Hunter Biden, figlio del presidente Joe Biden, è comparso in tribunale questa mattina a Batesville, in Arkansas, per un’udienza relativa a una disputa sulla riduzione dell’assegno di mantenimento della figlia Navy Joan di 5 anni.
Una disputa iniziata nel 2019 come un semplice caso di paternità che si è trasformata in una battaglia legale sugli affari di Hunter Biden, sul suo laptop e su altre questioni finanziarie al centro di una indagine penale da parte del Dipartimento di Giustizia e di una indagine della Commissione di Supervisione della Camera.
La vicenda giudiziaria è nata dopo la nascita della bambina, nell’agosto del 2018, frutto della relazione tra Hunter Biden, 53 anni, e Lunden Roberts di 32.
Nel suo libro di memorie, “Beautiful Things” Hunter Biden scrive di aver negato la paternità perché “non aveva alcun ricordo” del suo incontro con la donna, avvenuto mentre lei si esibiva come spogliarellista e lui lottava contro l’alcolismo e la tossicodipendenza. Una vita trascorsa dentro e fuori i centri di recupero in seguito alla tragica morte della madre e della sorella in un incidente d’auto in cui lui e il fratello Beau rimasero gravemente feriti. Una situazione dolorosa che si aggravò anni dopo con la tragica morte del fratello.
Lunden Roberts ha citato in giudizio Hunter Biden nel 2019. Un test del DNA ha confermato che il figlio del presidente era il padre e successivamente le parti hanno raggiunto un accordo per il mantenimento della bambina. L’anno scorso Hunter Biden ha chiesto una riduzione dell’assegno di mantenimento, paga 20 mila dollari al mese, affermando che c’era stato “un sostanziale cambiamento materiale nella sua situazione finanziaria”. Una richiesta che ha riaperto il caso, perché gli avvocati di Lunden Roberts hanno chiesto di vedere la denuncia dei redditi di Hunter Biden, di conoscere la sua situazione patrimoniale sia per le sue vendite di quadri che per le sue consulenze.

Chiedendo anche un inventario delle sue proprietà immobiliari e delle sue auto, oltre ai dettagli sui suoi viaggi e sulle sue spese in generale. Richiesta che questa mattina è stata accettata dal magistrato Holly Meyer e pertanto Hunter Biden dovrà rispondere per iscritto sui suoi investimenti, sulle vendite dei quadri e altre transazioni finanziarie prima della sua deposizione a metà giugno, in cui dovrà rispondere sotto giuramento alle domande degli avvocati di Lunden Roberts. L’inizio del procedimento giudiziario in aula è stato previsto per luglio e nel corso dell’udienza verrà determinato se i suoi pagamenti per il mantenimento della figlia sono adeguati. Hunter Biden ha versato finora 750 mila dollari alla madre della bambina.
Come tutte le vicende di Washington un fatto di cronaca giudiziaria se in qualche modo riguarda la politica, viene immediatamente strumentalizzato. Perché le richieste di Lunden Roberts sono state subito fatte proprie dal congressman repubblicano James Comer che ha aperto le indagini sin dal primo giorno in cui è stato nominato presidente della commissione Supervisione della Camera.
Il Dipartimento di Giustizia ha avviato un’indagine penale sulle tasse e le finanze di Hunter Biden. L’indagine è iniziata quando Trump era alla Casa Bianca, ordinata dal ministro della Giustizia William Barr per evasione fiscale e un’accusa di falsa dichiarazione legata all’acquisto di una pistola. Per ora Hunter Biden non è stato accusato di alcun crimine e nega di aver violato la legge. Il suo team legale si è incontrato la scorsa settimana con gli inquirenti del Dipartimento di Giustizia dopo aver richiesto un aggiornamento sul caso. L’anno scorso un avvocato della Roberts ha detto che la donna stava collaborando con gli inquirenti federali e che aveva testimoniato davanti a un gran giurì nel Delaware.
Quello che non è stato finora detto è che Lunden Roberts è rappresentata da Clint e Jennifer Lancaster, avvocati che con Rudy Giuliani e Sidney Powell facevano parte del team legale di Trump quando nel 2020 per i tribunali degli Stati Uniti cercavano di ribaltare la sconfitta elettorale dell’ex presidente.

I due legali hanno anche riconosciuto di essersi “consultati con Kenneth Chesebro”, che con John Eastman è stato l’artefice dell’imbroglio degli elettori presidenziali alternativi. I Lancaster hanno chiamato Garrett Ziegler, un ex aiutante della Casa Bianca di Trump, come “testimone esperto” che può sostenere il caso di Lunden Roberts e aiutarla a cercare i documenti finanziari di Hunter Biden. Ziegler gestisce un sito Web che ha pubblicato e-mail, testi, immagini, video, documenti bancari e altro materiale da un laptop di Hunter Biden. Il laptop è diventato un punto critico politico, con i massimi esponenti del partito repubblicano che lo usano per attaccare la famiglia Biden.
“La mia esperienza è esclusivamente correlata allo stile di vita, alla persona e alle transazioni finanziarie di Hunter Biden”, ha scritto Ziegler in una dichiarazione giurata presentata in tribunale, aggiungendo di aver “condotto un’analisi approfondita del laptop di Hunter Biden” e che ha “passato anni a studiare Hunter Biden”. Dopo aver testimoniato l’anno scorso davanti alla Commissione d’Inchiesta della Camera che ha indagato sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021, Ziegler si è lanciato pubblicamente in uno sfogo profano, sessista e razzista contro i parlamentari della Commissione.
Gli avvocati di Hunter Biden hanno cercato di impedire a Ziegler di essere utilizzato come testimone nel caso di paternità citandolo in giudizio per “molestie” e avevano esortato il Dipartimento di Giustizia e l’IRS a indagare su di lui.