Settimana difficile quella che si è aperta oggi alla Camera per lo speaker Mike Johnson.
Dopo che sabato il Senato, in una riunione straordinaria oscurata dalle ripercussioni economiche dei dazi imposti dalla Casa Bianca, ha approvato la proposta di riconciliazione di bilancio, ora spetta alla Camera passare le modifiche apportate dal Senato per “conciliare” le due versioni della proposta di legge. E non è una cosa facile.
Inutile, prima del voto al Senato, la raffica di emendamenti procedurali scatenati dai democratici, peraltro tutti respinti. Ma la mossa dei dem ha evidenziato come il contrasto sia acceso anche nel partito di maggioranza tra i falchi “Fiscal Conservative” e i centristi che in tre occasioni si sono allineati con l’opposizione. Alla fine, 51 senatori del GOP hanno votato a favore della proposta, mentre 48 democratici erano contro. I senatori repubblicani Susan Collins e Rand Paul si sono schierati con i democratici.
Nel corso del dibattito il partito di minoranza ha accusato la Casa Bianca di aver tolto dalla proposta le reti di sicurezza per gli americani, tra cui l’assicurazione sanitaria Medicaid e i programmi alimentari per i più poveri, in modo da porter sostenere oltre 5 trilioni di dollari di tagli fiscali.
“I repubblicani – ha commentato CNN – hanno compiuto un passo fondamentale per far avanzare il programma multimiliardario del presidente Donald Trump al Congresso, innescando contemporaneamente una guerra interna al partito su come finanziarlo”.
Secondo le analisi apartitiche, se in seconda battuta verrà approvata anche dalla Camera, la misura aggiungerà circa 5,7 trilioni di dollari al debito del governo federale nel prossimo decennio. I senatori repubblicani sostengono che il costo è invece di 1,5 trilioni di dollari, affermando che gli effetti dell’estensione della politica fiscale già esistente, che avrebbe dovuto scadere alla fine di quest’anno, non dovrebbero essere conteggiati nel costo della misura.
La proposta mira anche ad aumentare il tetto del debito del governo federale di 5 trilioni di dollari, una mossa che il Congresso deve fare entro l’estate o rischia di non pagare 36,6 trilioni di dollari di debito.
I am very proud of @LeaderJohnThune and my @SenateGOP colleagues for working together as a team to advance President @realDonaldTrump‘s agenda.
Tonight, the Senate took one small step toward reconciliation and one giant leap toward making the tax cuts permanent, securing the…
— Lindsey Graham (@LindseyGrahamSC) April 5, 2025
Il senatore repubblicano Lindsey Graham, che presiede la commissione bilancio, ha avvertito che non rinnovando i tagli fiscali del 2017 gli americani saranno colpiti duramente. “Il contribuente medio vedrebbe un aumento delle tasse del 22%. Una famiglia di quattro persone che guadagna 80.610 dollari, il reddito medio negli Stati Uniti, vedrebbe un aumento delle tasse di 1.695 dollari”. I tagli del 2017, il risultato legislativo nel primo mandato di Trump, hanno ridotto le tasse aziendali dal 35% al 21%, una mossa che non è destinata a scadere.
A incombere sul dibattito c’è il caos che sconvolge le borse americane e mondiali in seguito ai dazi imposti da Trump. Gli economisti hanno affermato che faranno salire i prezzi e quasi sicuramente innescheranno una recessione. Previsioni che i repubblicani e la Casa Bianca minimizzano, anche se ancora non si riesce a capire quali e quanti saranno i tagli alla spesa pubblica e se saranno sufficienti a compensare l’aumento del debito.
Ora spetta alla Camera discutere ed eventualmente modificare questa complicata proposta. Ma il divario tra la risoluzione del Senato e quella passata alla Camera fa presagire una situazione di stallo legislativo perché i “Fiscal Conservative” della Camera l’hanno già respinta.
Il presidente della commissione bilancio della Camera, il repubblicano Jodey Arrington, ha criticato la risoluzione del Senato definendola “poco seria e deludente”. Arrington è stato particolarmente duro con i suoi colleghi del GOP per aver “creato 5,8 trilioni di dollari in nuovi costi e appena 4 miliardi di dollari in tagli esecutivi”. “Siamo a un punto di svolta fiscale e l’incapacità di frenare la spesa potrebbe rivelarsi catastrofico per la nostra economia, la nostra sicurezza e la nostra leadership globale”.
Chairman @RepArrington’s statement in response to the Senate’s amendment to the House-passed budget resolution: pic.twitter.com/vR6pse8VA1
— House Budget GOP (@HouseBudgetGOP) April 5, 2025
La Camera deve decidere cosa fare per portare avanti il processo di riconciliazione del bilancio, che consentirebbe ai repubblicani di approvare l’agenda legislativa di Trump con un voto a maggioranza semplice ed evitare un ostruzionismo democratico.
Se la Camera dovesse apportare modifiche al bilancio approvato dal Senato, la misura dovrà tornare a quest’ultimo per un altro dibattito prima del voto.
Il deputato repubblicano Andy Harris, presidente del Freedom Caucus della Camera, ha affermato che si sarebbe opposto all’approvazione della risoluzione di bilancio del Senato. Con lui anche il parlamentare Chip Roy, un altro falco fiscale e membro del Freedom Caucus, che ha detto che voterà contro la proposta di riconciliazione, aggiungendo che tutti e 34 i parlamentari repubblicani del Freedom Caucus sono contrari alla proposta.
La strada da percorrere sarà difficile per il leader della maggioranza al Senato John Thune e per lo speaker della Camera Mike Johnson, che hanno una maggioranza risicata nelle loro camere e dovranno risolvere complesse lotte interne.