Donald Trump questa mattina è tornato nell’aula del tribunale di New York, il decimo giorno del processo, dopo che ieri, giorno di pausa dalle udienze, ha tenuto comizi elettorali in Wisconsin e Michigan. Durante i comizi, l’ex presidente ha attaccato il giudice Juan Merchan, che presiede il processo. E prima dell’udienza c’è stata una nuova riunione tra giudice, pubblici ministeri e avvocati difensori sul continuo mancato rispetto dell’ordine di silenzio imposto dal giudice ad inizio settimana. Merchan ha già multato Trump per 9.000 dollari, mille dollari per ciascuna violazione, ma lo ha anche avvertito che se continuerà a violare l’ordine potrebbe rischiare la prigione. Merchan si è nuovamente riservato una decisione che renderà nota nei prossimi giorni.
Per ora l’ex presidente continua ad essere sordo agli ammonimenti del magistrato per cercare di trasformare il suo procedimento penale in un palcoscenico politico in modo da poter lanciare i suoi messaggi elettorali.
Oggi doveva essere il giorno della testimonianza di Michael Cohen, ma non è stato così. Per quasi tutto il giorno è stato interrogato l’avvocato Keith Davidson, il legale che ha rappresentato sia Stormy Daniels che Karen McDougal, le due donne che hanno accusato Trump di aver avuto una relazione mentre lui era già sposato con Melania. Un’altra testimonianza, dopo quella di David Pecker, l’ex editore del National Enquirer, che ha messo in piazza i rapporti tra giornali scandalistici, avvocati senza scrupoli, i tranelli tesi per far cadere in trappola celebrità, i ricatti, i soldi pagati sottobanco. Uno squallido mondo gestito da Keith Davidson e da David Pecker che, in combutta, vivevano e lavoravano usando la forza di un giornale scandalistico e gli accordi di un legale truffaldino.
Donald Trump è accusato di aver pagato in nero, nel 2016, l’attrice di film porno Stormy Daniels, che aveva minacciato di rivelare, a un mese dalle elezioni presidenziali, la sua vecchia relazione con lui. Pagamento fatto dal suo avvocato e tuttofare Michael Cohen, che poi sarebbe stato rimborsato dalla società di Trump che ha giustificato la spesa come “servizi legali”. Soldi dati per non far scoppiare uno scandalo che lo avrebbe potuto mettere in difficoltà con l’elettorato. E per questo oltre ad aver falsificato la contabilità aziendale sui soldi dati a Stormy Daniels l’ex presidente è stato anche di essere incorso nel reato di aver illegalmente finanziato la sua campagna elettorale. Un reato per coprirne un altro che ha trasformato una violazione, il falso in bilancio punibile con una multa, in un crimine per il quale ora rischia la prigione. I capi di imputazione sono 34.
Il processo fa seguito all’inchiesta avviata dall’allora procuratore di Manhattan Cyrus Vance dopo che il Wall Street aveva rivelato che il costruttore newyorkese che si era candidato alla Casa Bianca, aveva pagato due donne per non parlare delle relazioni che aveva avuto con loro. L’influente quotidiano economico aveva esposto come il silenzio comprato non fosse solo una questione personale tra l’allora aspirante presidente, ma che in realtà si trattava di finanziamenti nascosto per la sua campagna elettorale perché lo scandalo che sarebbe esploso con le rivelazioni lo avrebbe danneggiato nella corsa per la Casa Bianca. Vance per cercare di far luce su questo caso particolarmente complicato nel 2019 aveva assunto due avvocati specializzati in crimini commessi dai colletti bianchi, Carey Dunne e Mark Pommerantz, temporaneamente cooptati da due studi legali di Manhattan, per condurre le indagini istruttorie. Nel 2021 Cy Vance ha annunciato che non si sarebbe ricandidato alla carica di procuratore distrettuale di Manhattan. Nel novembre del 2021 al suo posto è stato eletto Alvin Bragg che il primo gennaio del 2022 ha ricevuto in eredità questo caso. Per mesi il nuovo District Attorney è stato indeciso se portare avanti questo caso o archiviarlo, tanto che Dunne e Pommerantz si dimisero. Ma la condanna per evasione fiscale per il CFO della Trump Organization, Allan Weisslberg, mise in evidenza le allegre finanze della holding di Trump e, soprattutto l’inchiesta mostrò l’onnipresente controllo di Trump sulle finanze della sua società rendendo molto improbabile il fatto che l’allora presidente non fosse a conoscenza del pagamento. Da qui la formazione di un gran giurì e la successiva incriminazione con 34 capi di accusa.
Cohen nel 2018 si era dichiarato colpevole e ha scontato una condanna detentiva per reati di frode fiscale e di violazione delle regole finanziarie delle campagne elettorali. L’ex avvocato di Trump ha sostenuto di avere ricevuto direttamente dall’allora presidente le istruzioni sul pagamento e di essere stato rimborsato da Trump, che fece figurare quei soldi come spese legali.
Cohen è stato condannato a tre anni nel 2018 per la stessa vicenda e per avere mentito al Congresso: ora sarà uno dei testimoni chiave del processo.
Il rapporto tra Stormy Daniels e Trump risale al 2006, quando i due si incontrarono ad un torneo di golf per celebrità in Nevada. L’ex presidente era già sposato con Melania ed era molto noto come imprenditore immobiliare e conduttore del reality show The Apprentice. Dopo l’incontro nella camera di Trump i due si sarebbero visti più volte. Stormy Daniels afferma che Trump le aveva promesso ripetutamente che l’avrebbe fatta partecipare al suo reality show, cosa che non è avvenuta.
Nei giorni scorsi è stata interrogata a Rhona Graff, che era l’assistente amministrativa e dirigente presso la Trump Organization. Una presenza quotidiana che per anni, quotidianamente, ha organizzato l’agenda lavorativa del suo boss che ancora non era andato alla Casa Bianca e gestiva la sua Trump Organization e lo show televisivo “Celebrity Apprentice”. Rhona Graff ha testimoniato di aver visto almeno un paio di volte Stormy Daniels e Trump insieme negli uffici di Manhattan.
La storia relativa a Stormy Daniels non è l’unica: sempre nel 2016, David Pecker, amico di Trump ed editore del giornale scandalistico National Enquirer, ha testimoniato nei giorni scorsi che comprò in esclusiva, pagando 150mila dollari, il silenzio di un’altra donna, Karen McDougal, una ex modella della rivista Playboy che voleva vendere ai giornali la storia della sua relazione con Trump durata un anno. Per andare in aito di Trump Pecker pagò altri 30 mila li pagò a Dino Sajudin, un ex portiere del Trump Tower, il quale affermava di avere le prove di un figlio segreto avuto da Trump con una donna delle pulizie. Una storia che Pecker riteneva falsa, ma pagò Sajudin ugualmente.
In entrambe le vicende i soldi vennero dati con la clausola che ricevuto il pagamento non avrebbero potuto fare le loro rivelazioni altrimenti sarebbero stati penalizzati per un milione di dollari. Dopo questi due pagamenti Pecker venne contattato da Keith Davidson, avvocato che allora rappresentava anche Stormy Daniels che gli chiese di acquistare per 130 mila dollari il racconto della sua cliente. Pecker, che già aveva sborsato 180 mila dollari per proteggere Trump, disse a Keith Davidson di contattare Michael Cohen direttamente. E Keith Davidson ha oggi testimoniato per quasi tutta la giornata al processo. Dopo di lui è stato chiamato un perito che ha analizzato le conversazioni registrate di Michael Cohen, ma la sua testimonianza è stata breve e tornerà sul banco dei testimoni domani mattina.
Durante una pausa dell’udienza Trump ha smentito la notizia secondo cui si sarebbe appisolato durante il processo. “Contrariamente ai media delle fake news – ha commentato sul suo social, Truth – non mi sono addormentato durante la caccia alle streghe del corrotto procuratore distrettuale, specialmente non oggi. A volte chiudo semplicemente i miei bellissimi occhi blu, ascolto intensamente e ricordo tutto”.
Secondo molti testimoni che sono in aula, Trump ha chiuso ripetutamente gli occhi. Una foto di Trump addormentato al processo è stata usata nei giorni scorsi anche dalla campagna elettorale di Biden, che ha ribattezzato lo ha ribattezzato “Sleepy Don”.