La Camera alla ricerca di un leader. I parlamentari tornano questa sera a Washington dopo il lungo weekend del Columbus Day.
L’improvvisa guerra tra Israele ed Hamas sta ulteriormente spingendo il partito di maggioranza a trovare rapidamente una soluzione per la funzionalità della Camera dopo l’incredibile bocciatura di Kevin McCarthy. In assenza dello speaker la Camera è paralizzata. Lo speaker pro tempore, Patrick McHenry, può solamente gestire il voto per eleggere lo speaker. Per regolamento non si può prendere nessuna iniziativa senza prima nominare il leader della maggioranza.
La Casa Bianca ha assicurato la massima assistenza ad Israele, ma con la Camera bloccata gli aiuti sono limitati. Secondo Politico il ministro della Difesa di Israele ha fatto sapere all’Amministrazione Usa di aver urgentemente bisogno di munizioni a guida di precisione e di più intercettori per il sistema di difesa aerea Iron Dome, nonchè di più bombe di piccolo diametro. Dal Congresso numerosi parlamentari chiedono di bloccare i 235 milioni di dollari che il Dipartimento di Stato concede ai palestinesi. Nell’aprile 2021, l’amministrazione Biden aveva approvato i piani per dare questi aiuti ai palestinesi, che includevano 150 milioni di dollari in assistenza umanitaria per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA) e 75 milioni di dollari in assistenza economica e allo sviluppo in Cisgiordania e Gaza.
Newsweek afferma che le armi usate dai terroristi di Hamas sarebbero di fabbricazione americana, parte degli aiuti dati all’Ucraina, catturate dai russi e fornite ai terroristi. Nelle settimane scorse il parlamentare democratico Jason Crow aveva chiesto alla Commissione sulle Forze Armate un rendiconto delle armi fornite all’Ucraina. Crow è un ex militare che ha prestato servizio in Afghanistan nelle Forze Speciali. Alla sua richiesta si erano immediatamente associati altri parlamentari di entrambi i partiti. Risposte che con la Camera paralizzata non possono essere fornite.

Domani i repubblicani si riuniranno per decidere chi sarà il nuovo speaker. I candidati in lizza sono due, Jim Jordan e Steve Scalise, dopo che durante il weekend Kevin Hern, presidente del Republican Study Committee, il maggiore dei cinque gruppi che formano il GOP alla Camera, ha deciso di ritirare la sua candidatura.
L’ex speaker Kevin McCarthy non ha escluso che potrebbe tornare alla carica se la Conferenza Repubblicana della Camera non riuscisse velocemente a decidere sul suo sostituto. Questa mattina il conduttore radiofonico conservatore Hugh Hewitt ha chiesto a McCarthy – che è stato messo in minoranza la scorsa settimana dopo che otto suoi compagni di partito si sono uniti ai democratici per estrometterlo – se sarebbe disposto a ricoprire la carica di speaker se i repubblicani non avessero trovato velocemente un sostituto. Alcuni repubblicani, come John Duarte e Tom McClintock, hanno sostenuto che McCarthy dovrebbe essere reintegrato come speaker, in particolare alla luce della nuova guerra in Israele.
Molti senatori repubblicani non legati a Trump stanno spingendo venga eletto il leader della maggioranza Steve Scalise piuttosto che Jim Jordan, che è stato sponsorizzato dall’ex presidente. Per loro Scalise alla guida della Camera avrebbe un migliore rapporto di lavoro con il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell e insieme potrebbero fare un lavoro migliore nel definire i progetti di legge da approvare al Congresso. E poi ritengono Jim Jordan un estremista legato ai MAGA che ha spinto per l’inchiesta sull’impeachment di Joe Biden della Camera che Jordan sta conducendo con il presidente della Commissione per la Supervisione e la Responsabilità, James Comer.
Domani ci saranno gli accordi e mercoledì si prevede che l’intera conferenza del GOP voterà a scrutinio segreto, e se si dovesse trovare il consenso subito dopo si andrebbe in aula per passare al voto alla Camera. Ma molti parlamentari ammettono che le deliberazioni interne potrebbero trascinarsi per alcuni giorni.