L’ex vicepresidente Mike Pence dovrà testimoniare davanti al gran giurì federale convocato dallo Special Counsel Jack Smith sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio.
Il giudice James Boasberg ha respinto le giustificazioni presentate dagli avvocati di Pence il quale ora dovrà rispondere alle domande di Smith sulle conversazioni che ha avuto con Trump nei giorni precedenti al 6 gennaio 2021, quando la folla di sostenitori dell’ex presidente ha fatto irruzione nel Campidoglio chiedendo la sua impiccagione per essersi rifiutato di non certificare il risultato delle elezioni vinte da Joe Biden.
Anche se Pence ha condannato Trump per aver messo in pericolo la sua famiglia il 6 gennaio lanciando la massa di rivoltosi a saccheggiare il Campidoglio, ha anche cercato di bloccare la richiesta di Smith per costringerlo a testimoniare.
L’ex presidente ieri sera è tornato davanti le ospitali telecamere di Fox News per parlare con Sean Hannity della “valanga di bugie” dette sul suo conto “persecuzione giudiziaria” che sta subendo, definendo l’indagine sui soldi pagati in segreto a Stormy Daniels come una “truffa” e ha continuato a insistere di non aver fatto nulla di male nel caso dei documenti riservati nascosti a Mar-a-Lago e difendendo anche l’assalto del 6 gennaio da parte dei suoi sostenitori al Congresso.
L’intervista di Hannity, la cui seconda metà andrà in onda questa sera, ha segnato un suo ritorno alla Fox mentre il network televisivo è al centro di una causa per diffamazione da 1,6 miliardi intentata da Dominion Voting Systems per la ripetuta messa in onda delle false affermazioni di Trump su brogli elettorali nelle elezioni del 2020. Tra i documenti depositati in tribunale anche i messaggi di Hannity e dei suoi colleghi Tucker Carlson e Laura Ingraham che mostravano di sapere che le affermazioni sul voto erano bugie senza fondamento anche se davanti alle telecamere continuavano a diffonderle e ad approvarle.
Una intervista avvenuta mentre Trump è confrontato dalla seria possibilità di essere incriminato per la vicenda di Stormy Daniel, la porno attrice con cui avrebbe avuto una relazione e per non renderla pubblica avrebbe fatto pagare dal suo avvocato Michael Cohen 130 mila dollari mentre era alle ultime battute della campagna elettorale del 2016. Soldi presi dalla sua azienda e mimetizzati come spese legali. Un imbroglio contabile per coprire una rivelazione che avrebbe potuto danneggiarlo e per questo è stato visto come un contributo illegale alla sua campagna elettorale. Per questa vicenda Michael Cohen è già stato condannato a tre anni di carcere.

La Procura Distrettuale ha fatto sapere che il gran giurì non si riunirà domani. Tutta la zona del Civic Center di Manhattan, dove sorgono i tribunali e la procura distrettuale, è da giorni barricata dopo che l’ex presidente ha chiamato i suoi sostenitori a protestare contro le indagini.
Ieri il gran giurì ha ascoltato una seconda volta l’ex editore del National Enquirer David Pecker, considerato uno dei testimoni chiave per aver mediato l’accordo tra Trump e Stormy Daniels. In precedenza Pecker aveva aiutato Trump organizzando un pagamento di 150 mila dollari per comprare in esclusiva le dichiarazioni di una ex modella di Playboy, Karen McDougal, che anche lei accusava l’ex presidente di aver avuto una relazione sentimentale, per poi non pubblicarla.
Lunedì, un nuovo sondaggio del Center for American Political Studies di Harvard e dell’Harris Poll ha dato all’ex presidente un vantaggio nazionale di 26 punti sul governatore della Florida, dal 50% al 24%, un aumento di quattro punti rispetto a febbraio. L’ex vicepresidente Mike Pence, che come DeSantis non ha ancora ufficialmente annunciato la sua candidatura per le primarie, è terzo, con il 7%. Nikki Haley, l’ex governatore della Carolina del Sud è quarta, con il 5%. Il sondaggio è avvenuto dopo che sabato Trump ha preso parte alla sua prima manifestazione elettorale a Waco, in Texas, in cui sono state mostrate le immagini del tentativo insurrezionale del 6 gennaio mentre veniva diffusa una canzone in cui le persone condannate vengono definite come prigionieri politici.
È opinione diffusa che DeSantis stia conducendo una campagna ombra, promuovendo un libro negli stati chiave. Sembra anche trovarsi in una posizione difficile, avendo bisogno di sostenere Trump nel caso di New York mentre cerca di recuperare il ritardo nei sondaggi attraverso attacchi politici.