Le minacce agli inquirenti dopo l’arresto. Dopo la valanga di procedimenti giudiziari che si sono abbattuti su Donald Trump, l’ex presidente venerdì sera ha pubblicato sul suo account Truth Social un post a caratteri maiuscoli: “DARÒ LA CACCIA A CHI MI DÀ LA CACCIA”.
Un’intimidazione bella e buona per gli inquirenti. Tanto che il procuratore speciale che dirige l’accusa contro il guru GOP, Jack Smith, ha denunciato il post minaccioso avvertendo che rischia di intimidire, oltre ai magistrati, anche i testimoni e il grand giurì. Pertanto lo Special Counsel si è rivolto alla giudice federale Tanya Chutkan, che supervisiona la fase iniziale del procedimento penale contro l’ex presidente, per intervenire con un ordine di protezione – diverso da un “ordine di silenzio” – che limiterebbe le informazioni che Trump e il suo team legale possono condividere pubblicamente sui processi da lui istruiti. Con l’ordine di protezione, se l’imputato continua a fare minacce, scatta l’arresto. Ora bisognerà capire cosa deciderà lunedì il magistrato.
Magistrato che, intanto, sabato ha dato agli avvocati di Trump tempo fino alle 17:00 di lunedì per rispondere alla richiesta dell’accusa. L’équipe legale del frontrunner repubblicano ha contestualmente chiesto di posticipare la deadline a giovedì, lasciando intendere che potrebbe essere necessaria un’udienza sulla questione se non si raggiunge un accordo con i pubblici ministeri – in un probabile tentativo di allungare i tempi del processo (che invece l’accusa vuole concludere al più presto). Il giudice federale Chutkan comunque ha respinto la richiesta dei legali di Trump e ha confermato la scadenza per domani pomeriggio.
La procura ha definito la richiesta del team legale di Trump come un “ritardo non necessario” che fa parte della strategia dell’ex presidente di “ostacolare il processo” – come dichiarato sabato in una nota.

Gli ordini di protezione sono comuni nei casi penali, ma l’ufficio di Jack Smith ha affermato che è “particolarmente importante in questo caso” perché Trump ha già pubblicato nomi sui social media di “testimoni, giudici, avvocati e altri associati a questioni legali pendenti contro di lui”. L’ufficio di Jack Smith ha detto di essere pronto a consegnare una quantità “sostanziale” di prove – “molte delle quali includono informazioni sensibili e riservate” – al team legale di Trump, ma se Trump dovesse iniziare a pubblicare le trascrizioni del gran giurì o altre prove fornite dal Dipartimento di Giustizia, ci potrebbe essere un “effetto dannoso sui testimoni o influire negativamente sull’equa amministrazione della giustizia”.
L’ordine di protezione chiesto da Jack Smith al magistrato impedirà a Trump e ai suoi avvocati di divulgare informazioni sulle sue vicende legali a chiunque non faccia parte del suo team legale, o a possibili testimoni, avvocati dei testimoni o altre persone approvate dal tribunale. Porrebbe limiti più severi sulle “prove sensibili” trovate durante i mandati di perquisizione, e sulle testimonianze effettuate davanti al gran giurì.
Ore dopo, l’ufficio elettorale di Trump ha risposto con una dichiarazione definendo il post “un discorso politico”, suggerendo che il post dell’ex presidente non era diretto a nessuno nelle vicende delle accuse di interferenza elettorale, affermando che era destinato solo ai suoi avversari politici e che si trattava “di una sua affermazione politica protetta dal primo emendamento, in risposta a gruppi di interesse speciale disonesti e Super PAC”.
L’ufficio elettorale di Trump ha anche pubblicato su X, ex Twitter, un annuncio di 60 secondi che definisce i pubblici ministeri che hanno considerato i casi contro di lui come la “squadra imbrogliona” che agisce per conto del presidente Biden. Tra gli inquirenti anche il procuratore generale di New York, Letitia James, che ha intentato una causa civile sull’ex presidente. Una valanga di insulti in uno dei post più aggressivi nei confronti degli inquirenti. L’ex presidente ha anche promesso che, se eletto, nominerà un “vero” procuratore speciale per indagare su Biden e sulla sua famiglia, proponendo di eliminare la norma post-Watergate sull’indipendenza del Dipartimento di Giustizia.
Con Donald Trump è sempre molto difficile interpretare le sue esternazioni perché non si capisce se non si renda conto delle loro possibili conseguenze, o se invece queste intimidazioni siano parte della sua strategia per continuare a infiammare l’animo dei suoi sostenitori e rendere più problematici i suoi procedimenti penali. Un piano per poter irretire un membro della giuria perché per essere condannati c’è bisogno dell’unanimità del voto dei 12 giurati. Per il verdetto basta un dissenziente che il processo “salta”.
“Non mi sorprenderebbe se le sue infiammanti provocazioni lo facciano finire in una qualche forma di custodia cautelare”, ha detto l’avvocato conservatore George Conway, l’ex marito dell’assistente dell’ex presidente Kellyanne Conway, che ai microfoni della Cnn ha rilanciato che potrebbe anche essere un altro tentativo per impostare la sua difesa per “incapacità mentale”.