Oggi si vota in Michigan. Anche questa elezione, in quest’anno elettorale “strano”, ha le sue particolarità: i democratici hanno le primarie, mentre i repubblicani hanno anche le elezioni in alcune contee, ma in altre ci saranno i caucus il 2 marzo. I soliti litigi tra i leader locali del GOP hanno creato anche in questo stato una scissione per la scelta dei delegati che andranno alla Convention del partito a Milwaukee, che si terrà dal 15 al 18 luglio.
L’ex presidente Donald Trump continua ad allungare la sua serie di successi, ma Nikki Haley, nonostante le sconfitte, non molla la presa. Prenderà una decisione dopo il Super Tuesday del 5 marzo, quando si voterà in una quindicina di Stati. E aspetta impaziente anche lei che i magistrati della Corte Suprema si pronuncino sia sulla candidabilità di Trump sia sulla sua immunità. Se al Super Tuesday non riuscirà a vincere in qualche stato, sarà costretta ad abbandonare la corsa.
Proprio ieri Americans for Prosperity, la mega macchina delle donazioni elettorali dei fratelli conservatori Koch, ha deciso di sospendere il sostegno alla sua campagna. Finora le vittorie di Trump su Nikki Haley sono state molto chiare, ma ben al di sotto delle previsioni. I sondaggi, infatti, nelle tre competizioni elettorali finora svolte, davano la vittoria dell’ex presidente con percentuali molto più alte di quelle che poi si sono verificate.
Ma anche Biden, che non ha rivali, ha i suoi problemi con l’elettorato del Michigan. Detroit è una città con una forte immigrazione araba. Egiziani, libanesi, siriani, palestinesi dagli anni Settanta, dopo la guerra civile che sconvolse Beirut, hanno trovato rifugio in questa città. Popolazione che poi si è moltiplicata dopo la prima Guerra del Golfo quando migliaia di iracheni ottennero asilo negli Stati Uniti. Una comunità molto legata e prosperosa che si è integrata nel tessuto sociale del paese creando accademici, professionisti e… politici.

Tra questi Rashida Tlaib, deputata democratica nata a Detroit da genitori palestinesi, che condanna la Casa Bianca per gli aiuti ad Israele. Già rappresentante dell’ala più a sinistra dei democratici, ha lanciato l’iniziativa per creare un blocco elettorale di protesta chiedendo alla sua base elettorale di votare “non impegnato” sulla scheda elettorale. “È troppo. Non vogliamo un Paese che sostiene guerre, bombe e distruzione, vogliamo sostenere la vita, ogni singola vita uccisa a Gaza”.
“Non è una campagna contro Biden”, afferma ai microfoni della CNN, “ma è un voto di protesta, un voto per spiegare a Biden e alla sua amministrazione che noi crediamo nel salvare le vite”. Sua sorella, Layla Elebad, attivista dem del Michigan, ha lanciato “Listen to Michigan”, una delle campagne, insieme a “Our Revolution” e “Abandon Biden”, che nelle ultime settimane stanno facendo campagna elettorale per spingere gli elettori, soprattutto arabo-americani, a mostrare nei fatti di essere stati delusi dal presidente per il suo sostegno incondizionato ad Israele. Secondo Layla Elebad, almeno 10mila persone seguiranno le direttive, ricordando che nel 2016 furono proprio 10mila voti a dare la vittoria a Trump nello stato.
Ma questa decisione è stata criticata dalla governatrice dello Stato, Gretchen Whitmer, co-presidente della campagna Biden per il 2024. “È importante non perdere di vista il fatto che ogni voto non dato a Joe Biden sostiene un secondo mandato di Trump”, ha detto la governatrice. “Se Trump dovesse tornare alla Casa Bianca sarebbe devastante, non solo per i diritti fondamentali, ma anche per la democrazia e per la politica estera”. “Lui è quello che ha promosso il divieto di ingresso per gli islamici”, afferma la Whitmer.
Biden ha un’opposizione minima da parte dei democratici e che sarà lui il candidato democratico del partito non è in dubbio. Ma questa presa di posizione dei “non impegnati” è essenzialmente un voto di protesta. Per dimostrare l’efficacia della campagna “Listen to Michigan” c’è stata sabato a Dearborn, un grande sobborgo a sud-ovest di Detroit in cui risiede una forte concentrazione arabo-americana, una manifestazione in sostegno dei palestinesi di Gaza. Una buona notizia per il presidente arriva dai giovani. Secondo un sondaggio Axios-Generation Lab, Biden è in vantaggio su Trump di 4 punti.

L’indagine demoscopica è stata condotta tra i Millennial, elettori di età compresa tra i 18 e i 34 anni. L’indagine ha rilevato che il 52% degli intervistati voterebbe per Biden se le elezioni si tenessero oggi, mentre il 48% sosterrebbe Trump. Inoltre, durante il sondaggio, il 70% degli intervistati intende andare a votare. Nelle ultime settimane numerosi sondaggi mostrano una corsa serrata tra Biden e Trump per cercare di ottenere le simpatie dei giovani elettori. Axios ha fatto notare che il vantaggio di Biden è aumentato tra coloro che affermano di avere sicuramente intenzione di votare. Il sondaggio ha anche chiesto quanta influenza potrebbe esercitare sulle loro scelte la cantante Taylor Swift se scegliesse di sostenere un candidato: il 4% degli intervistati ha affermato che seguirebbe il consiglio della pop star.
Dopo la nuova sconfitta in South Carolina, Nikki Haley afferma di voler andare avanti con la sua campagna, anche se ha perso il suo più importante finanziatore, Charles Koch. Una decisione ben accolta da Donald Trump. “Charles Koch e il suo gruppo hanno fatto la figura degli stupidi dall’inizio”, ha detto l’ex presidente che, dopo che Biden ha annunciato il suo viaggio a Brownsville in Texas, al confine con il Messico, ha annunciato che anche lui andrà al confine ad Eagle Pass per parlare “della grave situazione e dell’ondata di criminali che sono entrati negli Stati Uniti”.
Gli avvocati dell’ex presidente, come avevano già annunciato dopo che il magistrato di New York Arthur Engoron ha condannato Donald Trump al pagamento di almeno 355 milioni di dollari di multe per la frode finanziaria della sua holding, nell’istanza presentata alla Appellate Court, un appello di primo grado, oltre all’ingente multa viene contestato anche il divieto imposto a Trump e ai suoi due figli adulti, Donald Jr. ed Eric, di dirigere imprese nello Stato di New York per tre anni.