Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti un ex presidente – nonché un candidato alla presidenza – è imputato in un processo penale.
L’ex presidente è accusato di avere falsificato le sue dichiarazioni finanziarie nel 2016 per occultare 130mila dollari pagati a una ex attrice porno, Stormy Daniels, affinché tacesse sulla loro relazione. Pagamenti in nero a pochi giorni dalle elezioni in cui Trump era candidato contro Hillary Clinton. Soldi dati per non far scoppiare uno scandalo che lo avrebbe potuto mettere in difficoltà con l’elettorato. E per questo oltre ad aver falsificato la contabilità aziendale sui soldi dati a Stormy Daniels, giustificati come spese legali pagate al suo ex avvocato, è incorso anche nel reato di aver illegalmente finanziato la sua campagna elettorale.
Un reato dopo l’altro per cercare di nascondere una situazione imbarazzante che avrebbe potuto compromettere la sua carriera politica. I capi di imputazione sono 34, i tentativi di rinviare le udienze sono falliti e questo è l’unico procedimento che potrebbe chiudersi prima del voto del 5 novembre.
Si tratta di un evento storico – nessun ex presidente americano ha mai affrontato un procedimento penale ed è soltanto il primo di quattro processi in cui Trump è stato incriminato – e destinato a creare scalpore non solo per le rivelazioni della pornostar sulla loro love story ma anche perché l’ex presidente ha annunciato che salirà sul banco dei testimoni per dire “la sua verità”. Non è però uno show mediatico: le telecamere non sono ammesse in aula e i fotografi hanno solo un breve accesso per ogni singola udienza.

Prima di entrare in aula Donald Trump ha parlato brevemente con i cronisti denunciando “la persecuzione politica” contro di lui e “l’assalto all’America” che con questo processo si sta facendo. “Non c’è mai stata una cosa del genere – ha detto – è una persecuzione politica, un processo che non doveva essere mai avviato”. “Questo è un assalto all’America ed è per questo che sono orgoglioso di essere qui, è un attacco che mi è stato lanciato da un avversario politico”.
Ritrite dichiarazioni per cercare di trasformare un processo penale in cui è imputato per aver falsificato i documenti aziendali per nascondere le sue scappatelle sessuali, in una vicenda politica in cui accusa Joe Biden di averla creata usando il sistema giudiziario per tormentarlo e metterlo in difficoltà.
Ma queste tattiche esplosive dell’ex presidente che lo hanno lanciato nel firmamento degli show televisivi quando era il protagonista di “The Apprentice” si scontrano con la realtà. E il suo teatrale vittimismo fa arrabbiare i magistrati e potrebbe costargli caro quando si arriverà al verdetto.
Finora l’ex presidente ha basato la sua difesa nei numerosi procedimenti giudiziari incentrandola su tre punti: cercare di ottenere più rinvii possibili, negare le accuse, e demonizzare inquirenti, magistrati e testimoni. Un approccio che ha avuto successo in alcuni dei casi penali pendenti che probabilmente andranno in tribunale dopo le elezioni di novembre.
Paradossalmente il tribunale di Manhattan, noto per i lunghi ritardi nei processi, è quello in cui Trump affronta il primo giudizio penale. E non solo. È anche il tribunale che gli ha tirato due legnate: una da parte del giudice Arthur Engoron che gli ha comminato 465 milioni di dollari di multa per la truffa degli asset gonfiati, l’altra dal giudice Lewis Kaplan che lo ha condannato a pagare più di 83 milioni di dollari per aver diffamato la giornalista e scrittrice E Jean Carroll.

Questa mattina l’udienza è iniziata con alcune decisioni procedurali sulle testimonianze e sulle prove che verranno ammesse in aula e con le regole per la selezione della giuria. Il giudice che supervisiona il processo, Juan M. Merchan, ha respinto la richiesta di ricusazione dei legali dell’ex presidente che gli avevano chiesto di abbandonare il processo per un presunto “conflitto di interessi” poiché sua figlia lavora per un’azienda legata al partito democratico.
Merchan ha detto che la richiesta si basa su “allusioni e speculazioni non sostenute dai fatti” e quindi l’ha rigettata. Ha poi respinto la richiesta del pubblico ministero Joshua Steinglass di includere tra le prove il filmato del programma televisivo “Access Hollywood” in cui Trump fa affermazioni volgari e maschiliste sul modo in cui tratta le donne. La procura distrettuale di Manhattan aveva pure chiesto di multare l’ex presidente di 3 mila dollari per violazione al divieto di attaccare i testimoni che saranno chiamati a deporre in aula. Nel fine settimana Trump aveva lanciato una serie di insulti al suo ex avvocato e tuttofare, Michael Cohen, che aveva anticipato i 130 mila dollari dati alla pornostar Stormy Daniels. Su questa vicenda il giudice Merchan ha preso del tempo per decidere.
Prima di passare alla scelta dei giurati Merchan ha avvertito Trump che qualora non si presentasse alle udienze rischierebbe l’arresto. Un ammonimento fatto con voce tagliente e con un tono duro. Un forte segnale all’ex presidente di non cercare di trasformare questo procedimento giudiziario in uno dei suoi show politici dove istrionicamente si trasforma in vittima, ricordandogli che è imputato e che se non segue le regole rischia l’arresto. Il giudice Merchan gli ha già imposto un ordine di silenzio, impedendo all’ex presidente di attaccare testimoni, pubblici ministeri, giurati e la famiglia del giudice. Il processo si svolgerà nell’arco di 4 giorni. Il mercoledì ci sarà una giornata di pausa e quello sarà il momento in cui l’ex presidente potrà fare fare campagna elettorale e partecipare a eventi per la raccolta di donazioni.

La selezione della giuria potrebbe durare un paio di settimane. Ci saranno 12 giurati effettivi e 6 supplenti. Sono stati convocati centinaia di potenziali giurati. Il giudice Merchan ha detto che coloro che ritengono di non poter essere imparziali non verranno selezionati per questo processo, ma verranno assegnati ad altri procedimenti. I potenziali giurati hanno dovuto rispondere a 42 domande in un modulo preprocessuale già approvato dal magistrato. I nomi dei giurati, per ora e per la durata del processo, non verranno resi noti al pubblico, ma i loro nomi sono stati forniti sia all’accusa che alla difesa, ma non possono divulgarli. Solo dopo il verdetto, se lo vorranno, i giurati potranno identificarsi. Per ora sono solo identificati con un numero.
Sia gli avvocati della difesa che quelli dell’accusa possono rimuovere dieci candidati giurati senza spiegazione. Gli avvocati possono anche chiedere di rimuovere i giurati “per giusta causa” fornendo ragioni specifiche per cui ritengono che un giurato non possa essere imparziale. Questa giuria sarà composta solo da persone che vivono a Manhattan. Tutti i cittadini statunitensi di lingua inglese di età superiore ai 18 anni che non sono stati condannati per un crimine hanno diritto a far parte della giuria. Il pool di potenziali giurati per il processo di Trump è stato scelto in modo casuale. Le persone possono offrirsi volontarie per fare parte di una giuria, ma non possono scegliere in quale processo prestare servizio.
Il dovere di essere parte di una giuria è obbligatorio, ma si può essere esonerati per una serie di motivi, tra cui difficoltà finanziarie o mediche.
Il giudice Juan M. Merchan ha iniziato la selezione portando nella sua aula 18 potenziali giurati alla volta ai quali ha fornito una breve descrizione del caso. Il giudice ha chiesto ai potenziali giurati se possono essere equi e imparziali. Molti hanno chiesto di essere esonerati da questo giudizio. Alla fine della prima giornata di selezione, non è stato scelto neanche un giurato. Domani si ricomincia.
Alla fine del processo la loro decisione di condannare o assolvere deve essere unanime. Se non riescono a raggiungere un accordo sul verdetto, il giudice può dichiarare il mistrial, l’errore giudiziario. Se i giurati hanno un ragionevole dubbio che Trump sia colpevole, devono assolverlo. Se lo riconoscono colpevole a decidere la sentenza sarà il giudice, non i giurati.