Oggi non c’è stata udienza al processo in cui Donald Trump è incriminato con 34 capi di imputazione per aver pagato con 130 mila dollari l’ex pornostar Stormy Daniels che lo accusa di aver avuto una relazione con lui mentre la moglie Melania aspettava il figlio. Soldi pagati in nero che, secondo l’accusa, sarebbero stati mimetizzati dalla Trump Organization come spese legali dopo che l’ex avvocato di Trump li aveva anticipati
Un reato minore di falso in bilancio che si è trasformato in un atto criminale perché questi soldi sono stati usati per mettere a tacere una voce che avrebbe potuto danneggiare la sua elezione, quindi un finanziamento nascosto alla sua campagna elettorale. Un reato per coprirne un altro che, per la legge penale di New York, trasforma una violazione in un crimine.
Ad inizio processo il magistrato Juan Merchan ha stabilito che il mercoledì non ci sono udienze. Questo per permettere ad avvocati e pubblici ministeri di preparare nel giorno di sosta le loro mosse successive.
Martedì la tempestosa testimonianza proprio di Stormy Daniels ha provato che l’incontro, che Trump sostiene che non si sia mai verificato, c’è effettivamente stato. Entrambi nel 2006 presero parte ad un torneo di golf tra “celebrità” che si disputava a Lake Tahoe. Ci sono le fotografie che lo testimoniano. Poi, mettendo da parte le salaci affermazioni della donna che lo accusa, troppe persone li hanno visti insieme. Primo tra tutti Keith Schiller, la guardia del corpo privata di Trump che l’ex presidente, dopo essere stato eletto, si è portato alla Casa Bianca nominandolo direttore delle operazioni dell’Ufficio Ovale. Fu lui, secondo quanto detto ieri in aula da Stormy Daniel, a contattarla nel golf club di Lake Tahoe e a darle il suo numero di cellulare dicendole che “il suo capo voleva invitarla a cena”. Molte le telefonate che Stormy Daniels ha conservato.
Poi l’ex segretaria di Trump, Rhona Graff, che ha testimoniato di aver visto Stormy Daniels più volte nell’ufficio di Trump a Manhattan. E la testimonianza di David Packer, l’ex editore del National Enquirer, che comprava in esclusiva i racconti delle persone che accusavano Trump delle sue trasgressioni per poi non pubblicare nulla. Un sistema per zittire voci e pettegolezzi, che avrebbero potuto danneggiare la candidatura di Trump. Pecker, dopo aver versato di tasca propria prima 150 mila dollari all’ex modella di Playboy Karen McDougal – che aveva avuto una relazione di un anno con Trump, poi pagando altri 30 mila dollari a Dino Sajudiin, il portiere di uno dei palazzi di Trump che voleva raccontare al National Enquirer la storia, non vera, del figlio segreto di Trump – si rifiutò di sborsare altri dollari quando venne contattato dall’avvocato di Stormy Daniels, Keith Davidson. Quest’ultimo voleva vendere all’editore del giornale scandalistico il racconto della sua cliente, ma Pecker gli disse di parlare direttamente con l’avvocato di Trump, Michael Cohen fornendogli anche il numero del cellulare.
Poi ci sono le testimonianze sui ripetuti contatti tra il primo avvocato di Stormy Daniel, Keith Davidson, con David Pecker e Michael Cohen.
Un intreccio di soldi e di scottanti rivelazioni a pochi giorni dalle elezioni e dopo che era stato riproposto il video di alcuni anni prima, di Access Hollywood, programma televisivo seguitissimo con brevi interviste con le celebrità del momento, in cui Trump aveva affermato che lui prendeva le donne per la vagina. Un’intervista scandalo che tuttavia l’ufficio della campagna elettorale di Trump riuscì a controllare. Ma che diede vita alla lunga serie di accuse all’allora candidato alla Casa Bianca.
Nel corso del processo ha testimoniato anche Gary Farro, ex senior managing director della First Republic Bank, l’istituto di credito che aprì un conto corrente per la società immobiliare, Essential Consultants, costituita da Michael Cohen, che usando questo conto versò 130 mila dollari all’avvocato Davidson. Una montagna di prove e indizi che contraddicono i caparbi dinieghi dell’ex presidente. E ancora deve finire di testimoniare Stormy Daniels, che alla ripresa del processo verrà interrogata dagli avvocati di Donald Trump e poi dovrà testimoniare Michael Cohen, l’ex avvocato di Trump finito in carcere per aver mentito al Congresso per proteggere proprio Trump che per ripagarlo lo ha abbandonato al suo destino..
Il giorno di Cohen in tribunale potrebbe arrivare già questa settimana, con la testimonianza di Daniels che gli porrà le basi per parlare degli sforzi per mettere a tacere la sua storia. L’ex avvocato della Trump Organization ha avuto una lunga relazione professionale con Trump.
Da vedere se Trump stesso testimonierà. L’ex presidente ha più volte detto che vuole testimoniare, poi ha detto che la gag order, l’ordine del silenzio imposto dal magistrato, non gli permetteva di difendersi in aula. Cosa smentita dal giudice che indirizzandosi direttamente all’ex presidente gli ha detto che lui può testimoniare e la gag order riguarda i suoi acidi commenti agli inquirenti, ai testimoni e al personale del tribunale. Gli avvocati di Trump cercano di non farlo deporre, ma l’ex presidente ha già dimostrato più volte che non segue i loro consigli.
Una buona notizia per Trump arriva dalla Georgia dove la Corte d’Appello ha deciso di esaminare la richiesta dell’ex presidente e dei suoi coimputati per squalificare il procuratore distrettuale Fani Willis dall’inchiesta sul tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020 nello stato.
Mercoledì mattina la corte ha affermato che esaminerà l’appello di Trump che contesta la sentenza del giudice Scott McAfee che, invece, ha consentito alla Willis di rimanere sul caso, dopo che era stato provato che non aveva beneficiato economicamente dalla relazione sentimentale avuta con un pubblico ministero che si occupava della vicenda e che poi si è dimesso.
L’avvocato di Trump sta cercando di spostare il processo dalla procura distrettuale di Atlanta e se la Corte accogliesse il ricorso, lasciando in piedi il giudizio, la selezione di un nuovo procuratore porterebbe ad ulteriori ritardi sull’inizio del processo.