Dalla politica della mediazione alla politica dello scontro.
Il partito repubblicano dopo la defenestrazione dello speaker della Camera Kevin McCarthy, è nel caos. “Il partito della distruzione” titola il Washington Post che in una lunga opinione mette in evidenza come il partito di maggioranza, sconquassato dalla lotta intestina fomentata da Trump, sia diventato il movimento incapace a trovare i consensi per sviluppare una politica costruttiva. E gli impegni che la Camera dovrà affrontare sono pesanti e vicini.
Il 17 di novembre scadranno i termini già prorogati della temporanea legge tampone approvata la settimana scorsa per evitare lo shutdown. Un accordo che ha concesso altri 45 giorni di tempo per trovare una soluzione per il budget federale. E non solo non ci sono idee sul modo in cui poter affrontare la vicenda, non ci sono neanche gli interlocutori.
I lavori della Camera sono stati sospesi per una settimana con la speranza che il partito di maggioranza in questi giorni trovi l’accordo per eleggere un nuovo speaker. Ma le premesse non ci sono.
Il primo che si è fatto avanti annunciando la sua candidatura è il congressman dell’Ohio Jim Jordan, un trumpiano d’acciaio che si è fatto nominare da Kevin McCarthy capo della Commissione Giustizia della Camera per lanciare la campagna destabilizzante contro il dipartimento di Giustizia accusandolo di essere uno strumento politico in mano a Joe Biden e di aver ostacolato le indagini sul figlio Hunter.
Subito dopo l’annuncio di Jordan c’è stato quello di Steve Scalise, l’attuale leader della maggioranza repubblicana alla camera che con una lettera ai suoi colleghi ha dato l’annuncio. Ma i suoi problemi di salute e i suoi stretti legami con David Duke, l’ex “grand wizard” del Ku Klux Klan della Louisiana che nel 2016 ha appoggiato Trump, lo rendono vulnerabile. Grande difensore della NRA, la lobby delle armi, nel 2017 fu gravemente ferito a colpi di fucile in un attentato da James Hodgkinson, un senzatetto anti-Trump che venne ucciso poi dagli agenti. L’atto terroristico fu fatto mentre Scalise giocava a baseball con alcuni colleghi di partito. Il mese scorso Scalise aveva annunciato di avere un mieloma multiplo e di essere in chemioterapia.

Probabile anche la candidatura di Kevin Hern, l’attuale parlamentare presidente del Republican Study Committee, un gruppo di repubblicani conservatori. Ha detto ai giornalisti che diversi legislatori lo hanno contattato per spingerlo a candidarsi. Tuttavia, il deputato dell’Oklahoma potrebbe avere difficoltà ad attirare il sostegno dei moderati.
Poi c’è Patrick McHenry nominato speaker pro tempore. Presidente della Commissione per i servizi finanziari della Camera, McHenry è un alleato di McCarthy. McHenry, un parlamentare della Carolina del Nord, ha detto che non vuole la carica, ma i suoi alleati lo stanno spingendo per cercare la nomina.
In corsa anche Tom Emmer il “whip”, la frusta repubblicana della Camera, quello che “convince” i parlamentari a votare secondo l’ordine di scuderia.
Ma anche Tom Cole che è il presidente del Comitato per le regole della Camera. Anche se non ha detto di essere interessato all’incarico, il parlamentare dell’Oklahoma potrebbe ottenere il sostegno dei moderati che cercano un’alternativa all’estrema destra.
Marjorie Taylor Greene, la focosa parlamentare della Georgia, e Troy Nehls, entrambi del gruppo di estrema destra del “Freedom Caucus” hanno candidato Donald Trump. L’ex presidente arrivando in tribunale per il terzo giorno del suo processo in cui è accusato di truffa, ha commentato la notizia. “Farò qualunque cosa per aiutare. Ma il mio obiettivo, il mio obiettivo totale, è essere presidente”, ha detto ai giornalisti.
La tenebrosa profezia degli inflessibili Tea Party, che sdegnosamente definivano democratici e repubblicani moderati l’Uniparty (il partito del pantano politico di Washington dove, secondo loro, tutte le proposte raggiunte con la mediazione erano il frutto dei compromessi trovati solo per il tornaconto politico di chi le aveva presentate) ha avvelenato la mediazione. La flessibilità, che è uno strumento necessario per raggiungere i compromessi, secondo il Tea Party è debolezza e va combattuta. E lo ha detto ben chiaro ieri Mat Gaetz quando dal suo seggio prima di chiedere il voto alla Camera per silurare lo speaker ha accusato McCarthy di essere “una creatura della palude”. “E’ salito al potere raccogliendo il denaro di interessi speciali e ridistribuendo quel denaro in cambio di favori. Dobbiamo eleggere uno speaker migliore”.
I democratici non commentano. Guardano increduli questa caotica resa dei conti lasciando che il gruppo degli “irriducibili” trovi uno Speaker inflessibile in grado di imporre una legge di bilancio entro il 17 novembre. E quando gli accordi non verranno raggiunti allora si che l’“Uniparty”, tanto denigrato dagli estremisti del Tea Party, dovrà forzatamente trovare la soluzione evidenziando ancora una volta come il Gop si sia trasformato nel partito incapace di trovare soluzioni.