“Non mi dimetto”. Così il senatore democratico Robert Menendez ha risposto a quanti hanno chiesto di lasciare il suo seggio dopo che venerdì la procura federale ha incriminato lui e sua moglie Nadine Menendez accusati di aver preso centinaia di migliaia di dollari in tangenti in cambio della sua influenza politica a beneficio del governo dell’Egitto e di alcuni suoi soci in affari.
“Le accuse mosse contro di me sono solo accuse”, ha detto Menendez in una conferenza stampa che ha tenuto a Union City, nel college non lontano dalla casa in cui i genitori vivevano dopo essere fuggiti da Cuba e dove il senatore è cresciuto. “Riconosco che questa sarà la mia più grande battaglia”, ha detto il Menendez, che dopo le accuse si è dimesso dalla carica di presidente della Commissione Esteri del Senato, aggiungendo che una volta concluso il processo, si aspetta che “non solo sarò esonerato, ma sarò ancora il senatore del New Jersey”.
Alla conferenza stampa, parlando prima in inglese e poi in spagnolo, Menendez ha ribadito gran parte del messaggio già lanciato dopo l’annuncio delle accuse. Ha detto di essere fiducioso che il caso si risolverà favorevolmente e ha chiesto ai suoi elettori di essere pazienti nei giudizi “per consentire che tutti i fatti vengano presentati”. Aggiungendo di aver ritirato “migliaia di dollari in contanti dai miei risparmi personali” negli ultimi 30 anni, “che ho conservato per le emergenze e memore della storia della mia famiglia che ebbe la confisca dei beni a Cuba”.
Il governatore del New Jersey, Philip D. Murphy, uno stretto alleato di Menendez, subito dopo che la procura federale del Souther District di Manhattan aveva reso noto il rinvio a giudizio, aveva chiesto le dimissioni del senatore, scatenando un coro di messaggi simili da parte di altri leader democratici.

Sabato, il deputato Andy Kim, un congressman democratico ha detto che sfiderà Menendez alle primarie del prossimo anno. Un evidente contrasto a quanto avvenne nel 2017, quando la maggior parte dei leader democratici aveva difeso Menendez durante un processo in cui era accusato di aver preso tangenti da un ricco medico in cambio di favori politici. Se la cavò perché in quella occasione i giurati non raggiunsero una decisione unanime per la condanna e la procura federale decise di non procedere con un nuovo processo.
Ma questa volta i fatti sono diversi e le accuse più pesanti e, soprattutto più visibili. Nelle 39 pagine del rinvio a giudizio le foto scattate dagli investigatori dei 550 mila dollari in contanti e 13 lingotti d’oro trovati in casa del senatore durante una perquisizione avvenuta a giugno dello scorso anno nella casa della coppia a Englewood Cliffs, in New Jersey.
L’accusa descrive una storia da 007 con una vasta rete di corruzione politica che coinvolgeva aiuti e vendita di armi all’Egitto e gli sforzi di Menendez per persuadere gli inquirenti statali e federali ad essere più comprensivi con i suoi associati in tre casi in cui erano al centro delle indagini.
Quello che l’accusa indica come principale corruttore della coppia, Wael Hana, aveva relazioni con il governo egiziano. Ufficialmente esportava dagli Stati Uniti in Egitto carne macellata secondo i requisiti musulmani halal. Nella perquisizione gli agenti dell’Fbi avevano trovato i soldi in contanti negli armadi del senatore. Erano in buste nelle tasche delle giacche appese ale stampelle del suo guardaroba, altre sempre in buste, nei cassetti della biancheria. I lingotti d’oro erano invece in una cassaforte celata sotto un tappeto. Ma non solo. Tra i “compensi” anche il mutuo della casa e le rate della Mercedes decappottabile, le attrezzature per la palestra in cantina e un finto lavoro Nadine da parte della società di Wael Hana, per il quale la moglie del senatore veniva lautamente compensata. Fu lei che introdusse l’imprenditore egiziano al marito che, secondo gli agenti federali, aveva stretti rapporti con i servizi segreti del Cairo e con il presidente El Sisi. Nel corso degli anni il senatore Menendez, con il suo ruolo di presidente della Commissioni Esteri del Senato, ha avuto un ruolo fondamentale nel concedere gli aiuti economici che il Dipartimento di Stato manda in Egitto. Secondo le accuse la coppia iniziò un rapporto continuo con Hana, fornendogli anche informazioni sui dipendenti americani dell’ambasciata al Cairo. “Durante una cena del maggio 2018 organizzata da Hana con Menendez in un ristorante esclusivo, il senatore gli fornì informazioni non pubbliche sugli aiuti militari dagli Stati Uniti all’Egitto”, hanno scritto i pubblici ministeri. Dopo la cena, Hana ha contattato un ufficiale militare egiziano: “Il divieto di armi leggere e munizioni verso l’Egitto è stato revocato. Ciò significa che le vendite possono iniziare. Ciò includerà anche fucili di precisione”.
Mercoledì il senatore, sua moglie e i tre uomini d’affari del New Jersey, Wael Hana, Jose Uribe, Fred Daibes, anch’essi accusati di associazione a delinquere per corruzione, compariranno a Manhattan davanti al tribunale federale di per rispondere delle accuse.