora esaminato i fatti chiave del caso. Sauer ha inoltre chiesto chiarimenti su quali strumenti legali alternativi possano essere utilizzati per proseguire con le espulsioni.
Resta da vedere se la Corte Suprema riuscirà a fare chiarezza su questa complessa questione legale.