Nel giorno in cui gli Stati Uniti celebrano President Day, una festa nazionale in onore dei 46 capi della Casa Bianca, il Presidential Greatness Project ha pubblicato i risultati di una indagine demoscopica condotta tra il 15 novembre e il 31 dicembre 2023 tra i membri della Political Science Association, che è la principale organizzazione di esperti di scienze sociali nella politica presidenziale, nonché di studiosi che hanno fatto ricerche accademiche pubblicate su importanti periodici di politica, nonchè una trentina di giornalisti politici di quotidiani e periodici nazionali.
Per gli “esperti” il miglior presidente che gli Stati Uniti abbiano mai avuto è stato Abraham Licoln. Il peggiore, in senso assoluto, Donald Trump. L’attuale presidente Joe Biden viene classificato al 14mo posto, dopo John Adams e prima del controverso presidente Woodrow Wilson, l’ex capo della Casa Bianca progressista-razzista.
Quando President Day venne creato per la prima volta nel 1879, doveva celebrare un solo uomo, il primo presidente degli Stati Uniti, George Washington.

Nel corso degli anni questa festa nazionale fu trasformata in festa federale da un disegno di legge firmato dall’allora presidente Rutherford Hayes. Da allora si celebra il terzo lunedì di ogni febbraio.
Washington nacque il 22 febbraio 1732 nella piantagione di Popes Creek vicino al fiume Potomac in Virginia. Tecnicamente, però, era nato l’11 febbraio secondo l’antico calendario giuliano, che era ancora in uso per i primi 20 anni della sua vita. Il calendario gregoriano, destinato a segnare più accuratamente l’anno solare, fu adottato nel 1752, aggiungendo 11 giorni. In ogni caso, secondo Mountvernon.org, il sito dell’organizzazione che gestisce la sua tenuta, Washington ha prestato poca attenzione al suo compleanno. I documenti non menzionano le celebrazioni a Mount Vernon, mentre il suo diario mostra che era spesso al lavoro. Il compleanno di Washington è stato celebrato dai suoi colleghi di governo quando era presidente.
“Il Congresso ha votato durante i suoi primi due mandati per una breve pausa commemorativa ogni anno, con un’eccezione, il suo ultimo compleanno in carica”, ha detto la storica Alexis Coe, autrice di “You Never Forget Your First: A Biography of George of Washington”. A quel punto Washington era meno popolare, la faziosità era dilagante e molti membri del suo gabinetto originale se n’erano andati, incluso Thomas Jefferson. Washington era molto consapevole del suo ruolo inaugurale come presidente e della sua distinzione dalla corona britannica. “Non voleva essere onorato come un re”, ha detto Seth Bruggeman, professore di storia alla Temple University di Filadelfia. Come gli altri padri fondatori, George Washington era a disagio all’idea di celebrare pubblicamente la sua vita. Fu il primo leader di una nuova repubblica, non un tiranno.
In onore del President’s Day, il Presidential Greatness Project ha svolto questo studio.
Joe Biden è il 14mo nella graduatoria e il suo merito maggiore è aver strappato la Casa Bianca a Donald Trump, che invece è all’ultimo posto come il peggior inquilino della Casa Bianca di sempre. Un risultato consolante per il presidente democratico, il cui rating nei sondaggi elettorali è il più basso dai tempi di Dwight D. Eisenhower e che nelle rilevazioni per le presidenziali è quasi sempre alle spalle di Donald Trump.

Nella classifica Biden è di poco davanti a Woodrow Wilson, Ronald Reagan e Ulysses S. Grant. Benché possa vantare un’eredità storica per la gestione della pandemia, il maxi piano per le infrastrutture e l’energia pulita e la guida di una coalizione internazionale contro l’invasione russa dell’Ucraina, il risultato più importante di Biden, secondo gli storici, è stato aver sfrattato Donald Trump dallo Studio Ovale. “I risultati più importanti di Biden potrebbero essere l’aver salvato la democrazia negli Stati Uniti, l’aver ripristinato uno stile di leadership presidenziale e l’impegno a tenere la carica lontana dalle mani del suo predecessore in autunno”, hanno scritto Justin Vaughn e Brandon Rottinghaus, i professori universitari che ha condotto il sondaggio.
Con il suo umiliante 45mo posto, Trump si colloca dietro anche ai fallimentari presidenti della metà del XIX secolo che trascinarono il paese in una guerra civile o ne gestirono male le conseguenze, come James Buchanan, Franklin Pierce e Andrew Johnson.
Naturalmente giudicare i presidenti dei giorni nostri è un esercizio rischioso, influenzato dalla politica del momento e che non necessariamente riflette come apparirà la storia tra un secolo.
Anche i presidenti di molto tempo fa possono salire o scendere in tali sondaggi a seconda dei mutevoli costumi culturali dei tempi in cui le rilevazioni vengono condotte. Ad esempio, Barack Obama, che quest’anno ha concluso al 7mo posto, è salito di nove posizioni rispetto al 2015, così come Grant, ora al 17mo posto. D’altro canto Andrew Jackson è sceso di 12 posizioni fino al 21mo posto, mentre Wilson (15mo) e Reagan (16mo) sono scesi di cinque posizioni.
Almeno in parte ciò potrebbe essere dovuto alla crescente attenzione contemporanea alla giustizia razziale. Obama, ovviamente, è stato il primo presidente afroamericano della nazione, e la guerra di Grant contro il Ku Klux Klan bilancia la corruzione della sua amministrazione. Ma oggi una maggiore attenzione si concentrata sulle brutali campagne di Jackson contro i nativi americani e sulle opinioni razziste di Wilson.
Come al solito Abraham Lincoln, Franklin D. Roosevelt, George Washington, Theodore Roosevelt e Thomas Jefferson sono in cima alla classifica.