Solo contro tutti, Donald Trump non ha ripensamenti anche se Wall Street è in picchiata. Il Dow Jones ha perso quasi 1.700 punti, pari al 4%, l’S&P quasi il 5%, il NASDAQ quasi il 6%, mandando in fumo oltre 2.000 miliardi di dollari e trascinando le borse mondiali in pesanti perdite.
Poco importa alla Casa Bianca che i leader mondiali vedano il presidente americano come un mitomane narcisista, incapace di comprendere le conseguenze globali delle sue decisioni, mentre si aliena alleanze decennali e ignora persino gli accordi commerciali che lui stesso aveva negoziato, come l’USMCA (United States-Mexico-Canada Agreement).
Apple e Nike sono tra le aziende più colpite dall’ondata di vendite a Wall Street. Apple ha perso fino al 9%, Nike il 13%, complice la previsione di un aumento significativo dei prezzi a causa della dipendenza da catene di approvvigionamento basate in Vietnam, Cina e India, colpite dai nuovi dazi.
“Non scommettete contro il presidente Trump” ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, prevedendo un “boom economico” grazie ai tagli fiscali, alla deregolamentazione e alla spinta sull’industria energetica. Il Tesoro e il Commercio minacciano ritorsioni contro i paesi colpiti dai dazi, ma secondo Fitch Ratings la politica tariffaria di Trump aumenta il rischio di recessione negli Stati Uniti.
Anche i repubblicani cominciano a mostrare segni di insofferenza. Il senatore Chuck Grassley, storico alleato di Trump, ha presentato con la democratica Maria Cantwell un disegno di legge per limitare l’autorità presidenziale sui dazi e dare più potere al Congresso. Altri repubblicani, come Rand Paul e Mitch McConnell, criticano apertamente la strategia di Trump, temendo un aumento dei prezzi per i consumatori americani in vista delle elezioni di midterm.
Trump, però, non arretra. “L’intervento è finito! Il paziente è sopravvissuto e sta guarendo. Rendiamo l’America di nuovo grande!”, ha scritto su Truth Social.
Il Canada ha già annunciato dazi del 25% sulle auto americane escluse dall’USMCA. Il premier Mark Carney ha definito la risposta “calibrata”, senza fornire dettagli sui volumi di veicoli interessati.

L’economista Paul Krugman ha definito la decisione di Trump “completamente folle”, accusandolo di giustificare i dazi con numeri falsi. “La Ue applica tariffe medie del 3% sui prodotti Usa, da dove esce questo 39%?”, ha detto a MSNBC. Secondo il ministero del Commercio Usa, la formula per calcolare i nuovi dazi si basa sul deficit commerciale bilaterale, con risultati che portano a tariffe punitive del 46% per il Vietnam e del 49% per la Cambogia.
Le misure hanno prodotto anche effetti surreali. La CNN e il Guardian segnalano che sono stati colpiti dazi del 10% anche sulle isole Heard e McDonald, nel sud dell’Oceano Indiano, dove vivono solo foche e pinguini. Stessa sorte per Jan Mayen, territorio norvegese senza residenti permanenti, e per Diego Garcia, che ospita basi militari americane e britanniche.
Nella lista nera di Trump mancano però Russia, Corea del Nord e Cuba, che non subiranno le nuove tariffe. Sorprende anche il trattamento riservato a Iran e Israele: i prodotti iraniani saranno tassati al 10%, mentre quelli israeliani al 17%, una scelta che contrasta con la tradizionale politica americana di sostegno a Israele.