Un fattaccio di cronaca, uno stupro di gruppo contro una diciannovenne a Palermo, e puntuale come l’influenza d’autunno, riemerge in Italia la tentazione della castrazione chimica: è l’extrema ratio per chi agita il pugno duro, in un paese che non contempla la pena di morte. A tirarla fuori, strizzando l’occhio ai suoi elettori, il leader della Lega Matteo Salvini nel corso di una diretta Facebook. “A proposito di animali se in sette stuprano una ragazza fatico a definirli esseri umani. Qualcuno a sinistra dice ‘chissà se Salvini ne parla perché sono stupratori italiani’. Uno stupratore o un pedofilo può essere italiano, svizzero, ugandese o portoghese non importa. Italiano o straniero che sia la deve pagare fino in fondo. E siccome oltre a essere dei criminali, quelli che mettono le mani addosso a una donna o a un bambino sono dei malati, vanno messi in condizione di non ripetere la loro follia. Quello che c’è già in via sperimentale in diversi Paesi del mondo, ossia la castrazione chimica secondo me in via sperimentale anche in Italia potrebbe servire come dissuasione”.
Non è la prima volta che i politici della Lega ne parlano, e il fatto di Palermo ha tutte le caratteristiche dell’efferatezza: un branco di giovanissimi (fra i 17 e i 22), ben sette contro una, lei fatta ubriacare, lo stupro di gruppo in un cantiere, tutto ripreso in video, i commenti orrendi intercettati dai carabinieri, e il corollario abituale: “ma lei ci stava”, le lacrime di coccodrillo in questura… Solo che non è isolato in questa orribile estate italiana. Si accompagna a numerosi femminicidi, e alcune sentenze della magistratura che lasciano davvero interdetti: l’assoluzione di due tizi perché la vittima “c’era stata” in altra occasione e loro non avevano capito che quando diceva “no” faceva sul serio; l’assoluzione di un bidello che aveva smanacciato una studentessa perché il contatto sulle natiche è durato “solo” dieci secondi. Davvero vale la pena di denunciare e sottoporsi alla gogna mediatica per questi risultati.
Ma la castrazione chimica in tutto ciò a cosa servirebbe? Da deterrente… Per qualcuno che il reato l’ha già commesso? Sventolare queste soluzioni ha una funzione, temo, ben diversa: vuole rassicurare che gli “animali”, per dirla alla Salvini, sono le solite poche mele marce, sono “malati”. Gli altri, la maggioranza, sono invece diversi (io le donne le rispetto!), e la violenza quindi è un fenomeno episodico, non endemico; non è colpa di una cultura tossica che coinvolge tutti, maschi e femmine, ed esplode rabbiosamente qui e lì come le bolle di un campo vulcanico.
La realtà invece è proprio questa, con buona pace di chi protesta “non puoi fare di tutt’erba un fascio, io non sono così”. Per fortuna no: non tutti gli uomini sono stupratori, non tutte le donne sono come le madri che per difendere il pargolo stupratore urlano “lei è una poco di buono”. Però in questo humus culturale ci siamo tutti: pochi arrivano a uccidere e stuprare, ma gli altri – quasi tutti – come minimo rifiutano di vedere il privilegio insito nel solo fatto di essere nato uomo invece che donna (a parità di altre condizioni sociali): di quanto sia più facile ottenere un aumento, o una promozione, o essere preso sul serio (dal superiore maschio), o avere il rispetto del cameriere al ristorante, o camminare di notte da solo. Né vedono come sia irrispettoso lanciare un fischio a una ragazza per strada, considerarla come mercanzia da valutare (in positivo o in negativo, splendore o racchia), pretendere che lo consideri un complimento (quando sarai vecchia ti mancherà). Prima ancora del sessismo arriva il paternalismo (ora ti spiego io, bambina, che sia la politica internazionale o come si fa manovra), e a questa cultura pervasiva anche le donne si piegano, per lo stesso meccanismo che spingeva i neri a far finta di essere docili e sciocchi di fronte ai bianchi (rileggiamo Ragazzo negro di Richard Wright); e se arrivano in alto, magari lo fanno in solitaria, senza porsi il problema di aiutare le altre.
Peggio: la maggiore autonomia delle donne è percepita come una ribellione e provoca rabbia: lo stupro non è questione di sesso, è dimostrazione di potere – e di potenza reciproca nel gruppo.
Altro che castrazione chimica per le mele marce; ci serve – in Italia e altrove nel mondo – una educazione sentimentale e di genere dalla primissima infanzia, per bambine e bambini. La buona notizia è che ci sono sempre più uomini che se ne rendono conto e si impegnano, o almeno ci provano. E non solo per equità, ma perché scoprono che si vive meglio, tutti. La cattiva notizia invece è che sono ancora una minoranza, in mezzo a un mare di uomini – e di donne – che non ci pensano proprio: non resta che sperare nella Generazione Z.