Per ora Kilmar Abrego Garcia, il giovane salvadoregno che era in regola con il permesso di soggiorno negli Stati Uniti e che è stato inviato “per errore” a El Salvador, resta nella prigione di massima sicurezza di Cecot. Lo hanno detto e confermato sia il presidente Donald Trump che quello di El Salvador Nayib Bukele, ricevuto lunedì alla Casa Bianca.
Abrego Garcia, sposato con una cittadina americana con cui ha un figlio nato negli Stati Uniti e ha un lavoro, era stato arrestato il 15 marzo e spedito nella prigione di massima sicurezza di El Salvador dove sono rinchiusi i terroristi. All’inizio era stato accusato di far parte della gang venezuelana Tren de Aragua, nonostante non venga dal Venezuela. Ora, dopo che il macroscopico errore è stato scoperto, il Dipartimento della Giustizia sostiene che è affiliato agli M13 salvadoregni. Accuse che negli Stati Uniti non sono state provate in tribunale perché Abrego Garcia è incensurato. L’uomo era il beneficiario del permesso di asilo dopo che la corte per l’immigrazione aveva esaminato il suo caso e aveva deciso che poteva rimanere in America per sfuggire proprio dalla violenza delle bande criminali di El Salvador. Tuttavia, si trova ancora in carcere, anche dopo che giovedì scorso la Corte Suprema federale aveva emesso una decisione, all’unanimità, ordinando alla Casa Bianca di “facilitare” il suo rimpatrio.

Parlando dall’Oval Office, con disdicevole compiacimento per il modo in cui questa vicenda giudiziaria e umana viene condotta, i due presidenti hanno palleggiato le loro responsabilità. Bukele ha dichiarato che non rimanderà negli Stati Uniti un uomo che l’Amministrazione Trump non vuole. “Come potrei rimandarlo negli Stati Uniti? Dovrei farlo entrare di nascosto? Non ho il potere di rimandarcelo”. Invece, Trump e il segretario di Stato Marco Rubio, che era con loro, non hanno fatto commenti. Trump ha poi detto che deporterà quanti più immigrati irregolari “pericolosi” possibile verso El Salvador, esortando Bukele a costruire altre mega-prigioni per ospitarli. “Ho appena chiesto al presidente – sapete, quel gigantesco complesso carcerario che ha costruito. Gli ho detto: ‘Puoi costruirne altri, per favore?’. Tutti quelli che possiamo espellere dal nostro Paese, che abbiamo lasciato entrare a causa dell’incompetente Joe Biden e delle frontiere aperte. Abbiamo milioni di persone che non dovrebbero essere in questo Paese e che sono pericolose. Non solo persone, ma milioni di assassini, spacciatori”.
“Se lo vogliono rimandare negli Stati Uniti – ha dichiarato l’Attorney General Pam Bondi -, la decisione spetta a El Salvador, non a noi. Se lo chiedono forniremo un aereo”.
Il segretario di Stato Marco Rubio da parte sua ha reso noto che sabato notte sono stati deportati in Salvador altri presunti membri della MS13 e di Tren de Aragua. In un post su X ha scritto: “L’alleanza” tra Trump e Bukele è “diventata un esempio per la sicurezza e la prosperità nel nostro emisfero”.
Domenica, nei programmi di approfondimento politico, la vicenda di Kilmar Abrego Garcia è stata al centro dei commenti degli analisti. La questione rischia di innescare un altro scontro di alto profilo tra l’Amministrazione e la magistratura federale su quanto potere abbiano i tribunali nella risoluzione delle controversie in materia di immigrazione prendendo lo spunto dalla decisione emessa dalla giudice federale Paula Xinis. La magistrata ha ordinato all’amministrazione di “adottare tutte le misure disponibili per facilitare” il rimpatrio del salvadoregno.
“Le corti federali – hanno scritto gli avvocati del Dipartimento di Giustizia nella memoria presentata – non hanno l’autorità di ordinare al potere esecutivo di condurre relazioni estere in un modo specifico o di interagire con un sovrano straniero in un determinato modo”. Hanno aggiunto che i funzionari hanno il solo dovere di “rimuovere qualsiasi ostacolo interno” che possa impedire il ritorno di Abrego Garcia negli Stati Uniti.

Il Consigliere per la Sicurezza Interna di Donald Trump, Stephen Miller, ha duramente respinto le affermazioni secondo cui l’Amministrazione dovrebbe riportare negli Stati Uniti Abrego Garcia. “La Corte Suprema ci ha dato ragione – ha affermato questa mattina a Fox News –. Non possiamo andare in El Salvador e portar via dal carcere uno dei loro cittadini, un salvadoregno: sarebbe un rapimento”.
Miller ha continuato affermando che la Corte ha stabilito che il “massimo” a cui Trump potrebbe essere costretto è “facilitare” il rimpatrio, il che significa che gli Stati Uniti “non lo bloccheranno all’aeroporto”.
Non è un segreto che la Casa Bianca è determinata a espellere il maggior numero di immigrati illegali possibile e Miller è la persona che il presidente ha incaricato di portare avanti questa battaglia non sempre facile perché quasi un milione e mezzo di residenti illegali non possono essere deportati, dato che i loro Paesi di origine non li accettano. E quindi il colloquio di oggi con Nayib Bukele ha assunto un’importanza particolare per Washington.