Sono arrivate mercoledì dal palco di Milwaukee, che lunedì lo ha elevato a componente del ticket presidenziale repubblicano guidato da Donald Trump, le prime parole da candidato vicepresidente di JD Vance.
Il senatore 39enne (sarebbe il secondo vicepresidente più giovane della storia dopo John Breckinridge) ha tracciato un vivido ritratto del suo percorso degno di un romanzo di formazione: dalla trascurata città industriale di Middletown fino a Capitol Hill, dove rappresenta appunto l’Ohio. Il suo discorso è consistito in una narrazione commovente di come ha superato le avversità, accompagnato da un appello a favore della classe operaia.
“Non avrei mai immaginato di trovarmi qui stasera”, ha esordito Vance. “Sono cresciuto a Middletown, una piccola città dove le persone dicevano quello che pensavano, costruivano con le loro mani e amavano il loro Dio, la loro famiglia, la loro comunità e il loro Paese con tutto il cuore”. Prima, beninteso, che la detta cittadina venisse “messa da parte e dimenticata dalla classe dirigente americana a Washington” – un’introduzione servita a Vance per scagliarsi contro i cosiddetti “politici di carriera”. Primo tra tutti, Joe Biden.
“Il presidente Biden è in politica da più tempo di quanto io sia vivo”, ha tuonato Vance, accusando l’81enne democratico di aver devastato l’America industriale con le sue politiche commerciali e sprecando risorse all’estero. “Per mezzo secolo, è stato un campione di ogni singola iniziativa politica volta a rendere l’America più debole e più povera”.
“In piccole città come la mia in Ohio, o in Pennsylvania, o in Michigan, in tutti gli Stati del nostro Paese, i posti di lavoro sono stati mandati all’estero e i ragazzi sono stati mandati in guerra”, le parole di Vance. “La visione del Presidente Trump invece è così semplice eppure così potente”, ha detto. “Abbiamo smesso, signore e signori, di occuparci di Wall Street. Ci impegneremo per i lavoratori”.
“Alla gente di Middletown, Ohio, e a tutte le comunità dimenticate del Michigan, del Wisconsin, della Pennsylvania e dell’Ohio, e in ogni angolo della nostra nazione, prometto questo”, ha poi chiosato. “Sarò un Vicepresidente che non dimenticherà mai da dove viene”.
A introdurre Vance sul palco è stata la moglie Usha Chilukuri Vance, che ha parlato della netta differenza tra il modo in cui lei e il marito sono cresciuti: lei in una famiglia di immigrati indiani di ceto medio a San Diego, lui in una famiglia di ceto basso degli Appalachi. Lo ha definito “un tipo da carne e patate” che tuttavia ha rispettato la dieta vegetariana della moglie e imparato a cucinare cibo indiano per la suocera.
L’infanzia di Vance è il fulcro del bestseller Elegia Americana, inno della Rustbelt e dell’America dimenticata, lontano dalle metropoli. Nel corso degli anni Vance ha illustrato un’agenda politica di stampo isolazionista che comporta l’abdicazione degli Stati Uniti dal loro ruolo dominante negli affari globali.
Il suo discorso ha abbracciato molti dei principi fondamentali del trumpismo, promettendo di dare priorità all’industria manifatturiera nazionale rispetto alle importazioni cinesi e avvertendo gli alleati che non avranno più “corse gratuite” per garantire la pace nel mondo, dicendosi contrario agli aiuti militari per l’Ucraina. Il focus sui lavoratori riguarda anche le politiche sociali, che in parte sembrano discostarsi dall’approccio repubblicano classico: Vance sostiene che il Governo federale debba aiutare la classe operaia limitando le importazioni, aumentando il salario minimo e imponendo normative più stringenti per le imprese.