I cinque contendenti repubblicani rimasti in lizza per sfidare Donald Trump – e cercare di soffiargli una nomination presidenziale finora mai stata contendibile – si sono dati appuntamento a Miami per il terzo dibattito GOP, nelle stesse ore in cui l’ex presidente snobbava nuovamente i suoi avversari e teneva un comizio elettorale dall’altra parte della città.
Durante le due ore di discussione, The Donald non è stato peraltro quasi mai evocato da partecipanti e moderatori – se non per osservazioni blande (come quella dell’ex ambasciatrice USA all’ONU Nikki Haley, secondo cui è tempo che “la nazione vada avanti”). L’impressione è che, in sostanza, tra gli sfidanti repubblicani sia una sfida a chi arriva secondo, con un occhio a chi verrà scelto da Trump come vice-presidente.
Nel suo comizio nella vicina Hialeah, proprio l’ex presidente ha risposto alle accuse secondo cui gli sarebbe mancato il coraggio di presentarsi al dibattito. “Sono in piedi davanti a decine di migliaia di persone in questo momento, ed è in televisione”, ha detto. “Questo è molto più difficile da fare di un dibattito”.
A tenere banco nel dibattito è stata invece soprattutto la netta sconfitta elettorale rimediata dai repubblicani lunedì sera, anche in roccaforti conservatrici quali Ohio e Kentucky – avvisaglia di potenziali sorprese in vista delle presidenziali del 2024 dopo l’opposizione repubblicana all’aborto e altri diritti.
“Sono stufo che i repubblicani perdano”, ha detto DeSantis, il cui staff elettorale sostiene che l’affiliazione a Trump sia costato a molti candidati repubblicani la sconfitta alle urne. L’imprenditore Vivek Ramaswamy se l’è presa invece con Ronna McDaniel, presidente del Comitato nazionale repubblicano. “Siamo diventati un partito di perdenti”, ha lamentato. “Dobbiamo avere responsabilità nel nostro partito”.
Con riferimento specifico all’aborto, Haley ha esortato il partito a riconoscere che un divieto federale è impensabile, e che la prospettiva più verosimile è che alcuni Stati continueranno a consentire la pratica.
Anche l’ex governatore del New Jersey, Chris Christie, pensa che la questione vada lasciata alla discrezione statale. “Confido che la gente di questo Paese, Stato per Stato, decida da sola”, ha detto. DeSantis ha invece sostenuto che il movimento anti-aborto, dopo essere riuscito ad ottenere uno storico risultato alla Corte Suprema degli Stati Uniti con il rovesciamento del precedente Roe v.Wade, è stato colto “alla sprovvista” dalle misure elettorali statali che hanno protetto il diritto, suggerendo che il movimento deve modificare le sue tattiche.
Il senatore Tim Scott ha infine sostenuto che la maggioranza degli americani sarebbe favorevole a un limite di 15 settimane per l’aborto e ha sfidato DeSantis e Haley a muoversi verso un divieto federale. “È nell’interesse della nostra nazione”, ha detto.
Lo scontro tra i due principali anti-Trump – il governatore della Florida Ron DeSantis e l’ex governatrice della Carolina del Sud Nikki Hailey – si è principalmente consumato invece sull’opposizione alla Cina. Entrambi hanno infatti accusato l’altro di essersi fatti ammaliare dall’industria cinese quando erano governatori.
Lo scambio di battute più violento è stato invece quello tra Haley e Ramaswamy. Dopo avere accusato la sua competitor (e DeSantis) di essere un falco di politica estera, il repubblicano ha inasprito i toni durante una discussione sulla messa al bando dell’app cinese TikTok, ricordando che la figlia di Haley utilizza la piattaforma.
“Forse è meglio che vi occupiate prima della vostra famiglia”, ha detto, suscitando l’ilarit del pubblico. “Lascia mia figlia fuori dalla tua voce”, ha replicato Haley, aggiungendo sottovoce: “Sei solo feccia” – la secca risposta di Haley.