Nella società democratica anche le bugie sono protette dalla libertà di espressione. Ma se le bugie sono parte di una strategia studiata per sovvertire il risultato di una elezione godono sempre della stessa tutela?
Lo dovrà stabilire il giudice Scott McAfee ad Atlanta dopo che questa mattina c’è stata una udienza su richiesta degli avvocati di Donald Trump che hanno chiesto al magistrato di archiviare il processo sulla base che il Primo Emendamento che protegge quanto viene affermato da Trump.
Come è noto in Georgia l’ex presidente è stato incriminato assieme ad altre 18 persone per aver tentato di sovvertire il risultato delle elezioni del 2020. Non è stata fissata la data del processo, ma la procuratrice distrettuale Fanni Willis spera che il processo possa iniziare nella tarda estate.
L’avvocato di Trump, Steve Sadow, sosteneva che le accuse devono essere ritirate in virtù del fatto che “il diritto alla libertà di parola sancito dal Primo emendamento tutela espressamente il discorso politico”.
Una tesi che ha sbalordito l’avvocato della procura distrettuale, Donald Wakeford. “È molto interessante sentire l’avvocato di Trump parlarci dell’utilità delle bugie”, ha detto sarcasticamente al giudice, ricordando alla corte che Trump è stato incriminato per aver creato un’associazione a delinquere per cercare di ribaltare il risultato elettorale. “Non è stato incriminato non per aver detto una bugia, ma è stato incriminato per aver mentito al governo”, ha concluso Wakeford.
L’inchiesta che ha portato alla quarta incriminazione dell’ex presidente è quella che riguarda l’ingerenza di Donald Trump e dei suoi alleati nelle elezioni del 2020 in Georgia, quando la campagna del presidente uscente tentò di ribaltare il risultato elettorale che lo vedeva sconfitto di misura, a favore di Joe Biden.
Per due anni e mezzo, il procuratore distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis, ha indagato su quanto successe nei giorni successivi alle elezioni, poi ha portato le prove raccolte di fronte al Gran Giurì di Atlanta che all’unanimità ha incriminato l’ex presidente e altre diciotto persone.
Tra le accuse, associazione a delinquere, falso, cospirazione e violazione del giuramento d’ufficio. Tra i complici, l’ex capo dello staff di Trump, Mark Meadows, e l’avvocato dell’ex presidente Rudy Giuliani.
Quello che si sa dell’inchiesta è che riguarda gli sforzi di Trump e del suo staff per convincere le autorità della Georgia a ribaltare i risultati delle presidenziali nello Stato, che lo vedevano perdente per appena 11mila voti, così da nominare grandi elettori alternativi per impedire la formalizzazione della vittoria di Biden.
Trump deve affrontare 10 accuse dopo che due settimane fa il giudice Scott McAfee ha respinto tre capi di imputazione contro di lui per mancanza di dettagli nel rinvio a giudizio.
L’udienza di questa mattina è stata la prima da quando c’è stata la discussione in aula davanti a McAfee sulla relazione del procuratore distrettuale della contea di Fulton Fani Willis con Nathan Wade, uno dei principali procuratori del caso, che creava l’apparenza di un conflitto di interessi. Il giudice ha consentito a Willis di continuare a perseguire il caso dopo che Wade si è dimesso, respingendo la richiesta della difesa di lanciare la storica accusa. Gli avvocati di Trump hanno fatto appello contro questa decisione. McAfee ha comunque stabilito che continuerà ad andare avanti con il processo.
Questa mattina oltre alla difesa del Primo Emendamento di Trump, McAfee ha anche ascoltato un avvocato di David Shafer, ex presidente del Partito repubblicano della Georgia, che chiedeva anche lui il proscioglimento del suo cliente. Shafer è accusato di aver preso parte al piano creando una falsa lista di Grandi Elettori che sostenevano che Trump avesse vinto la Georgia nel 2020. Per Shafer anche le accuse di falsificazione di documenti ufficiali e impersonificazione di un funzionario pubblico.
Il giudice McAfee non si è pronunciato e ha detto che farà sapere la sua decisione nei prossimi giorni