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Il premier iracheno alla Casa Bianca vuole la chiusura della base USA di Irbil

La diffidenza di Biden per Shia al-Sudani, primo ministro con l'appoggio degli ayatollah

Massimo JausbyMassimo Jaus
Il premier iracheno alla Casa Bianca vuole la chiusura della base USA di Irbil

Mohammed_Chia_al-Soudani/Credito Wikipedia

Time: 4 mins read

Il presidente Joe Biden ha ricevuto alla Casa Bianca il premier iracheno Mohammed Shia al-Sudani mentre la sua amministrazione cerca di prevenire un’escalation delle ostilità in Medio Oriente dopo la pioggia di missili e attacchi con i droni lanciati dell’Iran contro Israele.

Il primo ministro iracheno era stato invitato alla Casa Bianca per colloqui sulle relazioni tra i due Paesi programmati ben prima degli attacchi di Teheran. Ma i lanci dei droni e dei missili di sabato, compresi alcuni che hanno sorvolato lo spazio aereo iracheno e altri lanciati dall’Iraq dai gruppi sostenuti dall’Iran, hanno sottolineato la delicata relazione tra Washington e Baghdad.

Il forte aumento delle tensioni regionali per la guerra tra Israele e Hamas che si sta combattendo a Gaza ha sollevato ulteriori interrogativi sulla ventennale presenza militare americana in Iraq. Numerosi missili e droni iraniani sono stati centrati dai Patriot statunitensi lanciati dalla base di Irbil, in Iraq, quella che gli iracheni vorrebbero chiudere.

Intervenendo all’inizio dell’incontro nello Studio Ovale, Biden ha ribadito che gli Stati Uniti restano “impegnati per la sicurezza di Israele.

“La nostra partnership è fondamentale per le nostre nazioni, il Medio Oriente e il mondo”, ha detto Biden ad al-Sudani, mentre il leader iracheno ha osservato che la discussione arriva in un “momento delicato”.

Il governo israeliano si è impegnato a rispondere all’attacco dell’Iran, in gran parte sventato, ma il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, ha rifiutato di dire se gli Stati Uniti sono stati o si aspettano di essere informati sui piani israeliani. “Lasceremo che siano gli israeliani a parlarne”, ha detto nel pomeriggio ai giornalisti. Gli Stati Uniti hanno già escluso di prendere parte ad un attacco diretto all’Iran. “Non siamo coinvolti nel loro processo decisionale su una risposta a Teheran”, ha aggiunto Kirby.

Nel tentativo di frenare la reazione israeliana, gli Stati Uniti hanno pubblicamente lodato le capacità di Israele nel respingere l’attacco iraniano, suggerendo che la difesa missilistica ha affermato la supremazia militare israeliana nella regione.

“Israele oggi è in una posizione strategica molto più forte rispetto a solo pochi giorni fa”, ha detto Kirby, facendo eco ai commenti fatti da Biden al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sabato sera.

“Il decantato programma missilistico dell’Iran si è rivelato molto meno efficace”, ha detto Kirby. “Le difese di Israele, d’altro canto, si sono rivelate addirittura migliori di quanto molti avessero pensato, e la difesa di Israele è stata rafforzata da una coalizione di paesi guidati dagli Stati Uniti”.

Incontrando il vice primo ministro iracheno Muhammad Ali Tamim prima della sessione di Biden con al-Sudani, il segretario di Stato Antony Blinken ha affermato che gli Stati Uniti stanno esortando tutte le parti a evitare una escalation militare e di non cedere alle provocazioni degli ayatollah. “Nelle 36 ore successive, abbiamo coordinato una risposta diplomatica per cercare di prevenire l’escalation”, ha affermato. “Forza e saggezza devono essere facce diverse della stessa medaglia.”

A complicare le cose, gli iraniani hanno coordinato attacchi contro gli interessi degli Stati Uiti all’interno dell’Iraq. Questi attacchi hanno reso ancora più critici i negoziati tra i due paesi sulla stabilità regionale e sul futuro spiegamento di truppe statunitensi.

I colloqui di oggi si sono concentrati anche su questioni economiche, commerciali ed energetiche che sono diventate una delle principali priorità per il governo iracheno. Biden ha elogiato al-Sudani per aver rafforzato l’economia irachena.

Il leader iracheno ha anche esortato Biden a lavorare per porre rapidamente fine alla guerra tra Israele e Hamas a Gaza affermando che il dialogo economico non può ignorare i bisogni umanitari nella regione. Biden, da parte sua, ha affermato che gli Stati Uniti sono “impegnati a un cessate il fuoco che riporterà a casa gli ostaggi e impedirà la diffusione del conflitto”.

Gli Stati Uniti e l’Iraq hanno avviato colloqui formali a gennaio per porre fine alla coalizione creata per aiutare il governo iracheno a combattere lo Stato islamico. Circa 2.000 soldati statunitensi sono rimasti nel paese in base a un accordo con Baghdad. I funzionari iracheni hanno periodicamente chiesto il ritiro di questi militari.

I due paesi hanno un rapporto delicato dovuto in parte alla notevole influenza dell’Iran sull’ Iraq, che in passato era il maggior nemico del Paese, dopo che una coalizione di gruppi sostenuti dall’Iran ha portato al-Sudani al potere a Baghdad nell’ottobre 2022.

Al-Sudani cerca di mantenere un equidistante equilibrio tra Iran e Stati Uniti nonostante diversi incidenti abbiano messo il suo governo in una posizione imbarazzante per i suoi malcelati legami con gli ayatollah.

Al-Sudani ha iniziato il suo mandato con la promessa di concentrarsi sullo sviluppo economico e sulla lotta alla corruzione, ma il suo governo ha dovuto affrontare difficoltà economiche, inclusa una discrepanza nei tassi di cambio ufficiali e di mercato tra il dinaro iracheno e il dollaro statunitense. Le questioni valutarie sono il risultato di una stretta da parte degli Stati Uniti sulla fornitura di dollari all’Iraq, per evitare il riciclaggio di denaro a favore dell’Iran. Come parte della campagna, gli Stati Uniti hanno vietato a più di 20 banche irachene di effettuare transazioni in dollari. Per tutta risposta il governo al-Sudani ha rinnovato il contratto dell’Iraq per l’acquisto di gas naturale dall’Iran per altri cinque anni.

Dopo Washington il primo ministro iracheno incontrerà il presidente turco che potrebbe finalmente portare a una soluzione su una vecchia disputa sulle   esportazioni di petrolio dalle aree curde dell’Iraq alla Turchia. Un fatto questo che ha l’appoggio degli Stati Uniti.

 

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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