Come mai la Casa Bianca ha deciso di riesumare le immagini della visita di Joe Biden a Kiev, ormai sette mesi fa, per un video elettorale da diffondere mentre il presidente è in India per il G20? Scelta che appare curiosa – materiale ormai d’archivio per pubblicizzare, come dice il video, la “forza quieta” del leader; una scelta che va letta però nel quadro attuale della campagna e della politica internazionale.
Prima di tutto, il contesto. Sul viaggio a New Dehli, Joe Biden investe molto: dal G20 – che si tiene fino a domenica – è assente naturalmente il presidente russo Vladimir Putin (colpito da un mandato di cattura internazionale per l’invasione dell’Ucraina) e anche il presidente della Repubblica cinese Xi Jinping ha deciso di non andare (i motivi non si conoscono, forse problemi interni, forse un atto di sfregio all’India). Biden si trova quindi da protagonista al vertice, in posizione per rafforzare i rapporti con il premier indiano Narendra Modi, acquisire nuovo peso in quella zona dell’Asia, far valere in patria l’impatto della sua presenza in un paese di crescente possenza (simbolicamente rappresentata dal successo della recente missione spaziale indiana sulla Luna).
Il nuovo spot del presidente è stato pubblicato in rete giovedì 7 settembre, e domenica 10 sarà trasmesso dalla tv americana sia durante le partite di football che nel programma “60 Minutes” della CBS – uno dei più seguiti – in Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, Nord Carolina, Pennsylvania e Wisconsin, tutti Stati cruciali per la corsa alla Casa Bianca.
“Per la prima volta nella storia moderna, un presidente americano è entrato in una zona di guerra non controllata dagli Stati Uniti” pronuncia la voce solenne, stentorea dello spot. Sullo schermo scorrono le immagini del febbraio 2023, inframmezzate da pezzi di telegiornale di quel giorno che riportano le tappe del viaggio di Biden: arrivo in Polonia, nove ore di treno verso Kiev. “È entrato in Ucraina col favore della notte, e la mattina ha camminato spalla a spalla con i nostri alleati”, e qui lo si vede con Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, “nelle strade devastate dalla guerra, per difendere la democrazia in un luogo dove un tiranno aspetta che la guerra la porti via”; il tiranno naturalmente è Putin, che appare con un bicchiere da champagne in mano in un salone del Cremlino fra marmi, dorature e velluti rossi – in aspro contrasto con le città distrutte dell’Ucraina appena viste.
“Nel mezzo di una zona di guerra, Joe Biden ha mostrato al mondo di che stoffa è fatta l’America. Questa è la forza quieta di un vero leader che non indietreggia davanti a un dittatore” conclude la voce del video. “Biden, presidente” è l’ultimo slogan, pronunciato sul logo Biden/Harris della campagna presidenziale.
Zelensky; il testo parla solo dei “nostri alleati”. Anche Putin non è citato per nome. L’inquilino della Casa Bianca resta così protagonista unico effettivo. Ora, questo spot elettorato potrà apparire goffo, magari un po’ ridicolo agli occhi di un osservatore smaliziato; però risponde ad alcune esigenze imperative.
Joe Biden attualmente ha un indice di gradimento bassissimo, al 39%, e il suo principale problema è l’età. Molti democratici preferirebbero quasi chiunque al suo posto per le elezioni del novembre 2024; ma un altro candidato non c’è, e il presidente in carica che si ricandida ha per forza di cose l’appoggio del partito. Biden era già anziano rispetto a Obama quando divenne il suo vicepresidente nel 2008; ha adesso 80 anni, se sarà rieletto ne avrà 82 (li compie in novembre) all’inizio del secondo mandato, e 86 alla fine. È perfettamente lucido, ma il peso degli anni si vede, soprattutto nel suo modo di incedere; viene infatti tenuto lontano dai bagni di folla, proprio lui che è estroverso e a suo agio fra la gente. Il suo possibile rivale Donald Trump non è molto più giovane, appena quattro anni, ma appare parecchio più in gamba.
Insistere su un leader che si reca in zona di guerra è un modo per sottolineare che il coraggio non dipende dall’età. Insistere sulla sua “forza quieta” è un modo per ricordare che proprio la relativa sobrietà (di Biden rispetto alle escandescenze di Trump) aiutò a farlo eleggere nel 2020.
Il popolo americano in piena guerra ebbe un presidente in sedia a rotelle… ma nessuno dubitava del coraggio e della leadership di Franklin Delano Roosevelt. Da allora, essere aitanti – robusti – prestanti è una necessità. Un vero presidente se può va in giro senza cappotto, non usa l’ombrello, sale di corsa la scaletta dell’Air Force One. La campagna Biden cerca di puntare su doti meno evidenti ma più di sostanza, a cominciare dalle strade di Kiev.