Il Congresso è in ferie fino a mercoledì 28 febbraio. Per una settimana almeno non si parlerà dei finanziamenti per l’Ucraina e per Israele, così come la situazione al confine meridionale con il Messico. Per ora i temi scottanti restano nel pantano parlamentare delle decisioni non prese.
Che la situazione alla Camera sia caotica lo evidenzia il gran numero di parlamentari in fuga. Alle prossime elezioni di novembre una cinquantina di membri del Congresso non si ripresenterà al giudizio degli elettori. Stanchi e disillusi delle scaramucce inconcludenti che quotidianamente sono chiamati ad affrontare se ne vanno alcuni sbattendo la porta, altri puntano ad altre cariche elettive passando dalla Camera al Senato, un altro ancora, il senatore repubblicano Mike Brown, lascia il senato per cercare di diventare Governatore dell’Indiana.
Dei sette senatori che non si ricandidano cinque sono democratici (Joe Manchin, Laphonza Butler, Debbie Stabenau, Ben Cardin, Tom Carper), due repubblicani (Mitt Romney e Mike Brown). Alla Camera 23 democratici e 29 repubblicani hanno lasciato il loro seggio. Nove democratici e 5 repubblicani cercano di conquistare un seggio al Senato. In pratica 14 democratici e 24 repubblicani hanno abbandonato la vita politica. Un record, soprattutto per un anno in cui ci saranno le presidenziali perché normalmente i candidati per l’elezione del capo della Casa Bianca spingono sui loro elettori per eleggere il presidente.
Ma gli equilibri sono cambiati: normalmente erano i candidati alla Camera o al Senato che chiedevano ai loro elettori di votare per il capo della Casa Bianca. Con Donald Trump l’equazione si è invertita: è l’ex presidente che spinge e approva le candidature dei parlamentari. Quest’anno però le lotte intestine all’interno dei due partiti stanno corrodendo l’impegno della base elettorale nei confronti dei candidati e, naturalmente, allontanando gli elettori. In quello democratico i “liberal” fanno la fronda nei confronti di Biden. Sotto accusa per gli aiuti ad Israele la contestazione viene da di Rashida Tlaib, la congresswoman di Detroit di origine palestinese la quale chiede ai suoi elettori di non votare per Biden alle prossime primarie. “È importante creare un blocco elettorale per far capire al presidente che non vogliamo un Paese che sostiene guerre, bombe e distruzione, vogliamo sostenere la vita, ogni singola vita uccisa a Gaza” afferma ai suoi elettori in vista alle primarie del 27 febbraio. Lei è la leader del gruppo arabo americano del Michigan “Abandon Biden”, per il suo sostegno ad Israele nella guerra a Gaza.
A questo primo gruppo si è aggiunto negli ultimi giorni un altro gruppo, Our Revolution, sempre indirizzare la rabbia degli arabo americani – che hanno una comunità molto ampia in Michigan – contro il sostegno ad Israele di Biden. Neanche il rischio di un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che nel primo giorno del suo primo mandato firmò il divieto di ingresso per i cittadini dei Paesi islamici, divieto che promette di ristabilire se rieletto, sembra essere un argomento sufficiente per sostenere l’attuale presidente.

Ma neanche in casa repubblicana la situazione è migliore. Nikki Haley, la candidata che è ancora in lizza per le primarie del partito, continua a martellare l’ex presidente Donald Trump. È una dei pochi repubblicani che nei comizi parla degli enormi problemi legali dell’ex presidente, della sua età e dei suoi comportamenti bizzarri. Molto più vicina a Liz Cheney, la parlamentare del Wyoming che per le sue accuse a Trump è stata castigata dal partito che non l’ha ricandidata al suo seggio, che non alla larga schiera di parlamentari che sostengono l’ex presidente.
“Non mi arrenderò'” finché il 70% degli americani affermerà di non volere Joe Biden o Donald Trump alla Casa Bianca afferma durante un comizio a Rock Hill, nella Carolina del Sud, in vista delle primarie di sabato prossimo dove affronterà Trump. “Tutti mi dicono, ‘Perchè non te ne vai?’ Non mi arrenderò mai”, ha risposto. “Perchè dovrei arrendermi quando il 70% degli americani ha detto di non volere Trump o Biden in queste elezioni? Perchè dovrei arrendermi quando il 59% degli americani dice che Donald Trump e Joe Biden sono troppo vecchi”, ha chiesto ai sostenitori. “Perché dovrei arrendermi quando la maggioranza degli americani disapprova Joe Biden e la maggioranza degli americani disapprova Donald Trump? E’ giunto il momento di avere finalmente un leader conservatore di nuova generazione”.
In South Carolina si vota sabato prossimo con i sondaggi che mettono in evidenza i 35 punti di vantaggio che l’ex presidente ha su di lei. La Carolina del Sud è uno stato che non ha una registrazione formale del partito, quindi gli elettori possono partecipare alle primarie indipendentemente dal fatto che si identifichino come repubblicani, democratici o indipendenti. Tuttavia chi ha già votato alle primarie democratiche all’inizio del mese, non potrà votare anche a quelle repubblicane. Durante lo scorso fine settimana, Haley ha anche iniziato a lanciare un appello agli elettori della South Carolina che di solito votano alle primarie democratiche, per votare sabato, un messaggio che ha fatto eco anche durante un evento elettorali di oggi.
Si è rivolta agli elettori affermando che chiunque non abbia votato alle primarie democratiche del 3 febbraio – in cui ha votato meno del 5% degli elettori aventi diritto al voto – può votare sabato chiedendo il sostegno anche ai repubblicani che vogliono che l’ex presidente torni alla Casa Bianca oltre a quello dei democratici e indipendenti che non vogliono Trump.