Non lo vogliono, ma lui ha insistito. Jim Jordan, l’arcigno deputato repubblicano legato a Donald Trump, è stato bocciato per la terza volta dai suoi compagni di partito.
Testardamente si era nuovamente proposto nonostante la sua candidatura a speaker della camera fosse stata respinta due volte. E il numero dei parlamentari del suo stesso partito che lo hanno bocciato è aumentato con il passare dei giorni. Per essere eletto speaker della Camera bisogna ottenere 217 voti. Jordan oggi ne ha incassati solo 194. Alla prima votazione ne aveva persi 20, alla seconda 22 e oggi 25.
Questo caos alla Camera paralizza i lavori e solleva dubbi sulla capacità del Congresso di approvare gli aiuti per Israele e Ucraina chiesti ieri sera dal presidente Biden.
Il partito repubblicano è squarciato dalle lotte intestine e dopo due settimane dalla rimozione di McCarthy, i repubblicani non sono in grado di eleggere un leader.
“Siamo in una brutta situazione in questo momento”, ha detto l’ex speaker Kevin McCarthy, “Siamo assolutamente paralizzati e ingovernabili”.

Subito dopo il voto i parlamentari repubblicani si sono riuniti per decidere le nuove mosse. Jim Jordan, secondo CBS News, avrebbe voluto ricandidarsi per una quarta volta, ma la maggior parte dei suoi compagni di partito è stato dell’idea di chiudere questa pagina e trovare un altro candidato che riesca a conciliare le differenti anime del partito. E dopo un’ora di riunione la maggioranza dei parlamentari hanno deciso di non ripresentare più Jordan e di trovare un nuovo candidato. Una impresa ancora più difficile dopo che Jordan e i suoi più stretti alleati hanno minacciato di votare contro qualsiasi altro candidato fosse stato presentato dal partito.
I repubblicani moderati hanno criticato Jordan per non aver riconosciuto i risultati delle elezioni del 2020, ma si sono anche opposti alla campagna di pressione pesante che il parlamentare ha lanciato per ottenere il loro sostegno. Alcuni hanno ricevuto minacce alla loro sicurezza personale e a quella dei loro familiari da attivisti di destra dopo essersi opposti alla sua candidatura.
Per ora è tutto rimandato a lunedì. Dopo la nuova debacle di Jordan, Tom Emmer, il popolare congressman del Minnesota, Austin Scott, Byron Donalds, Kevin Hern, Jack Bergman, si sono candidati. Ma sono tutti dell’ala conservatrice del partito e tutti hanno accettato e promosso le bugie elettorali di Trump. Un fatto questo che rende difficili la mediazione con i democratici che sarà inevitabile se i parlamentari repubblicani legati a Trump manterranno le minacce di Jordan.
ll ruolo chiave di presidente della Camera è vacante da 17 giorni, da quando Kevin McCarthy è stato estromesso all’inizio di ottobre da un gruppo di otto conservatori legati a Trump. Una situazione creata dallo stesso McCarthy che a gennaio, pur di essere eletto leader della maggioranza alla Camera, aveva modificato le regole per estromettere lo speaker concedendo questa facoltà anche ad un solo parlamentare.
Il caos della maggioranza non solo sta mettendo a rischio gli aiuti a Israele e all’Ucraina. Il 17 di novembre scade il termine della legge ponte varata in extremis per evitare la chiusura delle attività governative.

Il mese scorso la Camera aveva votato a favore della proposta presentata dallallora speaker Kevin McCarthy che rinviava di 45 giorni lo shutdown. Una proroga trovata a poche ore dalla scadenza per garantire l’immediata copertura dei fondi federali e avviare la mediazione sul bilancio federale. Una mossa che ha contraddetto le assicurazioni che l’allora speaker aveva dato all’ala estremista del suo partito alla quale aveva legato il rinvio dello shutdown ai “profondi tagli al bilancio federale”. Il rinvio c’è stato, ma i tagli sono stati minimi e in pratica hanno riguardato solo gli aiuti all’Ucraina. Da qui le accuse del parlamentare Gaetz a McCarthy di non aver mantenuto le promesse e di flirtare con l’opposizione: in particolare di aver fatto approvare il rinvio dello shutdown di un mese e mezzo con i voti dei dem e di avere un “accordo collaterale segreto” con Biden per continuare a finanziare Kiev con una legge ad hoc. Da qui il voto con cui Kevin McCarthy è stato sfiduciato.
Patrick McHenry, il congressman repubblicano della Carolina del Nord e presidente della commissione per i servizi finanziari della Camera, ricopre da 17 giorni la carica di speaker temporaneo, ma senza il potere di presentare alcun disegno di legge. McHenry questa mattina ha ricevuto sei voti.
Il tentativo di alcuni repubblicani per conferirgli ulteriori poteri per alcuni mesi in modo da poter gestire la Camera mentre il partito cerca un candidato per il ruolo di speaker è fallito. Un fatto questo che aggiunge maggiore incertezza alla già caotica scena politica.