Il giudice federale Aileen Cannon ha emesso il suo primo ordine giudiziario da quando l’ex presidente Donald Trump è stato incriminato con 37 capi di imputazione per non aver restituito i documenti, alcuni Top Secret, che l’ex presidente aveva portato via dalla Casa Bianca.
Questa mattina il giudice Cannon ha istruito gli avvocati dell’accusa e della difesa che dovranno ottenere le autorizzazioni di sicurezza dal Dipartimento di Giustizia entro il 20 giugno in modo che possano essere autorizzati a vedere i documenti Top Secret sequestrati. E ha chiesto agli avvocati una nota di conferma che hanno capito le istruzioni. Una decisione che mette pressione su Trump abituato a cambiare gli avvocati ogni volta che il procedimento giudiziario non va secondo le sue previsioni. Ma anche un segnale che il giudice Cannon ha percepito il messaggio lanciato dal Consigliere Speciale Jack Smith di “fare presto” il processso.
Nonostante l’incriminazione Donald Trump è sempre più popolare tra i repubblicani e continua a raccogliere fondi tra i fedelissimi. Oggi da Miami il sindaco Francis Suarez ha annunciato che si è candidato anche lui per le primarie repubblicane.
Per ora l’ex presidente rimane l’indiscusso leader delle primarie del suo partito. Ci sono però alcuni segni di sfiancamento tra gli elettori del GOP. Un sondaggio USA TODAY/Suffolk University pubblicato martedì rileva che il 34% dei repubblicani e degli gli elettori indipendenti affermano che i problemi legali dell’ex presidente li rendono meno propensi a sostenerlo. Il sondaggio mette in risalto pure che se a novembre del 2024 ci fosse una sfida tra Biden e Trump, il presidente democratico lo supererebbe con 3 punti di vantaggio.

Il sondaggio mette in evidenza che Trump resta il candidato leader del partito Repubblicano. Solo l’11% degli elettori indipendenti afferma di essere propenso a sostenerlo dopo la nuova incriminazione. E la maggioranza dei repubblicani, il 51%, afferma che i problemi giudiziari dell’ex presidente non incidono sulla loro scelta. Una devozione politica che si trasforma in dollari nella raccolta dei fondi elettorali. L’ufficio per la campagna elettorale di Trump ha dichiarato mercoledì sera di aver raccolto 7 milioni di dollari da quando l’ex presidente è stato incriminato.
Quasi tutti i leader del GOP si sono schierati in difesa di Trump accettando le sue velenose affermazioni di essere vittima di un procedimento giudiziario politicizzato e illegittimo.
Alcuni leader repubblicani sono venuti in difesa di Trump, inclusi molti dei suoi rivali del 2024, mentre altri lo hanno criticato.
Lo speaker della Camera Kevin McCarthy ha detto che per lui il fatto che i documenti top secret fossero stipati in un bagno della residenza di Trump “è accettabile perché la porta del bagno si chiude”.
Il congressman Byron Donalds, dalla Florida, che sostiene Trump nelle primarie del partito ha detto che tenere i documenti in un bagno non solleva problemi di sicurezza.
“A Mar-a-Lago, non puoi andare in giro di tua iniziativa, perché i servizi segreti sono dappertutto”, ha detto Donalds alla CNN. Dimenticando che di questi tempi basta una cellulare per fotografare.
John Catsimatidis, un miliardario di New York, proprietario della catena di negozi di alimentari Gristedes, che ha donato almeno 600 mila dollari alle campagne presidenziali di Trump del 2020 e del 2016, ha minimizzato la condotta dell’ex presidente, quasi una birichinata, condividendo la legittimità del procedimento giudiziario.
Parlando delle accuse federali contro Trump, Catsimatidis ha sminuito il caso definendolo “nickel and dime”, quasi insignificante. Stan Pate, la cui società BPH Properties con sede in Alabama ha fatto una donazione di mezzo milione di dollari a sostegno di Trump a novembre, ha denunciato con forza le accuse federali contro Trump e ha promesso di rafforzare il suo sostegno alla candidatura di Trump se verrà condannato. “Le accuse sono oltraggiose”, ha affermato Stephen Moore, che è stato consulente economico per la campagna di Trump del 2016.

È improbabile che l’incriminazione influisca sulle donazioni dei fedelissimi sostenitori di Trump, ha detto a ABC News Candice Nelson, professoressa scienze politiche alla American University e direttrice accademica del The Campaign Institute, “Se sono sostenitori di Trump, crederanno solo a quello che l’ex presidente gli dice”.
Secondo il Washington Post l’ex presidente ha perso l’opportunità di trovare un accordo con gli inquirenti. Lo scrive il Washington Post affermando che l’avvocato Christopher Kise aveva suggerito a Trump che sarebbe stato meglio avere un’intesa con il Dipartimento della Giustizia invece che cercare il confronto. La sua proposta venne bocciata da Trump che si era consultato con Tom Fitton, leader del gruppo conservatore “Judicial Watch”, che gli ha ripetuto che lui aveva il diritto di tenere i documenti con sè. Alcuni ex funzionari della Casa Bianca hanno parlato con i giornalisti del Washington Post a condizione della anonimità raccontando che Trump non accetta suggerimenti dai suoi legali se non vede un vantaggio personale e immediato nel negoziato. Nel caso dei documenti portati via dalla Casa Bianca era convinto che i National Archives, vista la sua inazione, si sarebbe “stancati” di richiedere i documenti.
Infine da New York il magistrato Lewis Kaplan, che aveva condannato Donald Trump al risarcimento di 5 milioni di dollari per la diffamazione della giornalista e scrittrice E Jean Carroll, ha riaperto la seconda fase processuale, quella appunto del risarcimento, per i commenti fatti dall’ex presidente durante un incontro elettorale organizzato dalla CNN e ha autorizzato la scrittrice a “chiedere almeno altri 10 milioni”.