La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha 27 anni con la faccia di una dinamica ragazzina. Gli altri sono tutti giovani, falchi e fedelissimi, pronti alla lotta.
Donald Trump li ha scelti anche belli e tatuati per cambiare il volto dell’America. Competenti per guidare il Ministero della Giustizia, della Difesa e dell’Intelligence, però, è tutta un’altra cosa. Senza parlare della Sanità affidata a Robert Kennedy Jr. che non crede nei vaccini.
Il presidente, eletto con una stragrande maggioranza sia nel voto elettorale che popolare, potrebbe però scoprire presto di non essere del tutto onnipotente. E rischia di dover fare i conti con un ammutinamento inaspettato dei senatori repubblicani e di altri leader, come il vicepresidente Pence, pronti a mettersi di traverso per non far passare alcune di queste nomine chiave.
Si tratta di Matt Gaetz, 42 anni, l’ex deputato della Florida indicato a guidare la Giustizia che si è appena dimesso dalla Camera per far decadere un’indagine per violenza sessuale nei confronti di una minorenne e per aver fatto uso di droghe. Pete Hegseth, 44 anni, un commentatore del fine settimana di Fox News, con un passato nei marine e pieno di tattoo, anche lui raggiunto venerdì sera da accuse di violenza sessuale. Ma sarà dura anche per Tulsi Gabbard, 43 anni, ex deputata delle Hawaii, accusata di essere una spia dei russi e una simpatizzante di Putin alla quale Trump ha affidato il compito di coordinare tutte le 18 agenzie di Intelligence del Paese, Cia inclusa.
Donald ha già fatto circolare un bel messaggio ultimativo nel quale sostiene che, se fosse necessario, lui “ordinerebbe” al Senato di non riunirsi e deciderebbe tutte le nomine controverse da solo. Il nuovo leader, John Thune del Sud Dakota, eletto pochi giorni fa, ha già detto che non rinuncerà al suo ruolo di selezionatore e potrebbero essere addirittura quasi 30 i repubblicani della fronda.
Qualcuno vede in queste scelte controverse se non un atteggiamento provocatorio e di disprezzo per i due rami del Parlamento Usa il tentativo di rivincita di Trump e la punizione dei nemici politici.

L’agenda aggressiva e punitiva del presidente eletto, che si attiverà dal 20 gennaio a mezzogiorno, non può prescindere dalla nomina di questi giovani falchi se vuole risultati subito. Al Pentagono è già scattata una sorta di autodifesa dei generali che non ci stanno a essere licenziati perché giudicati troppo “liberal,” per di più indicati in una lista nera da una commissione misteriosa che Trump vuol mettere in piedi esterna all’immensa struttura militare
Col cambio di amministrazione rimanendo le attuali regole e vincoli di sicurezza, Donald Trump potrebbe nominare fino a 1.200 persone alla Casa Bianca. In realtà, il tycoon annuncia un piano per sbarazzarsi di tutti i dipendenti federali considerati non fedeli e il numero potrebbe quadruplicare, anche se per alcune cariche è necessario il passaggio e il voto in aula.
Se qualche falco dovesse cadere nel processo di approvazione del Senato, Trump ha in programma una squadra molto aggressiva anche di sostituti che non intende fare prigionieri e, sebbene la scelta di Robert Kennedy alla Sanità abbia sconcertato l’intero mondo scientifico e della ricerca, lui la sosterrà.
Il tycoon è deciso a non fermarsi davanti a nulla. Soprattutto adesso che tutte le condanne giudiziarie e i processi contro di lui iniziati dal procuratore Smith sono destinati a polverizzarsi e sarà lo stesso Smith a dimettersi nei prossimi 60 giorni per evitare di venir licenziato da Trump un minuto dopo l’insediamento.
Joe Biden dal Perù e dal Brasile, nel suo ultimo viaggio di Stato, fa sapere intanto che spenderà gli ultimi giorni a rafforzare, anche col voto dell’aula, le garanzie costituzionali. Se non altro per rendere più difficile e con meno impatto devastante lo tsunami promesso da Trump.
