La candidatura di Joe Biden è il tormentone politico dell’estate americana. Resta? Abbandona? Sono gli interrogativi che gli elettori si pongono. La Casa Bianca fa quadrato intorno al presidente, peraltro impegnatissimo con il summit della Nato. Per lui domani, quando farà la conferenza stampa a conclusione dei lavori di questa sessione dell’Alleanza Atlantica ci sarà il momento della verità.
Ieri, nel discorso di benvenuto davanti ad un forum internazionale che esaminava attentamente ogni sua parola, Joe Biden era lucido, articolato. Così come oggi nel discorso di apertura dei lavori. Ma erano discorsi preparati. Domani invece ci sarà il fuoco di fila delle domande dei giornalisti e si capirà meglio se la sua debacle al dibattito con Trump è stata un fatto isolato dovuto alla stanchezza e al raffreddore o se, invece, il peso degli anni incide sulla sua funzionalità cognitiva.
Per ora quasi tutti i democratici al Congresso sono in souplesse, in attesa di quest’ultima prova d’appello per il presidente. Anche l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi, che nei giorni sorsi aveva affermato che Biden si sarebbe dovuto dimettere, oggi è stata più possibilista, non prendendo posizione sottolineando che “spetta al presidente decidere se candidarsi”. “Lo incoraggiamo tutti a prendere questa decisione perché il tempo stringe, ma è amato, è rispettato e la gente vuole che prenda la decisione”.
Una spallata a Joe Biden gliel’ha data George Clooney. L’attore e regista ha scritto una sua opinione sul New York Times.
Una lettera d’amore alla stricnina in cui Clooney chiede al presidente di farsi da parte. “Amo Joe Biden, ma abbiamo bisogno di un nuovo candidato. Amo Joe Biden – scrive – come senatore, come vicepresidente e come presidente, lo considero un amico, credo in lui. Credo nel suo carattere, credo nella sua morale. Negli ultimi quattro anni ha vinto molte delle battaglie che ha affrontato. Ma una battaglia che non può essere vinta – aggiunge – è quella contro il tempo. Nessuno di noi può. E’ devastante dirlo, ma il Joe Biden che tre settimane fa era alla raccolta fondi non era il “fottutamente grande” Joe Biden del 2010. E neanche il Joe Biden del 2020. Era lo stesso uomo che tutti noi abbiamo visto al dibattito”.
Clooney aggiunge di aver parlato in privato con deputati e senatori e vari governatori che sostengono l’idea che Biden lasci, anche se poi in pubblico affermano di sostenere il presidente. L’attore cita come possibili alternative Wes Moore, Kamala Harris, Gretchen Whitmer, Gavin Newsom, Andy Beshear e J.B. Pritzker.
Clooney chiede di decidere in fretta e poi andare alla convention ad agosto. “Sarà caotico? Sì – risponde – la democrazia è caotica, ma rianimerebbe il partito e darebbe la sveglia agli elettori. Il breve tempo che manca al giorno delle elezioni sarebbe un vantaggio, non un ostacolo. Questo può essere un momento emozionante per la democrazia, come abbiamo visto con i circa duecento candidati che si sono fatti da parte in Francia per salvare la loro democrazia dalla estrema destra”.
“Joe Biden – conclude Clooney – è un eroe: ha salvato la democrazia nel 2020. Abbiamo bisogno che lo faccia di nuovo nel 2024”.
In questo momento di incertezza politica negli Stati Uniti il Wall Street Journal lancia l’allarme dei tentativi della Russia di influenzare le elezioni americane di novembre attraverso la guerra d’informazione per indebolire la campagna di Biden e del Partito Democratico e affievolire la fiducia del pubblico nel processo elettorale.
Citando fonti dell’Office of the Director of National Intelligence (Odni) il giornale finanziario scrive che operazioni di influenza elettorale della Russia, che includono account segreti sui social media e canali di messaggistica diretta criptati, stanno prendendo di mira gruppi chiave di elettori negli Stati oscillanti per sfruttare le divisioni politiche e indebolire il sostegno all’Ucraina dopo l’invasione russa. I funzionari, scrive il Wall Street Journal, non hanno menzionato Trump per nome, ma hanno affermato che l’attuale attività della Russia rispecchia i cicli elettorali del 2020 e del 2016, quando anche allora Mosca aiutò Trump e cercò di indebolire i candidati democratici.
Insieme alla Russia, l’Iran è diventato “sempre più aggressivo” nei suoi sforzi di influenza estera, anche nelle ultime settimane incoraggiando segretamente le proteste contro la guerra a Gaza, ha denunciato in una dichiarazione separata Avril Haines, direttrice dell’intelligence nazionale. Gli avvertimenti sottolineano come gli avversari degli Usa, aggiunge il Wall Street Journal, continuino a sfruttare le piattaforme di social media e altri mezzi per manipolare l’opinione pubblica, nonostante gli sforzi dei servizi segreti per denunciare e reprimere le operazioni di influenza.
Ieri sera il Dipartimento di Giustizia ha detto che sono stati sequestrati due domini internet e perquisito 968 account di social media che agenti russi avrebbero utilizzato per creare una “bot farm” di intelligenza artificiale e diffondere disinformazione negli Stati Uniti. Un bot è un programma per computer progettato per imitare o sostituire le azioni di un essere umano eseguendo attività automatizzate e ripetitive. Abbreviazione di “robot”, un bot può svolgere le attività con una velocità e un’accuratezza infinitamente maggiori rispetto a un utente umano. Esistono molti tipi di bot che eseguono diversi tipi di attività, e i bot sono una parte sempre più crescente del traffico Internet.
La campagna mirata a seminare “discordia negli Stati Uniti e altrove” è stata sviluppata dallo spionaggio russo Fsb, ha detto il Dipartimento di Giustizia aggiungendo che è una offensiva di Mosca per minare i sistema democratico degli Stati Uniti.