In politica, come nelle guerre, le scaramucce precedono le battaglie. L’anno appena cominciato vede il prossimo 5 novembre le elezioni del presidente, di 35 senatori, e dell’intera camera dei rappresentanti. Ma soprattutto vede tanta incertezza dettata dalle vicende giudiziarie dell’ex presidente Donald Trump.
Le schermaglie si svolgono al Congresso, nei tribunali e, con l’avvicinarsi delle primarie, ai seggi elettorali.
Quest’anno poi è un anno elettorale “pieno” perché oltre che per le presidenziali si vota al Senato anche per due seggi che non avrebbero dovuto essere nei ballottaggi: quello lasciato da Diane Feinstein, in California, e quello del Nebraska lasciato dal senatore Ben Sasse. La Camera Alta è formata da 100 senatori, i democratici hanno 48 seggi, i repubblicani 49, ma due senatori indipendenti, Angus King e Bernie Sanders hanno sempre votato con i democratici. A loro si è aggiunta a metà mandato la senatrice dell’Arizona Kyrsten Sinema. Cinque senatori democratici (Joe Manchin, Laphonza Butler, Debbie Stabenow, Ben Cardin e Tom Carper) e due repubblicani (Mitt Romney e Mike Brown) non si sono ricandidati.
Alla Camera, che è formata da 435 deputati, 23 democratici e 11 repubblicani non si sono ricandidati, quasi tutti per cercare di conquistare i seggi lasciati liberi dai loro colleghi del Senato.
Tanti movimenti in un Congresso in cui le esigue maggioranze sia alla Camera che al Senato rendono queste elezioni particolarmente importanti.
Il primo appuntamento elettorale è in Iowa, con i caucus del 15 gennaio. Un appuntamento elettorale oscurato dopo che due Stati, il Colorado con una decisione della locale Corte Suprema, e il Maine, con la decisione del segretario di Stato, non hanno ammesso la candidatura di Donald Trump nei ballottaggi. Decisioni prese in base al terzo capitolo del 14mo emendamento della Costituzione secondo cui nessun cittadino può assumere un incarico federale “se ha giurato sulla Costituzione ed è stato coinvolto in una insurrezione o una ribellione contro gli Stati Uniti o ha dato aiuto o sostegno a coloro che l‘hanno intrapresa”. Oggi gli avvocati di Donald Trump hanno chiesto ai tribunali del Maine di annullare la decisione del segretario di Stato, Shenna Bellows, definendola un “leader di parte” che “ha agito in modo arbitrario e capriccioso”.
Ora ci sono i ricorsi alla Corte Suprema federale. Da vedere quale sarà la decisione dei giudici supremi perché potrebbero decidere che l’esclusione dell’ex presidente non è ammissibile perché Trump non è stato condannato. Potrebbero anche demandare la giurisdizione elettorale ai singoli Stati, come hanno fatto con l’aborto. O potrebbero anche decidere di non decidere e così facendo altri Stati dell’Unione potrebbero seguire la decisione presa dalla Corte Suprema del Colorado ed escludere dalle liste elettorali Donald Trump.
Ed ecco che il primo appuntamento elettorale con il Caucus dell’Iowa tra due settimane si svolge avvolto da queste incertezze.
Le elezioni primarie si svolgono per voto indiretto, il che significa che l’elettore non sceglie direttamente il candidato, ma elegge, nelle primarie, o sceglie, nei caucus i delegati che a loro volta voteranno alla Convention del partito il candidato alla presidenza.

In Iowa il 15 gennaio in ampi spazi pubblici, come le palestre delle scuole o le sale conferenza nelle librerie pubbliche, i simpatizzanti iscritti si riuniranno e dopo aver ascoltato i delegati che spiegano la visione politica del loro paladino, scelgono non con il voto, ma fisicamente spostandosi e aggregandosi al gruppo del candidato preferito. Ogni Stato che ha i caucus ha poi ha le sue regole. A questo dell’Iowa, che sembra più un mercato che non una elezione per le primarie, viene data grande importanza in quanto è la prima consultazione della corsa elettorale, e funge da termometro delle intenzioni dell’elettorato.
Una settimana dopo, il 23 gennaio, le primarie vere, con la scheda elettorale, in New Hampshire.
Un carosello elettorale che si concluderà con le due convention dei due partiti: quella repubblicana che si terrà a Milwaukee dal 15 al 18 luglio e quella democratica dal 19 al 22 agosto a Chicago.
Appuntamenti elettorali che inevitabilmente si scontreranno con la lunga lista delle date dei processi che pendono sull’ex presidente per il quale il primo procedimento giudiziario penale messo in calendario per il 4 marzo è quello federale istruito dal Consigliere Speciale Jack Smith per i tentativi dell’ex presidente di ribaltare la sua sconfitta elettorale in attesa che la Corte d’Appello federale decida se Trump godeva dell’immunità presidenziale quando c’è stato l’assalto al Campidoglio.
Ma non solo i tribunali. Al Congresso c’è la scadenza sull’accordo sul limite di debito, già rinviata per due volte con misure di emergenza, che deve essere discussa il prossimo 19 gennaio. Se l’accordo non si troverà le attività federali non avranno i fondi per proseguire.
Biden ha chiesto 66 miliardi di dollari per l’Ucraina. I repubblicani hanno legato il voto della Legge sul limite del debito e degli aiuti all’Ucraina chiedendo il rafforzamento delle misure di sicurezza lungo il confine tra Stati Uniti e Messico. La richiesta della Casa Bianca include anche 14 miliardi di dollari per Israele nella lotta contro Hamas e 14 miliardi di dollari per la sicurezza dei confini degli Stati Uniti. Un grande punto interrogativo che incombe sui negoziati è il nuovo speaker della Camera, Mike Johnson, che deve affrontare la pressione degli estremisti che hanno rovesciato il suo predecessore. I democratici e alcuni repubblicani hanno già rifiutato il piano di riserva di Johnson di estendere la spesa provvisoria per il resto dell’anno fiscale se le due parti non riusciranno a raggiungere un accordo di finanziamento complessivo. L’estensione dell’accordo bipartisan sul limite del debito, il Fiscal Responsibility Act, negoziato questa estate da Biden e dall’ex presidente Kevin McCarthy, è stato il motivo, o la scusa, per cui McCarthy è stato defenestrato dai suoi stessi compagni di partito.
Ed ecco che quest’anno appena iniziato si presenta con più dubbi che certezze. Chi sperava che la tregua natalizia calmasse le acque resterà deluso. Per ora non resta che aspettare, ma il ciclone elettorale è in arrivo.