Da lunedì la maggioranza che i repubblicani hanno alla Camera si reggerà su un solo voto. Ieri il democratico Gary Dickson ha riconquistato in una elezione speciale il seggio che apparteneva al suo collega di partito, Brian Higgins, che a febbraio si è dimesso. Per questo seggio, e per solidificare la misera maggioranza i repubblicani hanno speso migliaia di dollari in pubblicità per cercare di far eleggere Gary Dickson, un ex agente federale che ha sposato l’agenda di Donald Trump e dei conservatori, in un’area solidamente in mano democratica.
La guerra intestina tra i trumpiani e i repubblicani moderati, e i temi conservatori che il partito ha deciso di difendere, lasciano il loro segno sull’elettorato.
I democratici ora controlleranno 213 seggi alla Camera, rispetto ai 217 dei repubblicani. Cinque seggi però sono vacanti e questa circostanza ha abbassato la soglia della maggioranza semplice da 218 a 216, il che significa che lo speaker Mike Johnson ha la maggioranza per un solo voto.
Kennedy resterà in carica fino a novembre. “Non vedo l’ora di lavorare con i miei colleghi e assicurarmi che la Camera lasci le posizioni estreme che ha assunto”, ha detto Kennedy nel suo discorso per ringraziare gli elettori che lo hanno votato. “E credo che a novembre prossimo avremo le basi morali per riconquistare la Camera. Credo che le persone di questo paese siano stanche di vedere la disfunzione nel caos che regna nel partito repubblicano dominato dai MAGA”.
Kennedy ha concentrato la sua campagna su questioni fondamentali del partito, tra cui la protezione della Social Security, dell’assistenza medica dell’Obamacare, la difesa della democrazia, il bando alle armi d’assalto, e la codificazione del diritto all’aborto da parte del Congresso. Il neo congressman, che ricopriva la carica di senatore dello Stato di New York, è stato tra i legislatori che hanno votato nel 2019 per proteggere il diritto all’aborto a New York fino alla 24a settimana di gravidanza, con eccezioni per i feti non vitali e quando la salute della paziente è a rischio.

Da vedere ora quello che succederà nei prossimi giorni alla Camera dopo che la parlamentare dell’ultradestra repubblicana, Majorie Taylor Greene, ha detto questa mattina che presenterà la mozione di sfiducia per lo speaker della Camera, suo compagno di partito, Mike Johnson.
I leader democratici hanno detto che voteranno per bocciare la mozione di Greene, ma per i dem progressisti, molti dei quali sono stanchi di essere visti come sostenitori di un portavoce repubblicano conservatore come Johnson – sarà probabilmente un voto difficile. Dopotutto, i Democratici alla Camera hanno votato all’unanimità con il deputato Matt Gaetz della Florida per estromettere l’allora speaker Kevin McCarthy.
“Credo che voterò presente”, ha detto il deputato democratico Mark Pocan del Wisconsin, indicando l’opposizione di Johnson ai diritti LGBTQ+ come la ragione principale della sua rottura con la leadership del suo partito.
“Non sosterrò la stupida vanagloria di Marjorie Taylor Greene, ma non voglio sostenere lo speaker della Camera più omofobo della storia di questo Congresso”, ha detto Pocan. “La leadership per ora è loro ed è un loro problema che devono risolvere. Starò a guardare e voterò presente.”
Anche altri tre importanti progressisti – la deputata Alexandria Ocasio-Cortez di New York, Ilhan Omar del Minnesota e Greg Casar del Texas – hanno affermato di essere indecisi sul voto per Mike Johnson. Il Congressional Progressive Caucus (CPC) deve ancora riunirsi per discutere l’argomento. “Mike Johnson non dovrebbe essere lo speaker”, ha detto Casar, il capogruppo del Congressional Progressive Caucus. E’ un reazionario, razzista, omofobo e contro la scelta delle donne per la maternità. E’ contro tutti i valori che i democratici sostengono”. “Non sono propensa a salvarlo. E’ troppo di destra, è stato uno degli avvocati difensori di Trump al primo impeachment. Ancora sostiene le bugie di Trump sulle elezioni vinte con i brogli”, ha detto Alexandra Ocasio-Cortez.
Le scorse settimane aveva dichiarato alla CNN di “non essere dell’idea di votare per uno speaker che non crede che le donne debbano decidere sulla propria gravidanza e che ha sostenuto e sostiene le bugie di Trump ed è stata parte attiva nel tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni vinte da Biden”.
C’è però da fare una distinzione procedurale che potrebbe essere fondamentale per molti democratici. Quando Greene presenterà la sua “mozione di sgombero” contro lo speaker Mike Johnson, la prima votazione non riguarderà il voto vero e proprio per estrometterlo, ma una mozione per presentare la votazione. Bocciando la mozione automaticamente la proposta della Greene verrebbe annullata.