Due settimane per scegliere il suo vicepresidente. Mentre è impegnata a girare per gli Stati Uniti per la campagna elettorale, Kamala Harris deve anche decidere chi la accompagnerà nella corsa alle presidenziali 2024 e ha solo 14 giorni, entro il 7 agosto, per assicurarsi che il suo nome e quello del suo o della sua vicepresidente compaiano sulle schede in ogni Stato.
Da quando il presidente Joe Biden ha rinunciato alla possibilità di un secondo mandato, è cominciato il toto vicepresidente. Chi parla di tre favoriti, chi ne cita addirittura tredici, chi una decina scarsa. Di seguito quelli più papabili:

- Il senatore dell’Arizona, Mark Kelly:
60 anni, prima di diventare astronauta della NASA e pilota dello Space Shuttle nel 1996, era un pilota della Marina USA durante l’operazione Desert Storm in Iraq. In guerra ha servito 39 missioni. Poi è rimpatriato negli Stati Uniti ed è stato chiamato dall’Agenzia Spaziale. Quindici anni di carriera e cinquantaquattro giorni nello spazio, dove ha frequentato anche la Stazione Spaziale Internazionale. È entrato in politica nel 2007, dopo aver sposato la sua seconda moglie, la deputata dell’Arizona Gabby Giffords, che è stata vittima di una sparatoria nel gennaio 2011 e per cui Kelly si è ritirato dalle missioni della NASA. I coniugi sono diventati grandi sostenitori di una riforma sulle armi fondando il comitato “Americans for Responsible Solutions”. Nel 2020 si è candidato a un seggio del Senato vincendolo con 78 mila voti. Ed è stato rieletto anche due anni dopo con 125 mila voti.
Oltre a fare pressione per un controllo sulle armi più incisivo – “perché ne conosco personalmente i danni” –, Kelly si ha votato per abrogare una sentenza che vietata tutti gli aborti in Arizona.
In merito alla possibilità di accompagnare Harris alle presidenziali 2024, ha dichiarato a ABC News: “Non si tratta di me. Io mi impegnerò a fare di tutto affinché lei venga eletta perché non possiamo ripetere quello che abbiamo visto fra il 2016 e il 2020”.

- Il governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro:
51 anni, al suo primo anno di college, un suo compagno di corso gli propose di candidarsi al consiglio studentesco dell’Università di Rochester e vinse. Da allora non ha mai perso un’elezione. A vent’anni ha lavorato come assistente al Congresso e si è poi laureato in legge alla Georgetown University di Washington. Nel 2004 ha guadagnato un seggio in rappresentanza della Contea di Montgomery alla Camera della Pennsylvania e nel 2016 è diventato procuratore generale dello Stato. È stato eletto governatore nel 2022 riuscendo a battere il senatore repubblicano Doug Mastriano, appoggiato da Trump, e il suo mandato finisce nel 2027.
Shapiro è un ebreo conservatore osservante. Ha condannato l’antisemitismo, appoggiato una proposta di legge bipartisan che avrebbe tolto i finanziamenti statali a qualsiasi università che avrebbe ritirato i programmi in collaborazione con Israele. Diverse volte ha definito debole la risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Durante il suo mandato da procuratore generale della Pennsylvania, ha indagato il ruolo dei produttori e distributori farmaceutici nella diffusione di oppioidi. Si è schierato contro l’amministrazione Trump quando separava le famiglie dei migranti al confine fra Stati Uniti e Messico e ha difeso in tribunale i risultati elettorali del 2020 della Pennsylvania.
“Farò qualsiasi cosa affinché Harris diventi la 47esima presidente degli Stati Uniti”, ha dichiarato Shapiro.

- Il governatore del North Carolina, Roy Cooper:
67 anni, prima di diventare governatore nel 2017 – il suo mandato dovrebbe scadere a novembre – è stato alla Camera statale dal 1987 al 1991 e al Senato dal 1991 al 2001, per poi occupare la posizione di procuratore generale del North Carolina per 16 anni. Essendo in uno Stato a maggioranza repubblicana (solo Obama riuscì ad aggiucarselo nel 2008 per meno di 14 mila voti), l’unica legge che è riuscito a far passare senza che venisse bloccata è stata l’espansione del programma Medicaid. Si è schierato a favore dell’abrogazione di una proposta di legge che avrebbe vietato l’aborto a tutti i livelli dopo le 12 settimane. E fra le sue priorità c’è l’implementazione dell’istruzione pubblica.

- Il governatore dell’Illinois, J.B. Pritzker:
59 anni, è già al secondo mandato da governatore. È l’erede miliardario della Hyatt Corporations, aggiudicandosi il titolo di uomo della politica USA più ricco in assoluto. Solo per le sue due campagne ha versato 323 milioni di dollari e potrebbe essere un grande aiuto economico per Harris, in modo da colmare eventuali lacune nella raccolta fondi.
Ha legami profondi con i dem della California, essendo la sua patria natale ed essendo molto amico dell’ex presidente alla Camera Nancy Pelosi, residente a San Francisco. È pro-aborto, in Illinois ha approvato una legislazione per proteggere il diritto di abortire. Durante i suoi mandati ha firmato diverse leggi per aumentare il salario minimo, legalizzare la marijuana e, in ultimo, vietare le armi d’assalto nel suo Stato. Viene considerato comunque un moderato per le sue origini capitaliste – non si farebbe problemi a schierarsi dalla parte della sua famiglia se si parla di economia.
Diversi media riportano anche i nomi dei governatori del Minnesota, Tim Walz (60 anni e grande sostenitore del diritto all’aborto); del Kentucky, Andy Beshear (46 anni ed ex procuratore generale, come Harris). Ci sono state dell’indiscrezioni sul segretario ai Trasporti, Pete Buttigieg (42 anni, gay dichiarato, è stato un agente dell’intelligente per la Marina USA dal 2009 al 2017), e sull’ex deputato della Louisiana e attuale consigliere di Biden, Cedric Richmond (50 anni ed ex alunno dell’Historically Black College or University, dove anche Harris ha studiato).
Solo perché due donne non hanno mai guidato il Paese non significa che Harris non ne stia prendendo in considerazione una per questa corsa presidenziale. L’unica che, secondo il Washington Post, potrebbe ricoprire questa carica è la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer. 52 anni, “è stata oggetto di un rapimento e di un omicidio sventati e può essere una voce forte per condannare l’aumento della violenza politica”, scrive il quotidiano. Ma, essendo donna anche lei, potrebbe indebolire la figura di Harris e i democratici non vogliono perdere i voti degli uomini bianchi, la cui maggioranza si schiera con i repubblicani. In ogni caso, la governatrice ha espresso diverse volte la sua volontà di non diventare vicepresidente.
La scelta di Harris non sarà facile. Dovrà tenere in considerazione tanti aspetti: compatibilità personale, equilibrio geografico e ideologico, capacità di governare uno Stato in bilico (come nel caso di Pennsylvania o North Carolina) e di gestire i media e la campagna elettorale, ma soprattutto che il candidato sia in grado di sostituirla nel caso in cui diventasse presidente.
È cominciata a girare anche la voce che Harris terrà conto di un altro parametro: i figli. Dopo le accuse di “gattara” (quando, pur non avendo mai partorito, ha adottato quelli di suo marito Douglas Emhoff) mosse dai repubblicani e, in particolare, dal vicepresidente JD Vance, pare che la candidata democratica in pectore stia guardando a chi ha figliato di più per convincere tutti gli indecisi. Seguendo questo ragionamento, Harris opterebbe per Shapiro che ne ha quattro.
Invece, secondo gli speculatori, la scelta dovrebbe ricadere, con molta probabilità, su Mark Kelly perché è l’unico che non ricopre la carica di governatore e che, quindi, nel caso in cui venisse nominato come vicepresidente, non dovrebbero essere organizzate delle nuove elezioni statali.