Donald Trump ha già detto che non prenderà parte neanche al terzo dibattito. In vantaggio di più di 40 punti sui suoi inseguitori per la nomination del partito repubblicano alle presidenziali del prossimo anno, l’ex presidente ha fatto sapere che snobberà anche quello di Miami dell’8 novembre.
Una decisione maturata dopo il confronto di ieri sera tra i candidati, più caotico del primo, caratterizzato dai continui inutili battibecchi personali su frivole questioni (che i moderatori non sono riusciti a controllare) senza affrontare con serie proposte i problemi reali del Paese.
Quando si è parlato di immigrazione o di inflazione sono solo state fatte solo critiche a Biden per la gestione della frontiera con il Messico, rispolverando anche il Muro, ma non è stato detto come intenderebbero riformare al Congresso l’attuale legge sull’immigrazione.
Stessa cosa per l’inflazione. Critiche a Biden per l’aumento dei prezzi, ma nessuna idea sul modo per tenerli sotto controllo.
Un dibattito senza proposte concrete, con suggerimenti irragionevoli, come quello dell’ex vicepresidente Mike Pence secondo il quale per mantenere la legge e l’ordine nel paese bisognerebbe accelerare le condanne a morte nelle prigioni federali, senza tener conto che decine di condannati sono stati scagionati dopo le esecuzioni. Trenta solo in Florida.
Un dibattito sul rispetto della legge i cui candidati riferendosi a Trump hanno criticato la sua assenza, ma nessuno ha parlato dei suoi pesanti problemi con la giustizia, né, tantomeno, sulla sentenza di un magistrato che lo ha condannato per truffa.
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Per questo motivo il giorno dopo il dibattito molti degli analisti politici ritengono il vincitore dell’evento sia stato proprio Trump anche senza essere presente. Tanto che Chris LaCivita, consigliere dell’ex presidente ha già chiesto al Comitato Nazionale Repubblicano di annullare i futuri piani dei dibattiti e sostenere solo Trump. Una cosa che in realtà il Comitato Nazionale Repubblicano ha già fatto tenendo i dibattiti fuori dagli Stati più controversi come Iowa, Michigan o New Hampshire, dove Trump è più opinabile.
Il Comitato Nazionale Repubblicano inoltre ha alzato la soglia per la qualificazione per prendere parte al terzo dibattito del GOP. Ogni candidato deve avere un minimo di 70.000 donatori, inclusi 200 in 20 o più stati. Una decisione presa questa mattina con una teleconferenza tra i dirigenti del partito. Inoltre i candidati devono anche raggiungere almeno il 4% dei consensi in due sondaggi nazionali, o raggiungere il 4% in un sondaggio nazionale e il 4% in due sondaggi statali condotti in Iowa, New Hampshire, Nevada e Carolina del Sud – i quattro stati che guidano la classifica repubblicana.
Un nuovo sondaggio effettuato da The Economist e YouGov, pubblicato ieri, mostrava che nelle elezioni presidenziali Biden avrebbe cinque punti di vantaggio sull’ex presidente, in aumento rispetto al mese scorso. I sondaggi delle primarie repubblicane mostrano anche che Trump ha un vantaggio incolmabile rispetto ai suoi rivali repubblicani.

Secondo le medie dei sondaggi nazionali, Trump ha circa il 54% delle preferenze. Al secondo posto il governatore Ron DeSantis a 40 punti di distanzza, con il 14% e l’ex ambasciatrice delle Nazioni Unite Nikki Haley al terzo posto con circa il 6%. E proprio DeSantis, dopo la grigia prova di ieri sera, potrebbe essere il primo a gettare la spugna perché con il passare del tempo il sostegno da parte del suo elettorato è in costante declino. Solo due mesi fa, secondo un sondaggio del New York Times, aveva 37 punti di svantaggio su Trump. Ora sono diventati 40, mentre tutti gli altri candidati repubblicani hanno recuperato qualche punto nei confronti dell’ex presidente. Inoltre l’organizzazione elettorale del governatore della Florida, dopo aver sostituito il manager della campagna, continua a cambiare consulenti e assistenti. Segnali che hanno innervosito i donatori elettorali che lo stanno scaricando.
Ieri sera poi DeSantis non è stato particolarmente incisivo e non ha parlato per i primi quindici minuti, che secondo gli analisti politici sono considerati fra i più importanti perché sono quelli che vengono seguiti dalla maggior parte del pubblico. Anche il suo attacco a Donald Trump è stato “tiepido”, accusandolo di essere “fra i dispersi” sia per quel che riguarda l’attuale stallo politico sul bilancio federale che nel dibattito fra i candidati: “Trump dovrebbe essere qui sul palco per difendere il proprio operato come presidente”.
Neanche una parola o un accenno agli enormi problemi con la giustizia che stanno confrontando Trump. E molto probabilmente proprio questo tema non affrontato, con la speranza che la magistratura faccia il suo corso, è quello che dà ai candidati repubblicani la forza per rimanere ancora in lizza. Finora quanti avevano più di 30 punti di svantaggio a pochi mesi dalle elezioni primarie, il 15 gennaio c’è il primo caucus dell’Iowa, si sono sempre ritirati. E Trump su DeSantis di punti di vantaggio ne ha 40.