I problemi legali di Donald Trump si moltiplicano e si complicano, le inchieste giudiziarie si intrecciano e si sovrappongono con la sua campagna elettorale, mentre i suoi messaggi diventano sempre più rancorosi, carichi di veleno e i suoi incontri con gli elettori traboccano di risentimento.
L’ex presidente continua a parlare del passato, delle elezioni “rubate”, di Nancy Pelosi e di Joe Biden, della caccia alle streghe, ponendosi come punto centrale dell’elezione per la Casa Bianca nel 2024, come se le presidenziali dovessero essere un referendum su di lui.
L’ex presidente ha a carico cinque processi che si svolgeranno tra l’ottobre 2023 e il maggio 2024: uno penale a Manhattan per i soldi dati in nero a Stormy Daniels, un altro federale in Florida per i documenti top secret nascosti a Mar-a-Lago, un processo per frode civile dello stato di New York intentato dall’Attorney General Letitia James, un processo civile federale intentato dalla giornalista scrittrice E Jean Carrol per il quale è già stato condannato a risarcire la donna. Dopo un controverso dibattito elettorale in cui ha rilanciato le accuse alla donna, il caso è stato riaperto e ci sarà un secondo processo, sempre per diffamazione, il 14 gennaio 2024. Intanto il magistrato federale ha respinto una controdenuncia presentata da Trump.
Un sesto procedimento penale – per aver tentato di ribaltare le elezioni del 2020 con l’assalto al Congresso – sarà programmato alla fine di questo mese. E quanto prima, forse addirittura domani, scatterà il rinvio a giudizio in Georgia, dalla procura distrettuale della contea di Fulton, per i suoi tentativi per forzare gli amministratori locali a “trovargli” i voti per annullare la vittoria di Biden.

Secondo un conteggio fatto da Politico, l’ex presidente rischia 641 anni di carcere se dovesse essere condannato per tutte le accuse che deve affrontare. Lo ha confermato anche lui in un’e-mail di raccolta fondi mandata ai suoi sostenitori in cui ha affermato: “Con il Dipartimento della Giustizia corrotto dall’imbroglione Biden che mi ha illegalmente ancora una volta rinviato a giudizio, ora potrei essere condannato a un totale di 561 ANNI di prigione a causa della caccia alle streghe lanciata dalla sinistra”. Ottanta anni di meno, secondo i suoi calcoli.
Così i suoi avvocati hanno chiesto alla giudice Tanya Chutkan di accettare le esternazioni dell’ex presidente come una forma di espressione sancita dal primo emendamento della Costituzione. “È impossibile per me avere un processo equo con il giudice che mi è stato assegnato e in quella sede”, ha attaccato l’ex presidente in un post sul suo social media Truth.
Il giudice, nominato dall’allora presidente Barack Obama nel 2014, è stato scelto attraverso un’estrazione ma è anche una donna magistrato esperta di processi per l’attacco al Congresso e colei che ha comminato le pene più severe e per questo Donald Trump e il suo team legale stanno intensificando gli sforzi per screditare e ritardare il processo. Per ora non il giudice Chutkan non si è pronunciata. Ha solo chiesto agli avvocati di Trump e a quelli di Jack Smith di fornirgli entro domani pomeriggio una data per un’altra udienza.
I tentativi dell’ex presidente per evitare le condanne penali diventano sempre più indistinguibili dalla sua campagna presidenziale perché sta facendo di tutto per cercare di spostare i processi a dopo le elezioni del 2024 ben sapendo che la sua unica salvezza sarebbe quella della sua rielezione. E così campagna elettorale i processi si intrecciano nel tentativo dell’ex presidente di delegittimare qualsiasi istituzione – compresi i tribunali, il Dipartimento di Giustizia, le agenzie di intelligence e la stampa – che contraddice la sua narrativa.

Lo status di Trump come favorito per la nomina presidenziale repubblicana lascia i suoi rivali interdetti, da una parte cercano di prendere le distanze da lui, dall’altra hanno bisogno dei voti dei suoi supporters. Questo weekend diversi candidati lo hanno timidamente criticato.
L’ex vicepresidente Mike Pence intervenuto al programma di approfondimento politico della CNN, State Of The Union, ha detto che nei giorni prima del 6 gennaio, quando al Congresso avrebbe dovuto certificare la vittoria di Joe Biden, Trump gli ha chiesto di mettere la lealtà nei suoi confronti al di sopra del suo giuramento alla Costituzione e di fermare la certificazione. “Mi candido alla presidenza perché penso che chiunque si metta al di sopra della Costituzione non dovrebbe mai essere presidente degli Stati Uniti”, ha detto Pence a Dana Bash. Ma non ha voluto dire se testimonierà contro Trump.
L’ex presidente dovrebbe essere processato in Florida nel maggio del prossimo anno con l’accusa di aver portato documenti governativi top secret nella sua tenuta di Mar-a-Lago in Florida e di essersi rifiutato di restituirli. Giovedì prossimo in Florida gli verranno contestati tre nuovi capi di imputazione per i suoi tentativi di ostacolare le indagini dell’FBI e di aver tentato di eliminare i filmati delle telecamere di sicurezza per impedire che fossero forniti all’FBI e a un gran giurì. In questo caso sono accusati anche l’aiutante personale di Trump, Waltine “Walt” Nauta, e Carlos De Oliveira, il gestore della proprietà di Mar-A-Lago. L’ex presidente ha già detto che prenderà parte all’udienza in remoto.
Ma sono anche le azioni di Trump fuori dal tribunale che preoccupano gli inquirenti.
All’inizio di quest’anno, ad esempio, mentre pochi giorni prima di essere incriminato a Manhattan, Trump ha incoraggiato i suoi sostenitori a protestare. E per questo il giudice che sovrintendeva alla causa della giornalista scrittrice E Jean Carroll ha ordinato che la giuria in quel caso rimanesse anonima. Nel suo ordine, il giudice distrettuale Lewis Kaplan ha citato “un rischio molto forte che i giurati possano essere molestati” mentre il processo Carroll procedeva a causa del comportamento di Trump. E poi le costanti minacce agli inquirenti, ai democratici, a Biden, agli americani che non lo vogliono.
Il suo groviglio legale ha anche creato una situazione insolita in cui alcune persone nella sua orbita hanno ruoli diversi in casi diversi. L’avvocato Evan Corcoran, che rappresenta Trump in alcune questioni ed era con lui in aula giovedì per la sua contestazione nel caso di interferenza elettorale, è anche un potenziale testimone nel caso dei documenti nascosti a Mar A Lago. Ha testimoniato davanti al gran giurì in quel caso, e l’accusa sembra basarsi sugli appunti che l’avvocato ha preso in cui ha registrato il suggerimento di Trump di nascondere documenti riservati agli investigatori.
La situazione di Trump pone anche sfide particolari per i suoi avvocati, che hanno un cliente che non si morde la lingua e non vuole capire che le sue accuse, i suoi inviti alle dimostrazioni (come è stato per il 6 gennaio), le sue minacce a testimoni e inquirenti possono portare a spiacevoli conseguenze.