Una Convention “bulgara” quella che si prospetta per i democratici a Chicago. Una sola candidata, Kamala Harris, con i 4.700 delegati che da questa mattina, fino a lunedì, votano per incoronarla come la rappresentante del partito che il 5 novembre sfiderà Donald Trump.

Un voto che si sarebbe dovuto tenere in occasione della Convention, ma per motivi procedurali è stato deciso di anticiparlo con una elezione interna online – come peraltro accaduto nel 2020 a causa della pandemia. Il partito non ha reso noto come sia possibile seguire l’andamento – peraltro scontato, dato che non vi sono altri candidati –, né è stato detto quando saranno resi noti i risultati. Una votazione che avviene ancora prima che Harris abbia scelto il suo compagno di ticket. Sono cinque i candidati che hanno superato la prima selezione: il senatore dell’Arizona Mark Kelly,i governatori della Pennsylvania Josh Shapiro, del Minnesota Tim Walz e del Kentucky Andy Beshear e il segretario ai Trasporti Pete Buttigieg. In molti ritengono che in pole position ci sia Shapiro. Walz ha a suo favore la buona gestione dellla tensione seguita dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia mentre veniva arrestato nel 2020. Beshear, eletto per due volte in uno Stato conservatore, è tiepido sul tema dell’aborto, mentre se Kelly dovesse optare per la vicepresidenza metterebbe a rischio il suo seggio in Arizona che potrebbe essere conquistato a novembre da un candidato repubblicano. Buttigieg sarebbe quello preferito dalla base del partito, perché è giovane e ha dimostrato di essere molto in gamba come ministro, ma il fatto che sia apertamente gay potrebbe alienare il voto dei democratici-conservatori. Alcuni dei progressisti hanno detto a Harris che non vorrebbero che scegliesse Shapiro come suo vicepresidente. Ebreo osservante, non piace all’ala più di sinistra del partito, convinta che una sua nomina possa legare ancora di più gli Stati Uniti a Israele.
Secondo il Washington Post, martedì prossimo Harris rivelerà il nome del suo compagno di ticket e insieme terranno il loro primo comizio.
Questa mattina, prima di avviare la procedura dell’elezione online, un portavoce del Democratic National Committee ha detto che l’84 % dei delegati si era già impegnato verbalmente nel dare il voto a Harris.
L’elezione online era stata decisa dopo che lo Stato dell’Ohio, per fare un dispetto ai democratici, aveva minacciato di non includere i nomi del ticket dell’asinello sulle schede elettorali di novembre poiché la Convention di Chicago si teneva dopo che la Commissione elettorale statale, a maggioranza repubblicana, aveva imposto l’8 agosto come data per la scadenza per la presentazione delle liste.
This afternoon, Donald Trump spoke to the National Association of Black Journalists.
It was the same old show.
Let me just say: The American people deserve better than Donald Trump’s divisiveness and disrespect.
— Kamala Harris (@KamalaHarris) August 1, 2024
Tra coloro che votano, oltre ai delegati scelti alle primarie e ai caucus statali, ci sono altre 700 persone che prendono parte alla selezione per la loro carica elettiva o per le posizioni che ricoprono all’interno del partito. Sono governatori, senatori e deputati, ex presidenti, dirigenti del DNC e presidenti statali dem. I “non eletti”, noti ai più come “superdelegati”, sono stati al centro di molti dibattiti perché con il loro voto potrebbero influenzare l’esito della nomina anche se non hanno ricevuto il mandato dagli elettori. Storicamente, tuttavia, i superdelegati non hanno mai sostenuto un candidato diverso da quello selezionato dalla maggioranza dei delegati eletti.
Dopo le elezioni del 2016, il partito ha approvato delle riforme che hanno consentito ai superdelegati di votare solo dal secondo turno. Possono partecipare al primo voto solo se un candidato ha ottenuto la maggioranza dei delegati promessi come nel caso di Kamala Harris.
Fino a un paio di settimane fa, quando Biden era ancora in corsa per le elezioni di novembre, i sondaggi davano Trump in vantaggio. Ora, dopo la decisione del presidente di abbandonare la corsa elettorale, le percentuali sono cambiate: Donald Trump e Kamala Harris sono testa a testa in cinque Stati in bilico. Secondo l’indagine demoscopica di Public Opinion Strategie riportata da Politico, la vicepresidente è avanti al candidato GOP in Pennsylvania e Wisconsin (rispettivamente 48% contro 45% e 48% contro 46%). Invece, l’ex presidente è in vantaggio in Arizona, con il 48% delle preferenze a fonte del 43% di Harris, e in Nevada dove ha il 46% dei consensi contro il 45% della candidata dem. I due sono alla pari in Michigan con il 45% dei punti a favore. Uno slittamento dell’opinione pubblica che, a giudicare dalle sue reazioni, deve preoccupare l’ex presidente. Lo dimostra il rabbioso comizio che Trump ha tenuto ieri sera ad Harrisburg, dopo che aveva preso parte alla convention della National Association of Black Journalists, a Chicago, in cui ha continuato a lamentarsi delle elezioni rubate da Biden, delle deportazioni di massa che farà se sarà eletto, ripetendo le sue vecchie accuse su immigrazione e criminalità e criminalità e immigrazione, aggiungendo che con l’amministrazione Harris arriverà l’apocalisse economica. Accuse e recriminazioni senza mai fornire una prova o elaborare soluzioni per risolvere i problemi del Paese e con il passare dei minuti la gente ha iniziato ad abbandonare il comizio. Poco dopo c’è stata la sua reazione velenosa su Truth Social centrando Harris con una valanga di insulti.
La candidata democratica, prima di andare a Houston alla commemorazione della parlamentare Sheila Jackson Lee, scomparsa la settimana scorsa, con il sorriso sulle labbra ha schernito Donald Trump che ieri sera aveva offensivamente messo in dubbio la sua identità. “Usa sempre lo stesso trucco della divisione razziale e della mancanza di rispetto – ha detto Harris. – Gli americani meritano di meglio. C’è bisogno di un leader che dica la verità, che non sia ostile e rabbioso e che sia in grado di capire che le differenze razziali non rappresentano una divisione”.
Infine, l’attrice Maya Rudolph tornerà nel popolare programma televisivo Saturday Night Live nel ruolo di Kamala Harris. La comica, che era una partecipante fissa dello show satirico del sabato sera tra 2006 e 2007, e poi è comparsa altre volte quando Harris si era candidata alle primarie democratiche nel 2020, ha sospeso temporaneamente la produzione della sua nuova serie Loot per Apple Tv+.