Il feretro che esce con solenne lentezza dal Duomo. Davanti, un centinaio di ultras milanisti che cantano “C’è solo un presidente” sventolando vessilli dei gruppi organizzati rossoneri.
Non poteva che essere una commistione ‘pop’ tra sacro e profano a dare l’ultimo commiato a Silvio Berlusconi. L’ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia si è spento lunedì all’età di 86 anni all’ospedale San Raffaele di Milano a seguito di una leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da anni.
È effettivamente un contrasto vivido quello emerso dalle esequie di Stato tributategli mercoledì pomeriggio alla Cattedrale della Madunina. A tratti felliniano – nonostante tra il ‘Cavaliere’ di Arcore e il cineasta riminese non scorresse notoriamente buon sangue (come d’altronde con buona parte dell’intellighenzia del Belpaese, che lo considera da 40 anni il responsabile dell’imbarbarimento culturale degli italiani).

Viene in mente proprio la prima scena de La Dolce Vita – quella in cui un paio di elicotteri sorvolano Roma trasportando, rispettivamente, una statua di Cristo e due paparazzi. A catturare l’attenzione di questi ultimi non è però la sacra effigie, quanto un gruppo di ragazze in costume da bagno che prendono il sole in terrazza.
E così, a guadagnarsi l’onore delle telecamere in un Duomo eccezionalmente gremito come San Siro, sono tanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (la cui partecipazione era in forse) quanto Gerry Scotti; l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad ma anche Maria De Filippi e Barbara D’Urso. Oltre, ça va sans dire, alla nutrita lista di familiari e parenti, dal figlio-erede Piersilvio Berlusconi fino alla giovane compagna Marta Fascina.
Presenti tutte le massime cariche dello Stato: oltre al capo dello Stato, anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Camera (Lorenzo Fontana) e Senato (Ignazio La Russa), i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Ma la lista di personalità politiche è davvero vastissima: ci sono l’alleato-rivale Umberto Bossi, il sindaco Beppe Sala, il governatore lombardo Attilio Fontana e i colleghi di Friuli-Venezia Giulia (Massimiliano Fedriga), Piemonte (Alberto Cirio), Veneto (Luca Zaia) e Campania (Vincenzo De Luca), gli ex premier Mario Draghi, Mario Monti e Paolo Gentiloni (quest’ultimo in rappresentanza della Commissione europea), la segretaria del PD Elly Schlein, i terzopolisti Matteo Renzi e Carlo Calenda.
Dall’estero sono arrivati i capi di Stato di Qatar, Iraq e San Marino – oltre ai capi di Governo di Albania (Edi Rama) e Ungheria (Viktor Orbán). All’appello anche i ministri degli Esteri di Croazia, Kosovo, Malta, Tunisia, Turchia, oltre a rappresentanti degli esecutivi di Armenia, Paesi Bassi, Serbia e Giappone.

Nonostante diverse assenze di peso – come quella del leader M5S Giuseppe Conte – alle esequie celebrate dall’arcivescovo meneghino Mario Delpini c’era una pletora di politici, imprenditori, personaggi dello spettacolo, sportivi ma anche tanta gente comune, a formare quel caleidoscopio di diverse umanità tenute insieme dalla poliedrica parabola berlusconiana.
C’erano i compagni di viaggio del Berlusconi imprenditore edile – salito alla ribalta grazie al progetto avveniristico di Milano 2 a Segrate (finanziato da miliardi di lire prestati da chissà chi).
C’erano colleghi ed estimatori del Berlusconi patron del Milan – che in appena un quarto di secolo ha trasformato una squadra claudicante in una delle formazioni più belle e titolate della storia del calcio (diventando però pioniere delle ‘spese folli’ – prima che a rubare la scena fossero oligarchi e sceicchi).
C’erano dipendenti e collaboratori del Berlusconi fondatore di Mediaset – che, complice l’assist legislativo di Craxi, ha frantumato il monopolio radiotelevisivo pubblico e soffiato alla RAI mostri sacri come Mike Bongiorno, Pippo Baudo e Raffaella Carrà (facendo tuttavia leva sul potere mediatico per integrare quello istituzionale).
C’erano compagni di partito, ministri e qualche rivale del Berlusconi politico – quattro volte premier e in grado di ammaliare un elettorato esteso da Lampedusa a Bolzano (con l’ombra della “persecuzione” giudiziaria, delle leggi ad personam e di una rivoluzione liberale mai realmente compiuta).

C’erano infine anche gli affetti familiari del Berlusconi uomo, che ha voluto “vivere e amare la vita” e “intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti” – come ha detto Delpini nella sua omelia ispirata a Don Giussani.
Ed è proprio agli affetti familiari che Berlusconi si unirà spiritualmente dopo la cremazione e il rientro a Villa San Martino ad Arcore – dove sono già seppelliti i genitori, Rosa e Luigi, e la sorella Maria Antonietta. Per scrivere l’ultimo capitolo di una storia personale che, in larga parte, è anche quella di un Paese intero.