La Corte Suprema ha spianato la strada all’amministrazione Biden per ripristinare le regole dell’ICE, l’Immigration and Customs Enforcement, l’agenzia federale che fa capo alla Homeland Security. La missione dell’ICE è quella di proteggere il paese dalla criminalità transfrontaliera e dall’immigrazione illegale.
Oggi la Corte Suprema ha stabilito che le regole imposte dall’Amministrazione Biden di concentrare la caccia all’interno degli Stati Uniti principalmente per gli immigrati con gravi condanne penali e quelli ritenuti una minaccia alla sicurezza nazionale, sono legittime. Il Texas e la Louisiana, i due stati che avevano contestato le linee guida dell’amministrazione, volevano invece che gli agenti arrestassero e portassero nei centri di detenzione in attesa di essere espulsi tutti gli immigrati senza permesso di soggiorno.
La sentenza è stata decisa con 8 voti favorevoli e 1 contrario, quello del giudice Samuel Alito. Il giudice Brett Kavanaugh ha scritto l’opinione per la maggioranza, affiancato dal giudice capo John Roberts e dai giudici Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson. I giudici Neil Gorsuch, Clarence Thomas e Amy Coney Barrett hanno concordato nella sentenza, con Gorsuch e Barrett che hanno contribuito con le proprie opinioni.
La decisione nel caso segna un’importante vittoria per l’amministrazione Biden e una rivendicazione degli ampi poteri del ramo esecutivo di dettare – e in questo caso, restringere – l’applicazione delle leggi federali sull’immigrazione senza interferenze da parte dei singoli Stati.

Al centro della disputa c’era una nota emessa nel 2021 dall’amministrazione Biden che ordinava agli agenti dell’ICE di dare la priorità all’arresto di immigrati con precedenti penali gravi, minacce alla sicurezza nazionale e migranti che sono entrati di recente negli Stati Uniti illegalmente.
Le regole generalmente proteggono gli immigrati senza permesso di soggiorno che vivono negli Stati Uniti da anni dall’arresto da parte dell’ICE a meno che non abbiano commesso gravi reati. L’amministrazione Biden ha sostenuto che il promemoria, firmato dal segretario per la sicurezza interna Alejandro Mayorkas, consente all’ICE di concentrare le sue risorse limitate – ci sono solo 6.000 agenti in questo dipartimento – sull’arresto e l’espulsione degli immigrati che rappresentano le maggiori minacce alla sicurezza pubblica, alla sicurezza nazionale e alla sicurezza delle frontiere. La direttiva, hanno sostenuto i funzionari dell’amministrazione, si basa sul riconoscimento che il governo non può deportare i milioni di persone che vivono illegalmente da anni nel paese e che non hanno commesso nessun reato.
Ma i funzionari repubblicani in Texas e Louisiana hanno contestato il promemoria presso il tribunale federale, affermando che impediva agli agenti dell’ICE di applicare pienamente le leggi sull’immigrazione che regolano la detenzione degli immigrati illegali. Dopo che gli stati hanno convinto i giudici della corte inferiore a bloccare la politica, la Corte Suprema ha accettato di esaminare il caso l’anno scorso.

Il giudice Kavanaugh ha definito la tesi del Texas e della Louisiana “una causa straordinariamente insolita. In pratica viene chiesto che un tribunale federale ordini al ramo esecutivo di modificare le prassi di arresto in modo da poter effettuare più arresti”, ha scritto Kavanaugh. Il magistrato ha affermato che la magistratura “non è la sede adeguata” per risolvere una controversia sugli arresti degli immigrati, affermando che tali politiche possono essere modificate dal Congresso. Se l’alta corte avesse accettato le argomentazioni del Texas e della Louisiana, ha avvertito Kavanaugh, una tale sentenza avrebbe potuto consentire agli stati di interferire nell’applicazione della legge federale al di là delle questioni relative all’immigrazione.
“Se la Corte dà il via libera a questa causa, potremmo anticipare reclami negli anni futuri sulla presunta sottoapplicazione da parte del ramo esecutivo di qualsiasi legge formulata in modo simile, che si tratti di leggi sulla droga, leggi sulle armi, ostruzione delle leggi sulla giustizia o simili”, ha affermato, concludendo “Ci rifiutiamo di avviare la magistratura federale lungo questo percorso inesplorato”.
In un velenoso parere contrario il giudice Alito, che è contrario alle “ingerenze federali” nelle regole dei singoli Stati, ha affermato che la maggioranza della corte aveva erroneamente concesso al ramo esecutivo “ampi poteri”, sostenendo che gli stati avevano il diritto di intentare causa per la politica di arresto dell’ICE.
Il Texas e altri stati controllati dai repubblicani hanno convinto i giudici a ritardare la cessazione delle restrizioni di frontiera del Titolo 42 e ripristinare una politica che richiedeva a quanti volevano asilo di attendere le udienze del tribunale statunitense in Messico. Gli stati hanno anche ottenuto sentenze che hanno bloccato una proposta di moratoria di 100 giorni sulla maggior parte delle espulsioni, chiuso il programma Daca, il Deferred Action for Childhood Arrivals per i cosiddetti “Dreamers”, ai nuovi richiedenti e interrotto una politica di rilascio rapido dei migranti progettata per risolvere il sovraffollamento nelle strutture di frontiera.