Non ha dubbi Donald Trump: la sentenza del giudice newyorkese Arthur Engoron che lo ha obbligato a pagare 355 milioni di dollari per frode civile e di gestire la Trump Organization per i prossimi tre anni è una “interferenza elettorale” che spingerà molte imprese a lasciare lo Stato di New York.
Sabato sera l’ex presidente e attuale frontrunner repubblicano si è scagliato contro il magistrato – definito come un “lunatico” – durante un comizio elettorale tenuto a Waterford Township, nel Michigan.
“Il caso è una completa e totale messinscena. È un caso fasullo”, ha detto Trump – che è stato condannato per aver sovrastimato di miliardi il suo patrimonio netto per ottenere prestiti bancari vantaggiosi. “Non ci sono state vittime, danni, inadempienze, denunce, niente di niente. Non c’è nulla”.
Il candidato GOP ha sostenuto che la sentenza di venerdì – partita da una causa intentata dalla procuratrice newyorkese Letitia James – sia l’ennesimo tentativo dei democratici di ostacolare il suo ritorno alla Casa Bianca, ma che ricorrerà in appello.
“Questa è solo una manovra di interferenza elettorale da parte di una folle procuratrice generale… che lavora a stretto contatto con un pessimo giudice”, ha detto Trump. Che infine ha previsto un esodo di imprenditori dalla Grande Mela.
“A seguito di questa decisione, le imprese lasceranno lo Stato di New York, portando con sé migliaia di posti di lavoro, perché non possono sottoporsi a questo sistema”, ha detto Trump. “E se questa persecuzione degli oppositori politici continuerà nessuno vorrà più fare affari negli Stati Uniti d’America”.
Nelle prossime settimane, Trump dovrà affrontare altri quattro processi penali statali e federali, tra cui uno che inizierà a New York il 25 marzo per presunti pagamenti segreti a una pornostar – facendo di Trump il primo ex presidente degli Stati Uniti a finire in tribunale per accuse penali.