Helene prima e l’Iran dopo sconvolgono la politica americana. Il disastroso uragano che si è abbattuto in Florida, spostandosi poi in Georgia e North Carolina seminando distruzione e morte (finora le vittime sono 133 e il governatore della North Carolina Roy Cooper ha detto che non si hanno notizie di 600 persone), ha scombussolato la campagna elettorale in questi tre “Stati chiave” i cui risultati potrebbero determinare chi andrà alla Casa Bianca e chi controllerà il Senato. Tuttavia, anche oggi, dopo che la tempesta è passata, la campagna elettorale, almeno per la vicepresidente Harris, è stata bloccata a Washington dai venti di guerra che soffiano in Medio Oriente.
Il devastante uragano nel pieno della corsa per le presidenziali aveva già scombussolato i piani dei candidati che, memori di Katrina del 2005 che investì New Orleans, in cui persero la vita 1.245 persone, hanno dovuto modificare i programmi. Le decisioni del presidente, in questo caso di due sfidanti che puntano alla Casa Bianca, per i disastri naturali sono viste dagli elettori come un segno della competenza del Commander in Chief.
Diciannove anni fa, l’allora presidente George W. Bush sottovalutò gli allarmi e non diede disposizioni sui pericoli e sui preparativi da attuare né diede aggiornamenti successivi per gli aiuti di emergenza. I soccorsi arrivarono in ritardo, non coordinati e in modo molto confuso, mentre centinaia di persone erano rimaste bloccate sui tetti delle case. Le ripercussioni di queste inefficienze si videro l’anno dopo quando i Repubblicani persero il controllo sia della Camera che del Senato. Prima che Bush subisse le ricadute politiche di Katrina, suo padre, il presidente George H.W. Bush, venne duramente criticato per la lenta risposta all’uragano Andrew che, nell’agosto 1992, aveva devastato la Florida e a novembre perse le elezioni sconfitto da Bill Clinton.
While at FEMA Headquarters today, I spoke about the ongoing impacts of Hurricane Helene and discussed our Administration’s efforts to get food, water, generators, and other resources to impacted communities as quickly as possible. pic.twitter.com/mU2uWXx4BB
— Vice President Kamala Harris (@VP) October 1, 2024
Alla luce di queste esperienze sia l’ex presidente Trump che la vicepresidente Harris hanno bruscamente cambiato i loro piani elettorali. Prima di loro Biden, che ieri aveva già annunciato che sarebbe andato in North Carolina e poi in Georgia e Florida, ha detto che il Congresso dovrà approvare un disegno di legge sui finanziamenti supplementari per ricostituire i fondi federali di soccorso in caso di calamità (cosa che i legislatori non sono riusciti a fare prima di lasciare la città la scorsa settimana).
Trump ha approfittato del disastro per tornare ad attaccare l’amministrazione Biden. Harris, invece, ha interrotto il suo viaggio programmato in Nevada per tornare a Washington e coordinare gli aiuti con la Federal Emergency Management Agency (FEMA).
L’ex presidente, in uno dei suoi comizi tra le strade allagate e le case distrutte di Valdosta, in Georgia, ha detto ieri che il governatore Brian Kemp, suo compagno di partito, ma anche suo nemico, non era riuscito a parlare con il capo della Casa Bianca, sebbene il governatore avesse affermato ai giornalisti di aver avuto una lunga conversazione con il presidente Biden. E dai suoi assistenti arriva la conferma: “Sono le solite bugie elettorali di Trump“, aggiungendo che Biden avrebbe concesso tutto l’aiuto possibile.
La portavoce della Casa Bianca ha spiegato che la decisione di Biden e Harris di non andare subito nelle aree colpite è stata dettata per evitare che l’apparato di sicurezza ostacolasse la macchina dei soccorsi.
Oggi Trump è in Wisconsin, uno Stato chiave per conquistare la Casa Bianca. L’ex presidente è andato in uno stabilimento industriale di Waunakee, un sobborgo di Madison, per poi fare visita a un museo di Milwaukee. Ha preso lo spunto dall’attacco missilistico dell’Iran a Tel Aviv e Gerusalemme per accusare la Casa Bianca di essere assente “mentre il mondo è in fiamme”. “Sotto il Presidente Trump non avevamo guerre in Medio Oriente”, ha aggiunto, ribadendo anche che se ci fosse stato lui alla Casa Bianca non ci sarebbero stati gli attacchi del 7 ottobre di Hamas in Israele.
A causa dell’attacco missilistico iraniano Kamala Harris ha dovuto cancellare i suoi piani elettorali ed è andata con il presidente Biden nella Situation Room della Casa Bianca per seguire la riunione di emergenza con lo stato maggiore delle forze armate e della National Security che, dopo che Biden aveva dato l’autorizzazione per aiutare Israele ad abbattere i missili iraniani, veniva monitorato. Giovedì andrà in Wisconsin a sottolineare l’importanza elettorale di questo Stato. Ieri sera la Harris ha ribadito il suo sostegno alla legalizzazione a livello federale della marijuana. “Penso solo che siamo arrivati a un punto in cui dobbiamo capire che dobbiamo legalizzarla a livello federale e smettere di criminalizzarne il consumo”, ha affermato durante un’intervista condotta da Matt Barnes e Stephen Jackson sul podcast di sport e cultura “All the Smoke”.