I risultati delle elezioni americane sono stati più una sconfitta per i democratici che la trionfale vittoria di Donald Trump. Questo perché non solo il partito del presidente Joe Biden ha perso la Casa Bianca, ma è anche andato in minoranza al Senato, mentre alla Camera è continuata l’emorragia aumentando il divario con la maggioranza repubblicana. Una tripletta che ha mandato al tappeto il partito dell’asinello.
I motivi di questa sconfitta sono tanti: da Biden che non si sarebbe dovuto ricandidare al successivo forzato ingresso di Kamala Harris che, facendo parte della stessa amministrazione, non ha potuto prendere le distanze dalle politiche contestate al presidente, come quelle dell’immigrazione e dell’aumento dei prezzi. Poi, anziché martellare sulle tematiche tradizionali, come il lavoro, la salute, l’istruzione, la maternità, i democratici hanno continuato a dire che i dati macroeconomici erano buoni, che l’economia era in ripresa, tralasciando il fatto che nei quattro anni dell’amministrazione Biden, per colpa del Covid-19, i prezzi di latte, uova, carne sono cresciuti del 35%. Per non parlare degli affitti.
Per il cittadino medio, che non possiede azioni in Borsa e vive del proprio stipendio, non contano i dati macroeconomici ma quanto quotidianamente si trova a spendere. Da qui uno scontento generalizzato che si è scontrato con l’atteggiamento auto-elogiativo dell’amministrazione attuale.
I repubblicani hanno vinto perché hanno ottenuto più voti, non perché chi era democratico abbia votato per il GOP, ma perché, scontento dalle proposte della candidata, non è andato a votare. Il Partito Democratico nel corso degli anni si è involuto, ha cessato di essere una casa per i “blue collar” molto tempo fa. Oggi, coloro che hanno maggiori probabilità di votare per i democratici sono i lavoratori più istruiti, non più gli operai.

Secondo l’Associated Press, circa 3 elettori su 10 hanno dichiarato che la situazione finanziaria della propria famiglia era in peggioramento: un dato in aumento rispetto ai circa 2 su 10 di quattro anni fa. Inoltre 9 su 10 si sono dichiarati “molto o abbastanza preoccupati” per il prezzo dei generi alimentari. Lo stesso sondaggio ha rilevato che 4 persone su 10 hanno affermato che gli immigrati illegali avrebbero dovuto essere deportati nei loro Paesi di origine, rispetto ai circa 3 su 10 che sostenevano lo stesso nel 2020.
C’è poi un altro fattore che ha portato alla vittoria i repubblicani: la sfiducia nelle istituzioni istillata da Trump. Sopravvissuto a due impeachment grazie a Mitch McConnell, il tycoon ha lanciato una guerra personale per la sua sopravvivenza politica. La valanga di bugie sulle elezioni truccate, così come le accuse alla Giustizia di essere un’arma politica dei democratici usata contro di lui, hanno permesso che i processi cominciati non siano mai finiti. Una impunità poi esaltata con i segreti di Stato portati e nascosti a casa sua in Florida, come se fossero carte personali, e culminata con l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, una delle pagine più nere nella storia americana, per il quale hanno pagato solo i partecipanti, ma non i mandanti. Qualsiasi altro presidente avrebbe subito delle conseguenze per queste azioni. Ma i democratici non sono stati in grado di portargli il conto, continuando a parlare di “woke” e “cancel culture”, evidenziando la disconnessione con l’elettorato.
Il Partito Democratico ha avuto molte crisi in passato, più di recente dopo la sconfitta di Hillary Clinton nel 2016. Ma quell’anno molti democratici e alcuni repubblicani minimizzarono la vittoria di Trump affermando che aveva preso meno voti della candidata democratica e quindi non aveva il mandato popolare. Questa volta il tycoon è stato rieletto con margini ancora più ampi dopo due impeachment, la rivolta al Campidoglio e le sue pendenze giudiziarie. Non andare ai seggi è stata la dimostrazione della delusione dei democratici.
We must take on the special interests, unaccountable billionaires, and runaway corporations that jack up prices on our families. pic.twitter.com/O4BEFLbIuw
— Greg Casar (@GregCasar) November 16, 2024
Il parlamentare democratico del Texas Greg Casar, un progressista di Austin, ha affermato che i dem devono “costruire un nuovo marchio del Partito Democratico che attragga la classe operaia”.
“In una delle tante menzogne Donald Trump ha detto che gli affitti sono così costosi per colpa degli immigrati illegali”, ha affermato Casar, che il mese prossimo si candiderà senza opposizione per la guida del Congressional Progressive Caucus. “Il messaggio democratico deve essere che i prezzi delle case sono in aumento non a causa degli immigrati, ma a causa di Wall Street, e che l’assistenza sanitaria sta peggiorando non a causa degli immigrati, ma a causa di Big Pharma”.
La deputata democratica Susie Lee, che ha vinto una serrata corsa in un distretto suburbano del Nevada, ha detto che, mentre l’aborto rimane una questione importante, c’è una “lunga lista di fattori che non sono stati affrontati. È inutile parlare delle ingiustizie sociali agli elettori quando il loro stipendio non copre le spese per tutto il mese”.
“Ci siamo presentati senza un programma economico concertato da proporre agli elettori”, ha dichiarato il deputato democratico Chris Deluzio, uno dei parlamentari più a sinistra del dem, che ha vinto un distretto chiave in Pennsylvania occidentale. Le preoccupazioni per il portafoglio hanno motivato gli elettori in generale anche se il diritto all’aborto hanno dato energia alla base democratica, “e per questo sono state più le donne che hanno votato”, secondo Deluzio.
“Non credo che possa essere una sorpresa che un Partito Democratico che ha abbandonato la classe operaia si sia accorto che la classe operaia li ha a sua volta abbandonati”, ha detto il senatore democratico socialista del Vermont Bernie Sanders.
Da vedere ora, dopo che passerà lo shock per il disastro elettorale, come il partito cercherà di riprendersi. Per il momento, i leader cercano solo di limitare i danni della sconfitta. Per la ricostruzione, il partito dell’asinello deve ancora attendere.