“La Nato fu fondata per proteggere la democrazia e noi siamo qui per rinnovare quell’impegno, oggi la Nato è più potente che mai”. Con queste parole il presidente Joe Biden ha aperto i lavori del 75esimo vertice Nato a Washington. “La storia stava guardando”, quando i leader vennero qui per firmare il trattato nel 1949, ha detto Biden. “Quando siamo stati attaccati l’11 settembre l’articolo 5 è stato invocato per la prima volta e i nostri alleati ci sono venuti in soccorso e noi non dimenticheremo”.
Parlando dall’Andrew W. Mellon Auditorium, dove il Trattato del Nord Atlantico fu firmato 75 anni fa, Biden ha ricordato la rinnovata forza della NATO, sottolineando l’aggiunta di due paesi, Finlandia e Svezia, all’alleanza e l’aumento dei paesi che spendono almeno il 2 percento del loro PIL per la difesa.
“Questo notevole progresso è la prova che il nostro impegno è ampio e profondo, che siamo pronti, che siamo disposti, che siamo in grado di scoraggiare l’aggressione e difendere ogni centimetro del territorio della NATO in ogni ambito”, ha affermato Biden. “È positivo che siamo più forti che mai perché questo momento storico richiede la nostra forza collettiva”.
Il presidente ha poi elogiato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, “ha fatto un lavoro straordinario” ha detto Biden consegnando a Stoltenberg la Medaglia della Libertà, il prestigioso riconoscimento creato dal presidente John Kennedy, la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti.
Con questo intervento lineare, senza mai perdere il filo del discorso, il presidente, anche se aiutato dal teleprompter, ha superato il primo esame sulle sue condizioni psico-fisiche. Per lui questo intervento era un esame pubblico per mostrare che la sua pessima performance nel dibattito contro Donald Trump il 27 giugno è stata un fatto occasionale.
Il presidente ha parlato con passione dell’importanza dell’alleanza. Non ha menzionato Trump per nome, che ha minacciato di fare a pezzi l’alleanza e ha detto che avrebbe permesso alla Russia di fare “tutto il diavolo che vuole” a qualsiasi paese della NATO che non spendesse abbastanza, ma ha sottolineato che una maggioranza bipartisan di americani sostiene l’alleanza e ha parlato del pericolo di un mondo senza di essa.
Biden nel suo discorso ha anche annunciato che Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi, Romania e Italia forniranno all’Ucraina cinque sistemi di difesa aerea Patriot nei prossimi mesi, soddisfacendo una delle principali richieste avanzate da Kiev negli ultimi mesi.
“Il popolo americano capisce cosa succederebbe se non ci fosse la NATO, un’altra guerra in Europa, truppe americane che combattono e muoiono, dittatori che diffondono il caos”, ha detto Biden. “Sanno che siamo forti con i nostri amici e capiamo che questo è un obbligo sacro”. “Nel 2020, quando sono stato eletto, solo nove alleati” della Nato “spendevano il 2%” del Pil in difesa, “ora sono 23” che rispettano il tetto del 2% “o più”.
Gli occhi dei leader mondiali erano inevitabilmente puntati su di lui mettendo in secondo piano l’agenda dei lavori sugli aiuti all’Ucraina e sulle contromisure al possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
La delegazione italiana che prende parte ai lavori è composta dalla premier Giorgia Meloni, dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, e dal Ministro della Difesa, Guido Crosetto. Al vertice anche il premier ungherese Viktor Orban che nei giorni scorsi ha dato un simbolico schiaffo all’Alleanza incontrando Putin a Mosca. I suoi legami con il Cremlino rischiano di alimentare tensioni a questo vertice della Nato. Orban, che attualmente detiene la presidenza di turno del Consiglio europeo, ha ripetutamente bloccato gli aiuti della EU all’Ucraina e ha continuato a svolgere attività commerciali con la Russia.
Un clamoroso gesto di dissenso da parte di un partner dell’Alleanza dopo la disastrosa performance di Biden al dibattito con Trump che allarma i leader mondiali che si interrogano se la Casa Bianca sia in grado di far rispettare anche ad Orban le decisioni prese dalla Nato. Inevitabilmente i leader europei seguiranno e analizzeranno ogni dichiarazione di Biden e ogni suo movimento, trasformando questo vertice in un test sulla sua salute e sulle sue capacità cognitive.
L’analisi scritta da Stephen Collison per la CNN centra il delicato momento in cui si trova il presidente. “Prima che Biden possa salvare l’Ucraina, deve sfruttare questo vertice della Nato per salvare se stesso”.
Nel 1949 erano dodici le nazioni fondatrici che firmarono il trattato che voleva contribuire a disegnare l’assetto internazionale dopo una Guerra che aveva sconvolto il mondo. Stati Uniti, Gran Bretagna, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi e Portogallo. L’obiettivo era scongiurare che la Russia si allargasse, anche in semplici termini di influenza politica, oltre i territori conquistati durante l’avanzata dell’Armata Rossa verso Berlino.
La Germania dell’Ovest sarebbe entrata nell’alleanza nel 1955. Tre anni prima erano entrate Turchia e Grecia, giacché il loro ingresso contemporaneo era il modo più sicuro per scongiurare che si facessero la guerra tra loro, destabilizzando un quadrante importantissimo nella geopolitica mondiale. La Francia, che si era dotata di un proprio arsenale nucleare, nel 1966, con Charles De Gaulle ancora al comando, decise di abbandonare il comando militare congiunto. In nome di quell’autonomia strategica che Parigi rivendica, il quartier generale della Nato fu così costretto a traslocare dalla capitale francese a Bruxelles, dove si trova ancora oggi.
Il riavvicinamento sarebbe arrivato solo nel 2009, con Nicolas Sarkozy all’Eliseo. Nel corso degli anni per la Nato ci sono stati i cambiamenti: la caduta del Muro di Berlino aveva portato l’alleanza a un allargamento a Est che aveva coinvolto, tra gli altri, Polonia e Paesi Baltici. La sanguinosa dissoluzione della Jugoslavia aveva innescato i primi due interventi militari della storia dell’organizzazione: in Bosnia a metà anni ’90 e in Kosovo nel ’99, con 77 giorni di raid aerei sulla Serbia.
Dopo gli attentati dell’11 settembre venne applicato per la prima volta l’Articolo 5 che è il fondamento dell’alleanza: il principio secondo il quale se un membro viene attaccato tutti gli altri sarebbero intervenuti in suo soccorso. Dopo gli attentati terroristici del 2001 la Nato venne coinvolta nelle operazioni militari in Afghanistan. Più che altro si trattò di una dimostrazione di solidarietà nei confronti degli Stati Uniti. Il “risveglio” per l’Alleanza ci fu nel 2014 dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia, un fatto questo che aveva spinto i membri dell’organizzazione a fissare l’obiettivo del 2% del proprio Pil nazionale in spese per la difesa, obiettivo che, dopo l’invasione dell’Ucraina, è diventato un requisito minimo, non ancora rispettato da tutti. E proprio per questo il Canada, uno dei Paesi più legati agli Stati Uniti, è aspramente criticato dagli altri Paesi della Nato perché non investe nella difesa. Un fatto questo mal digerito dai partner che avvertono il governo di Ottawa che le cose potrebbero peggiorare molto se Donald Trump tornasse alla Casa Bianca.
“Quello che sta succedendo ora che tutti spendono di più, il fatto che i canadesi non ci provano nemmeno, è diventato sconfortante”, ha detto Max Bergmann, ex funzionario del controllo degli armamenti del Dipartimento di Stato.
“Il fatto è che i canadesi non voglio spendere soldi negli armamenti, la gente non ne vede realmente la necessità”, ha affermato Philippe Lagassé, Barton Chair alla Carleton University di Ottawa. “Se fossimo costretti a scegliere tra la spesa per la difesa, i programmi sociali o la riduzione delle tasse, la difesa verrebbe sempre per ultima. Quindi non vi è alcun vantaggio politico nel mantenere l’impegno”. Una posizione che ha spinto un gruppo bipartisan di 23 senatori statunitensi a compiere il passo estremamente raro di inviare una lettera al primo ministro Justin Trudeau a maggio criticando la sua inerzia per rispettare gli accordi della Nato.