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October 23, 2024
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Miliardari e trame segrete dietro Trump: la lunga ombra di “Stop The Steal”

Un'indagine del WSJ svela i finanziamenti nascosti al movimento capeggiato da Roger Stone per contestare i risultati elettorali

Massimo JausbyMassimo Jaus

US Republican presidential candidate Donald J. Trump (C) raises his fist for the crowd at the end of a roundtable with community members hosted by the group 'Building America's Future' at Engineering Design Services Inc. in Auburn Hills, Michigan, USA, 18 October 2024. ANSA/EPA/NICK HAGEN

Time: 4 mins read

Le incertezze generano i timori e l’insicurezza alimenta le paure. Cosa succederà se tra due settimane Donald Trump verrà nuovamente bocciato?

La domanda se la pone il Wall Street Journal, che, con un lungo articolo, espone come un gruppo di miliardari americani abbia segretamente finanziato il movimento insurrezionalista capeggiato da Roger Stone, “Stop the Steal”, che, secondo l’influente quotidiano, dirige la strategia per lanciare uno sforzo più organizzato, meglio finanziato e molto più ampio per contestare i risultati elettorali.

L’indagine condotta dal Wall Street Journal ha preso in esame i contributi dichiarati alla Federal Election Commission, scoprendo che donatori repubblicani e miliardari conservatori hanno finanziato l’iniziativa, versando più di 140 milioni di dollari a circa 50 gruppi che, nascondendosi, hanno intessuto una ragnatela di iniziative per difendere “l’integrità elettorale”. Tra i donatori ci sono organizzazioni legate ai miliardari del Wisconsin Richard ed Elizabeth Uihlein e al fondatore di Hobby Lobby, David Green.

Questi gruppi hanno esaminato attentamente le registrazioni degli elettori su scala industriale e hanno lavorato per rallentare lo spoglio dei voti, seppellire i funzionari elettorali locali con una valanga di cause legali ed eleggere politici con idee estremiste a livello statale e locale per sostenere i tentativi di contestare il voto. Molti funzionari elettorali temono che queste mosse possano seminare caos alle urne e confusione sui risultati. Nel 2020, Trump ha colto l’incertezza mentre i voti venivano ancora contati per dichiarare: “Francamente, abbiamo vinto queste elezioni”.

All’epoca, molti importanti repubblicani e persino gli stessi assistenti di Trump espressero privatamente scetticismo sulle sue affermazioni e sul suo frenetico e casuale tentativo di contestare i risultati. Successivi controlli governativi, indagini statali e cause legali non hanno portato alla luce prove di frodi, mentre sono invece emerse prove che gli assistenti di Trump sapevano che i risultati erano legittimi mentre tentavano di contestarli. I massimi funzionari elettorali, tra cui molti repubblicani a livello statale, affermano che l’attuale spinta all’integrità delle elezioni sta prendendo di mira problemi che non esistono.

Trump ha fatto dell’integrità delle elezioni un punto centrale della sua campagna e ha ripetutamente segnalato che avrebbe contestato i risultati in caso di sconfitta. Incalzato tre volte durante il dibattito presidenziale di giugno se avrebbe accettato le elezioni del 2024, ha detto che lo avrebbe fatto solo se si fosse trattato di “elezioni giuste, legali e buone”.

Negli ultimi quattro anni, i leader e i donatori del GOP si sono allineati. Il presidente della Camera Mike Johnson ha rischiato lo shutdown del governo per cercare di approvare una misura sostenuta da Trump che richiedeva la prova della cittadinanza per registrarsi al voto. Elon Musk, proprietario di X, è diventato una delle voci più forti online che alimentano i timori di frode elettorale.

I gruppi conservatori hanno addestrato eserciti di volontari per monitorare il voto il giorno delle elezioni, tra cui 200.000 scrutatori, volontari ai seggi ed esperti legali reclutati dal solo Comitato Nazionale Repubblicano. Un gruppo ha creato un’app che è essenzialmente Facebook per le frodi elettorali, consentendo agli utenti di pubblicare, commentare e condividere qualsiasi cosa ritengano essere un’ “irregolarità elettorale” e di inviare segnalazioni di incidenti al gruppo. Un altro gruppo ha pubblicizzato a maggio che chiunque avesse segnalato frodi o abusi elettorali sarebbe stato “idoneo al pagamento” da un fondo di 5 milioni di dollari.

La campagna di Trump e il Republican National Committee hanno speso 28 milioni di dollari dal 2020 ad agosto di quest’anno per avvocati che hanno intentato più di 100 cause legali per ottenere l’accesso degli osservatori alle strutture elettorali e mettere in dubbio la sicurezza delle schede elettorali per corrispondenza e l’accuratezza delle liste elettorali. Un portavoce del RNC ha affermato che il partito sta “proteggendo ogni voto legale”.

David Becker, direttore esecutivo del gruppo indipendente Center for Election Innovation and Research, ha affermato che la maggior parte delle affermazioni fatte dal movimento per l’integrità elettorale “non sono progettate per risolvere i problemi ora… Sono progettate per preparare il terreno per affermare che le elezioni sono state rubate dopo che il voto è già stato depositato nelle urne”.

A former US President Donald Trump supporter stands in front of Trump’s Mar-a-Lago property after the guilty verdict in West Palm Beach, Florida, USA, 30 May 2024 ANSA/EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH

Gli osservatori di partito prendono parte da tempo alle elezioni: guardano e controllano. Sono volontari di entrambi i partiti. La campagna elettorale dei democratici prevede di schierarne decine di migliaia come osservatori il giorno delle elezioni e per gestire le linee telefoniche di assistenza che forniscono competenze legali e di protezione degli elettori.

I repubblicani però sono quattro anni che fanno i preparativi. Pochi giorni dopo le elezioni del 2020, alcuni gruppi conservatori si sono lamentati del fatto che Trump non avesse fatto un lavoro preparatorio più efficace per mettere in dubbio i risultati elettorali. Secondo loro, l’ex presidente non aveva creato quel clima di incertezza sul risultato prima che i voti venissero contati, poiché facendolo dopo, le sue affermazioni sono state considerate dall’opinione pubblica come le lamentele di uno sconfitto. “Questa dovrà diventare un’altra nostra crociata”, ha scritto Carson Holloway, un membro del conservatore Claremont Institute.

I finanziamenti piovono. Il Wall Street Journal elenca i miliardari che finanziano l’iniziativa per contestare il risultato elettorale: i maggiori sono i gruppi collegati agli Uihlein, multimilionari dei trasporti, una fondazione finanziata da David Green, il miliardario di Hobby Lobby. Due organizzazioni non profit in una rete di gruppi gestiti dall’attivista giudiziario conservatore Leonard Leo hanno donato più di 4,7 milioni di dollari. Donors Trust, Bradley Impact Fund e Lynde and Harry Bradley Foundation hanno donato collettivamente più di 48 milioni di dollari a tali gruppi. Patrick Byrne, ex CEO di Overstock.com, ha affermato di aver donato fino a 60 milioni di dollari per gli sforzi di integrità elettorale, tra cui America Project, un’organizzazione non-profit che ha lanciato con l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Mike Flynn. Il loro Election Integrity Network del Conservative Partnership Institute, diretto da Cleta Mitchell, un avvocato repubblicano che era con Trump quando ha telefonato al segretario di Stato della Georgia affinché “trovasse” circa 12.000 voti per farlo vincere.

Nelle elezioni del 2020, le donazioni private, tra cui 400 milioni di dollari dal fondatore di Meta, Mark Zuckerberg, e da sua moglie Priscilla Chan, hanno aiutato i governi statali e locali a pagare le spese elettorali. I repubblicani hanno affermato che le sovvenzioni sono state utilizzate per rafforzare l’affluenza democratica negli stati chiave, cosa che Zuckerberg e i funzionari elettorali di entrambi i partiti negano. Fatto sta che, in seguito alla pressione dei gruppi conservatori, 28 stati, tra cui Georgia, Virginia e altri Stati “incerti”, hanno vietato, limitato o regolamentato tali sovvenzioni private dal 2020. Un portavoce di Zuckerberg e Chan ha affermato che non doneranno più tali fondi. La maggior parte degli stati che hanno vietato le sovvenzioni non hanno stanziato fondi governativi per colmare il divario, il che, secondo alcuni esperti elettorali, ha lasciato i funzionari elettorali statali e locali sottofinanziati e sottodimensionati, un altro fatto che potrebbe contribuire al caos il giorno delle elezioni. E i ritardi permettono a Trump di capitalizzare sull’incertezza.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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