È stata una prova di forza con l’ala più estrema del suo partito, ma alla fine lo speaker della Camera Mike Johnson è riuscito a far passare le quattro proposte di legge per gli aiuti militari ad Israele, Ucraina e Taiwan, bloccati da mesi dai repubblicani legati Donald Trump. E nel “minestrone” del pacchetto ci sono finiti anche TikTok e il sequestro dei beni degli oligarchi russi.
Il voto finale alla Camera ci sarà domani, dopo che le quattro differenti proposte di legge, per gli aiuti a Israele, per l’Ucraina, per Taiwan e per quelli umanitari a Gaza, verranno unificate in un testo unico per passarlo al Senato dove dovranno essere “conciliate” con la proposta già approvata il mese scorso dalla Camera Alta.
Una decisione rara da parte del Congresso quella di tenere un voto sabato.
Ad aiutare Johnson sono stati i democratici che anche questa mattina hanno votato in favore, 165 che si aggiungono ai 151 dei repubblicani. Hanno votato contro 94 deputati, tra i quali 55 repubblicani che fanno capo all’ala di estrema destra, il Freedom Caucus.

Una decisione che espone lo speaker alle rappresaglie dei deputati dell’estrema destra che ora minacciano di sfiduciarlo. A Marjiorie Taylor Greene, che già nei giorni scorsi aveva annunciato di presentare una mozione per rimuovere Johnson dalla carica, si sono associati Paul Gosar e Thomas Massie. Sono volati insulti. Le tensioni all’interno del partito hanno raggiunto il bollore. In Aula è scoppiato un alterco tra il deputato Derrick Van Orden che ha lanciato una sequela di insulti a Matt Gaetz, accusandolo di aver creato questa situazione nella maggioranza forzando l’ex leader della Camera, Kevin McCarthy, a modificare le regole del partito per cui anche un solo parlamentare può chiedere una mozione di sfiducia dello speaker. Ora, dopo alcune dimissioni e l’allontanamento di George Santos, la maggioranza si regge su due voti.
“Mike Johnson non può rimanere ostaggio dell’ala estremista – ha detto a The Hill lo stratega repubblicano Alex Conant. – La maggior parte dei repubblicani non vuole abbandonare l’Ucraina e vuole, invece, dare agli alleati il sostegno di cui hanno bisogno. È una questione di credibilità e di leadersship degli Stati Uniti”.
“Vedremo quello che succede. Io sto facendo il mio lavoro, non mi faccio intimorire dalle minacce di alcuni miei colleghi, sto facendo la cosa giusta”, ha dichiarato Johnson dopo il voto.
Il leader democratico Hakeem Jeffries aveva detto già giovedì sera che il suo partito avrebbe fatto “tutto ciò che è necessario” per fornire i voti per far avanzare il pacchetto di aiuti. E così è stato.

Il piano di Johnson è quello di mettere in campo i quattro voti domani, con votazioni a partire da mezzogiorno.
Il primo pacchetto prevede 60 miliardi di dollari per l’Ucraina. La maggior parte dei finanziamenti vano ai produttori di armi statunitensi per ricostituire le scorte di armi statunitensi esaurite, e circa il 20% di questo andrà a Kiev sotto forma di prestito. Il presidente potrà tuttavia cancellare il debito dell’Ucraina dopo il 15 novembre.
Il secondo fornirebbe circa 17 miliardi di dollari in armi offensive e difensive per Israele e 9 miliardi di dollari in aiuti umanitari per Gaza.
Il terzo fornirebbe 8,1 miliardi di dollari alla regione dell’Indo-Pacifico per scoraggiare la Cina.
Il quarto contiene le priorità della destra repubblicana, tra cui bando di TikTok se continuerà a essere di proprietà cinese e il sequestro dei conti bancari degli oligarchi.
Ogni disegno di legge, poiché sarà votato separatamente, avrà una diversa coalizione di membri a sostenerlo. Le proposte verranno unificate e verrà presentato a Senato con un testo unico.
Domani è previsto anche un voto alla Camera sulle iniziative repubblicane per proteggere il confine e limitare l’ingresso dei migranti nel Paese. Ma questo progetto fallirà perché la misura necessita del sostegno di due terzi della Camera poiché è stata presentata con modalità procedurali diverse.
Gli aiuti all’Ucraina hanno profondamente diviso il partito repubblicano. I repubblicani del gruppo conservatore Main Street Caucus, uno dei cinque gruppi ideologici del partito, chiedono a Johnson di penalizzare “dissenzienti”.
Il deputato Bob Good, presidente del Freedom Caucus, ha affermato che Johnson ha creato un governo di coalizione con i democratici che “non riflette l’intenzione o il desiderio del popolo americano”. Ma Good, che ha votato per deporre McCarthy dalla sua carica di speaker, è in contrasto con le posizioni estremiste di Marjorie Taylor Greene, Thomas Massie e Paul Gosar. Sostiene che le regole per rimuovere lo speaker dall’incarico dovranno essere rivalutate dopo le elezioni di novembre.