“Chiunque finanzierà Nikki Haley sarà permanentemente escluso dal campo MAGA”.
Lo stile politico di Donald Trump non si è mai certo distinto per fair play. Eppure l’ultimo appello-ultimatum a boicottare la rivale repubblicana è insolitamente drastico – anche per gli standard del (fu) magnate newyorkese assurto a guru del Partito Repubblicano 2.0.
A far infuriare il futuro sfidante di Joe Biden – Corte Suprema permettendo – è la caparbietà della sua ex ambasciatrice all’ONU. Nonostante i sonori KO rimediati ai caucus dell’Iowa e alla prima tornata di primarie GOP in New Hampshire, la 52enne ha infatti deciso di rimanere stoicamente in corsa contro ‘The Donald’, privandolo perciò della nomination matematica.
L’ira funesta dell’ex presidente è stata affidata all’app Truth Social, su cui Trump ha minacciato che chiunque abbia finanziato o finanzierà la campagna elettorale di Haley verrà “permanentemente escluso” dal cerchio magico trumpiano, entrando nelle liste di proscrizione dei MAGA.
Non si è fatta attendere la replica della diretta interessata. L’ ex ambasciatrice della Carolina del Sud, rimasta l’unica competitor formale di Trump dopo l’uscita di scena dell’ex enfant prodige Ron DeSantis, ha condiviso su X un link per effettuare donazioni alla sua campagna: “In tal caso, potete donare qui. Andiamo”, ha scritto.
In molti sembrano aver seguito il suggerimento. Nel giro di poche ore Haley ha raccolto un milione di dollari, come scritto da The Hill e confermato dal suo staff elettorale. Tra i contributori anche, per sua stessa ammissione, l’ex segretaria stampa di Trump, Sarah Matthews, la quale ha condiviso la ricevuta del suo contributo con un tweet: “Fatto. Unitevi a me nella donazione a Nikki Haley”.

L’aggressività di Trump sembra far parte della sua strategia di ‘divorare’ la competizione sul via, costringendo Haley ad alzare bandiera bianca prima della battaglia in Carolina del Sud del 24 febbraio.
Il messaggio è rivolto non solo ai colleghi che si permettono di metterne in dubbio la leadership. Ma anche alla Corte Suprema – chiamata nelle prossime settimane a decidere se il suo cognome potrà essere oscurato dalle schede elettorali in base alla clausola anti-insurrezione della Costituzione per i fatti del 6 gennaio. Una decisione che, se Trump avrà già ottenuto la nomination, potrebbe essere di natura politica molto più che giuridica.
Lo staff elettorale di Trump sta intensificando il corteggiamento dei donatori rivali, promettendo in certi casi incontri a tu per tu nella tenuta di Mar-A-Lago in Florida. E poi c’è chi non ce la fa proprio ad aspettare l’ufficialità, come il fedelissimo David Bossie, che ha proposto al Comitato Nazionale Repubblicano di nominare Trump come “candidato prescelto” prima ancora del risultato delle primarie.
Stavolta, però, ci ha pensato lo stesso Trump a salvaguardare la forma. Sempre su Truth Social, il frontrunner repubblicano ha detto di voler diventare il candidato alla Casa Bianca “alla vecchia maniera, ossia alle urne”. Detto fatto: Bossie ha ritirato la risoluzione poco dopo.
Anche in questo caso Haley ha preso spunto per attaccare il patriarca MAGA. “Chi se ne frega di quello che dice l’RNC? Lasceremo che siano milioni di elettori repubblicani in tutto il Paese a decidere chi debba essere il candidato del nostro partito, non un gruppo di addetti ai lavori di Washington”, ha dichiarato in un comunicato.