Tutto pronto per l’incoronazione del sovrano ferito all’orecchio.
Nikky Haley, la ribelle, con una piroetta perfetta è tornata a casa. Nel catino di moquette rossa alla convention di Milwaukee tra gli applausi conditi da qualche fischio annuncia: “Voglio essere chiara: il mio è un sostegno pieno a Donald Trump. Si deve votare per lui anche se non si condividono le sue idee al 100%”.

Di fronte a lei c’è un “re Donald” seduto sulla poltrona bianca mentre parla. Spesso si alza per applaudirla, ma non la invita a salire nel suo palco speciale perché i posti a destra, a sinistra e dietro, sono riservati in ordine decrescente solo ai fedelissimi.
L’ex presidente adesso ha davvero tutto il partito repubblicano ufficialmente ai suoi piedi, controllato da Lara Trump, la moglie di Eric. Di fatto, è il “partito della famiglia”, il suo regno politico, la macchina da guerra. Non varrà solo per i prossimi 4 anni, ma getterà le basi di un movimento “Trump/MAGA” destinato a durare nel tempo e a sovrapporsi ai valori dello storico partito dell’elefante di Ronald Reagan, che di fatto si era già dissolto con il primo mandato come presidente perché lo ha fagocitato subito sostituendolo con una nuova classe dirigente.
Ci sono, però, degli assenti eccellenti a questa Convention Repubblicana. Soprattutto non ci sono ex presidenti, come George Bush, e nemmeno senatori ed ex candidati, come Mitt Romney. Manca vistosamente anche Mike Pence, il fedele vice-presidente di Trump per 4 anni, l’uomo che non ha voluto ribaltare l’esito del voto del 2020 facendo fallire di fatto il colpo di Stato del 6 gennaio del quale a Milwaukee non parla nessuno.
La Convention mostra una forte unità almeno di facciata nei confronti di Trump, ma rivela anche voci più caute tra i delegati repubblicani che non apprezzano troppo la direzione estrema e ultra MAGA che il partito sta seguendo in questa sua ultima evoluzione.
Molti ministri di Trump, consiglieri ed esperti della vecchia squadra del primo mandato non si sono fatti vedere, anzi criticano pesantemente la scelta del giovane vice-presidente JD Vance per le sue visioni estreme e radicali.
Kamala Harris gli ha fatto gli auguri e si dice pronta a sfidarlo sui temi dell’aborto, dell’immigrazione e dell’ambiente, le cui posizioni tra i due non potrebbero essere più distanti.
Ma a Milwaukee è la giornata dell’astro nascente dei MAGA, il vicepresidente prescelto James David Vance. Lui viene presentato all’America dalla moglie indiana come un giovane e brillante scrittore, nato povero, visionario e pensatore che ha conquistato un seggio al Senato per l’Ohio solo 18 mesi fa.
I democratici contrattaccano la linea Trump/Vance proponendo una radicale riforma della Corte Suprema con l’imposizione di un codice etico per i 9 giudici, ma soprattutto la limitazione del loro mandato a 10 anni (magari rinnovabili) abolendo l’elezione a vita come accade oggi.