Colpire l’Iran per vendicarsi dei tre soldati americani morti in Giordania.
Sono in molti – soprattutto repubblicani – a chiederlo al presidente Joe Biden, nonostante l’inquilino della Casa Bianca tema che colpire Teheran possa trascinare Washington in un conflitto più ampio.
Da settimane le milizie filo-iraniane – come gli Houthi nello Yemen, Hezbollah in Libano e altri miliziani in Iraq e in Siria – stanno bersagliando i mezzi e delle forze statunitensi o alleate di stanza in Medio Oriente, senza tuttavia provocare vittime.
Fino a ieri almeno, quando tre militari americani sono stati uccisi e almeno due decine sono stati feriti in un attacco con droni avvenuto in un avamposto noto come Torre 22, vicino al confine nord-orientale della Giordania con la Siria.
Biden ha assicurato che gli Stati Uniti “risponderanno”, senza fornire ulteriori dettagli. Secondo i falchi repubblicani, invece, è tempo di educare Teheran con l’uso della forza.
“(Biden) ha lasciato le nostre truppe come bersagli facili”, ha dichiarato il senatore GOP Tom Cotton. “L’unica risposta a questi attacchi è una devastante rappresaglia militare contro le forze terroristiche iraniane, sia in Iran che in tutto il Medio Oriente”.
“L’Iran è imperterrito”, ha commentato il collega Lindsey Graham. “L’unica cosa che il regime iraniano capisce è la forza. Finché non la pagheranno con le loro infrastrutture e il loro personale, gli attacchi alle truppe statunitensi continueranno”.
Sul tema è intervenuto anche l’ex presidente Donald Trump, probabile sfidante di Biden alle presidenziali del 2024. Su Truth Social il frontrunner repubblicano ha descritto l’attacco come una “conseguenza della debolezza e della resa di Joe Biden”, affermando che con lui presidente non si sarebbero state la guerra in Ucraina, l’attacco di Hamas ad Israele e l’ultimo raid in Giordania, ammonendo che invece ora “siamo sull’orlo delle terza guerra mondiale”.
Secondo gli analisti, le scelte di Biden per rispondere potrebbero includere l’attacco alle forze iraniane sia all’interno che all’esterno dell’Iran o la scelta di lanciare una rappresaglia più cauta contro i terroristi sostenuti dall’Iran.
Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha respinto come “prive di fondamento” le accuse degli Stati Uniti sul coinvolgimento dell’Iran nell’attacco alla base statunitense in Giordania. Intervenendo lunedì mattina, Kanani ha insistito sul fatto che l’Iran “non è coinvolto nel processo decisionale dei gruppi della Resistenza” nel modo in cui hanno scelto di “difendere i palestinesi o i loro Paesi”.