Negli Stati Uniti la possibilità di una chiusura del governo federale diventa sempre più probabile poiché la maggioranza repubblicana al Congresso non ha trovato un accordo per presentare le richieste dei finanziamenti per l’anno fiscale che scade il 30 settembre. Dal primo di ottobre “non ci sono più soldi” per far fronte alle spese federali. Una “Risoluzione Continua”, o CR come i parlamentari definiscono una legge ponte per finanziare temporaneamente le attività, è stata silurata dagli ultras conservatori repubblicani che, dopo aver assicurato il loro sostegno alla proposta del capo della maggioranza, quando è arrivato il momento del voto l’hanno bocciata. Una umiliazione per Kevin McCarthy, che non riesce a tenere compatto il suo partito sempre più in mano alla minoranza legata all’ex presidente Donald Trump. “È frustrante – ha detto lo speaker – non capisco perché qualcuno voti contro lo svolgimento del dibattito”.
Quello che è avvenuto alla Camera non può essere una sorpresa per McCarthy. I venti di guerra all’interno del partito repubblicano soffiavano da tempo. Ai primi di giugno la Camera controllata dai Repubblicani, avevaapprovato l’accordo sul tetto debito che permetteva di sospendere il limite della spesa a 31.400 miliardi di dollari e superare così la scadenza del 5 giugno, quando il governo avrebbe esaurito i fondi e sarebbe andato in default per la prima volta nella storia del Paese.
In quell’occasione la crisi venne evitata con il voto sia dai democratici che dei repubblicani, passò con 314 sìe 117 no, superando l’opposizione dell’ala più conservatrice del Gop. La destra trumpiana dei Freedom Caucus non ha però perdonato il proprio leader e la spaccatura all’interno del partito si è ampliata ed è esplosa alla Camera con il voto di giovedì.

L’impasse attuale invece riguarda i progetti di legge sugli stanziamenti che devono essere approvati dal Congresso e firmati dal presidente prima dell’inizio del nuovo anno fiscale. Se i termini del finanziamento scadono senza una nuova autorizzazione da parte del Congresso, il governo dovrà, in tutto o in parte, chiudere, a seconda del finanziamento a ciascuna agenzia.
Non ci sono neanche più i tempi tecnici per approvare una “Risoluzione Continua” e tutto lascia credere che il governo federale chiuderà i battenti a mezzanotte del 30 settembre. Dato che ciò avverrebbe durante il fine settimana, gli effetti completi della chiusura non si vedranno fino all’inizio della settimana lavorativa di lunedì.
In caso di chiusura, molte operazioni governative verrebbero interrotte, ma alcuni servizi ritenuti “essenziale” continueranno. Le agenzie federali hanno preparato i piani di emergenza. Le operazioni e i servizi governativi che continuano durante la chiusura sono attività ritenute necessarie per proteggere la sicurezza pubblica e nazionale o considerate critiche per altri motivi. Esempi di servizi che sono continuati durante le chiusure passate includono la protezione delle frontiere, l’applicazione della legge federale e il controllo del traffico aereo. Ritarderebbero, invece, le inchieste federali, inclusa quella che la Camera vuole avviare per mettere sotto impeachment Joe Biden.
I dipendenti federali il cui lavoro è considerato “non essenziale” verrebbero messi in congedo, il che significa che non lavoreranno e non riceveranno la paga durante la chiusura. I dipendenti i cui posti di lavoro sono considerati “essenziali” continueranno a lavorare, ma anche loro non verrebbero pagati durante il lockdown. Una volta terminato il periodo di chiusura, i dipendenti federali obbligati a lavorare e quelli messi in temporaneo congedo riceveranno gli arretrati. In passato, gli arretrati per i dipendenti che avevano lavorato senza ricevere lo stipendio non erano garantiti. Ora, tuttavia, gli arretrati per i lavoratori che non sono stati pagati sono automaticamente garantiti a seguito della legislazione guidata dal senatore democratico Ben Cardin, entrata in vigore nel 2019.
La deputata democratica del Massachusetts Katherine Clark in una intervista a Politico ha detto che molti parlamentari del suo gruppo democratico potrebbero votare contro una mozione dell’estrema destra repubblicana per sfiduciare lo speaker della Camera. “Aspettiamo che Kevin McCarthy chieda il nostro aiuto per governare in modo responsabile”, ha detto Clark. “Ma finora non c’è stata la sua richiesta“.
Katherine Clark ha poi elencato il “prezzo” che lo speaker della camera dovrebbe pagare per il sostegno del suo gruppo. “Per prima cosa debbono essere immediatamente approvati i fondi per gli aiuti federali in caso delle catastrofi naturali. Poi i vogliamo continuare a sostenere l’Ucraina e vogliamo che finisca questa finta inchiesta di impeachment su Biden orchestrata da Trump“, ha detto Clark. “Se Kevin McCarthy sceglierà di… tornare a lavorare per il paesesaremo lì per incontrarlo e scendere a compromessi con lui.”
Una posizione non condivisa dai dem progressisti che hanno dichiarato a Insider che, se la richiesta dovesse arrivare, voterebbero volentieri per lasciare lo speakeral suo destino.