Sono giorni pesanti per l’ex presidente Trump. Il suo impero è a rischio e, nonostante la sicurezza che cerca di mostrare in pubblico, è preoccupato.
Dopo il verdetto che lo ha condannato a risarcire 87 milioni di dollari alla giornalista e scrittrice E Jean Carroll per le sue dichiarazioni diffamatorie, su di lui pende come una spada di Damocle la decisione del giudice di Manhattan Arthur Engoron che in questi giorni deve emettere la sentenza sulla frode commessa dalla sua holding, la Trump Organization (che racchiude oltre 500 società), per aver gonfiato le valutazioni delle sue proprietà immobiliari in modo da ottenere sia una maggiore notorietà nel mondo dell’imprenditoria, sia per avere condizioni più favorevoli per ottenere prestiti dagli enti finanziari e dalle società di assicurazione.
Già, perché nonostante la sua fortuna immobiliare l’ex presidente con le 6 bancarotte dichiarate da alcune delle sue società è persona poco affidabile nel mondo dei prestiti. E le banche volevano garanzie. Ma per lui non è solo una questione di soldi.
Per anni ha litigato con Forbes che lo escludeva dalla lista dei miliardari “veri”. Un’onta che ha sempre mal digerito e per questo faceva pressioni sugli editori del magazine, ai quali presentava i “suoi” bilanci per dimostrare la sua ricchezza. Faceva persino telefonate fasulle ai giornalisti di Forbes negli anni ’80, sostenendo di essere “John Barron”, un fittizio PR che rappresenta Trump e che, come il Gatto con gli stivali, decantava le immense fortune del suo cliente per farlo includere nella lista dei miliardari di New York. Ma Forbes lo trattava con sufficienza, come uno dei tanti nuveau riche che imperversano a Manhattan. E lui ne soffriva terribilmente, tanto che accusava Forbes di essere in combutta con i suoi nemici.
Che abbia paura delle decisioni dei magistrati lo dimostrano i velenosi post che mette sui social media con cui critica sia l’Attorney General Letitia James, che ha avviato la procedura giudiziaria sul caso di frode civile a New York, che il giudice della Corte Suprema di Manhattan Arthur Engoron che lunedì prossimo dovrebbe rilasciare la sentenza in cui rischia il blocco delle licenze per le sue operazioni commerciali nello stato e una sanzione finanziaria di 350 milioni di dollari. Di fatto Donald Trump potrebbe essere bandito dal settore immobiliare a New York, un colpo potenzialmente devastante per le sue attività immobiliari che lo hanno catapultato verso la fama molto prima di andare alla Casa Bianca.

Questo caso di frode è solo uno dei numerosi processi che in cui Trump è invischiato e con lui i figli Donald Jr ed Eric, i dirigenti della Trump Organization Allen Weisselberg e Jeffrey McConney, insieme a società ed entità appartenenti a Trump come 40 Wall Street, un grattacielo nel quartiere finanziario di Manhattan.
In una sentenza con decisione sommaria del 27 settembre 2023, che ha sostanzialmente risolto le questioni chiave della causa, il giudice Arthur Engoron della Corte Suprema di Manhattan ha stabilito che Trump aveva commesso per anni la frode gonfiando il valore del suo patrimonio immobiliare. In una dichiarazione in allegato ai bilanci societari, ad esempio, si è scoperto che la sua tenuta di Mar-a-Lago era gonfiata a circa il 2.300% del suo prezzo effettivo.
Il giudice Engoron ha sciolto alcune società appartenenti all’ex presidente e ha anche ordinato di revocare la licenza commerciale della Trump Organization e ha nominato un osservatore indipendente, l’ex giudice federale Barbara Jones, per supervisionare la società.
Trump ha negato ogni illecito e ha presentato ricorso contro la sentenza iniziale. In ottobre una corte d’appello ha temporaneamente sospeso la parte della sentenza relativa allo scioglimento della Trump Organization. Gli avvocati di Trump hanno sostenuto che circa 1.000 dipendenti potrebbero essere colpiti da questa decisione. La squadra di James ha dichiarato di essere disposta a sospendere l’applicazione delle norme in attesa di una decisione finale.
E proprio in questi giorni, dopo un attento esame dei bilanci della Trump Organization, Barbara Jones ha scoperto che nelle detrazioni fiscali c’era anche un prestito di 48 milioni di dollari che in pratica non sarebbe mai esistito. E immediatamente Barbara Jones ha mandato il carteggio finanziario al giudice Engoron.
Per tutta risposta gli avvocati di Trump hanno chiesto che la causa fosse respinta, sostenendo che era politicamente motivata; che i suoi contabili erano responsabili di falsi rendiconti finanziari; e che nessuna banca o società di assicurazione era stata danneggiata da tali dichiarazioni.
Trump ha usato la lunga serie di processi in cui è imputato, per accusare il dipartimento della giustizia, i magistrati, gli inquirenti statali e federali di usare la giustizia come arma politica per cercare di bloccare la sua candidatura alle elezioni presidenziali di novembre.
L’ex presidente si è presentato nelle aule giudiziarie di processi in cui non era legalmente obbligato a partecipare per poi rivolgersi ai suoi sostenitori per vittimizzarsi e mostrare l’accanimento giudiziario che, secondo lui, sarebbe stato orchestrato da Joe Biden.
Ha anche utilizzato le sue apparizioni in tribunale per scagliarsi contro magistrati, pubblici ministeri. Trump ha accusato Letitia James, il procuratore generale di New York, di averlo preso di mira per motivi politici, definendola una “killer politica” che ha vinto le sue elezioni perché aveva promesso di perseguitarlo.
Durante i tre mesi del processo, Trump ha più volte insultato il giudice nei discorsi dopo le udienze o nei post lanciati sul suo sito web, sostenendo che Engoron è un “odiatore di Trump”, un uomo di parte. Ha anche preso di mira Allison Greenfield, la cancelliera di Engoron, accusandola di essere “politicamente parziale e fuori controllo”. Il giudice Engoron ha imposto un ordine di silenzio all’ex presidente e quando Trump non lo ha rispettato, lo ha multato di 15.000 dollari.
I casi civili come questo di solito comportano sanzioni pecuniarie e ingiunzioni, al contrario dei casi penali che portano in prigione.
James, nella sua causa contro Trump, ha raccomandato una punizione: che l’ex presidente e i suoi figli siano privati dei loro ruoli di leadership presso la Trump Organization, e che a Trump e alla Trump Organization venga impedito qualsiasi acquisto di beni immobili a New York per i prossimi cinque anni. Inoltre, il procuratore generale ha raccomandato di vietare a Trump e alla Trump Organization di accedere a qualsiasi prestito per cinque anni e di nominare osservatori e fiduciari indipendenti per la Trump Organization.
I tamburi rullano. La sentenza è imminente. E Trump ha di che essere preoccupato.